Il 28 giugno, Pınar Selek sarà processata per la quinta volta dallo Stato turco.

Ventisei anni fa, in Turchia, Pınar Selek è stata arrestata per le sue attività di ricerca sulla
resistenza curda. In conformità con l’etica professionale sociologica, si è rifiutata di rivelare l’identità
delle persone intervistate : è stata per questo torturata e mantenuta in detenzione. In carcere ha poi
appreso di essere accusata d’aver compiuto un “attentato” al mercato delle spezie di Istanbul – in
realtà si era trattato di un’esplosione accidentale di gas. È rimasta in carcere per quasi due anni.
È stata in seguito assolta una prima volta nel 2006, ma l’accusa ha fatto ricorso.

L’accanimento giudiziario contro Pınar Selek ha quindi dato luogo ad una serie di processi che, pur
essendosi sempre conclusi con l’assoluzione per mancanza di prove, sono sempre stati annullati e
seguiti da una nuova sentenza. Nonostante tutto questo, Pınar Selek ha continuato a fare ricerca e a
scrivere, oltre che a impegnarsi nei movimenti sociali, in gruppi femministi e LGBT+ e partecipando a
importanti azioni antimilitariste.

Nel 2008 è stata costretta all’esilio. Oggi insegna sociologia all’università in Francia e continua
a svolgere le sue attività professionali e di attivista nonostante la costante minaccia da parte delle
autorità e dei fascisti turchi, anche in territorio francese.

Come per centinaia di prigionieri politici, il governo turco utilizza il suo caso come esempio
nel tentativo di mettere a tacere tutte le voci dissidenti e le alternative politiche. Il 28 giugno sarà
nuovamente processata e rischia l’ergastolo.

A livello globale, stiamo assistendo ad un rafforzamento della destra autoritaria, a minacce
crescenti alla libertà di espressione e di ricerca, e all’intensificazione della repressione dei movimenti
civili.

Assistiamo inoltre a come gli Stati, le multinazionali e le élite siano complici e responsabili,
nella difesa dei loro interessi, della povertà di massa, del caos climatico e dei massacri di massa.

Questa cupa situazione globale evidenzia il ruolo chiave dei difensori dei diritti fondamentali,
del contropotere della società civile e dei movimenti sociali. In questo contesto, forse più che mai, le
nostre lotte e analisi devono essere radicate nella solidarietà transnazionale.

Pınar Selek impiega instancabilmente le sue capacità a favore della giustizia, della libertà e
dell’uguaglianza. Per questo motivo, nonostante la moltitudine di contesti diversi in cui viviamo e
lottiamo, riconosciamo di essere parte dello stesso movimento e che l’esito di questo processo
determinerà il terreno politico in cui opereremo in futuro.

Chiediamo a tutti noi di essere saldamente al fianco di Pınar Selek il 28 giugno, a Istanbul e
altrove, e di unirci alla campagna transnazionale per la sua definitiva assoluzione, in uno sforzo di
liberazione collettiva.

Giustizia e libertà per Pınar Selek, giustizia e libertà per tutti. Jin, Jiyan, Azadî*.

*Donna, vita, libertà in curdo. Questo slogan delle donne curde risuona oggi nella rivoluzione
femminista in Iran e nel mondo.