Inizia oggi al Tribunale Distrettuale Pechersky di Kyiv, il processo a carico di Yurii Sheliazenko, segretario esecutivo del Movimento pacifista ucraino.
L’accusa è di “aver giustificato l’aggressione russa” con la sua dichiarazione “Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo” letta pubblicamente il 2 ottobre 2022, giornata internazionale della nonviolenza, nel parco botanico dell’Università sotto la statua del Mahatma Gandhi (donata dall’Ambasciata indiana alla capitale ucraina). Il giudice Oleg Bilotserkivets è chiamato ad accogliere o respingere la richiesta del Pubblico Ministero di una pena detentiva fino a cinque anni. Sheliazhenko vive agli arresti domiciliari, prorogati ogni 3 mesi, da quando ha subito una perquisizione nel suo appartamento il 3 agosto 2023. Il Servizio di Sicurezza ucraino, che ha definito l’imputato “collaborazionista del nemico”, gli ha sequestrato computer e smartphone che, nonostante una sentenza del Tribunale, non sono mai stati restituiti. Ma c’è di peggio: il Ministero della Giustizia ucraino ha chiesto al Tribunale amministrativo della Regione di Kiev di sciogliere il
Movimento Pacifista Ucraino, organizzazione associata all’Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza, EBCO/BEOC, che ha inviato lo svizzero Piet Dörflinger come osservatore internazionale al processo. L’Ufficio ha espresso grave preoccupazione per le continue vessazioni nei confronti degli attivisti per la pace: il prigioniero di coscienza Dmytro Zelinsky è in carcere con una condanna a tre anni per rifiuto della mobilitazione militare, Vitaly Alekseenko e Mykhailo Yavorsky sono ancora sotto processo per obiezione di coscienza, mentre Andrii Vyshnevetsky, inviato a forza al fronte, chiede senza ottenerlo il congedo per il suo rifiuto di imbracciare le armi. Per affrontare politicamente questi casi eclatanti giunti a conoscenza dell’opinione pubblica, e tanti altri, il Movimento pacifista ucraino ha chiesto più volte la pronta revoca della sospensione del diritto all’obiezione di coscienza nel Paese, la piena libertà di espressione per i difensori dei diritti umani e la fine delle persecuzioni.
In appoggio a questa richiesta le reti internazionali nonviolente WRI e IFOR sollecitano l’Unione Europea a garantire il riconoscimento e la piena attuazione del diritto all’obiezione di coscienza, in quanto salvaguardia dei valori e dei principi democratici in tempo di emergenza nazionale causata dall’aggressione russa e vengano considerati una condizione necessaria per l’adesione dell’Ucraina all’UE durante i prossimi negoziati: il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto dall’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Le organizzazioni internazionali, inoltre, chiedono all’Ucraina “di revocare il divieto per tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese e altre pratiche di applicazione della coscrizione incompatibili con gli obblighi in materia di diritti umani”, infatti nel paese si registrano detenzioni arbitrarie dei coscritti e l’obbligo di registrazione militare come prerequisito per la legalità di qualsiasi atto civile come l’istruzione, l’occupazione, il matrimonio, la sicurezza sociale, la residenza. Tali preoccupazioni sono condivise anche da Dmytro Lubinets, Commissario ucraino per i diritti umani, che nel suo rapporto annuale 2023 ha invitato i membri del Parlamento a porvi rimedio. Nonostante questo il disegno di legge n. 10378 sulla mobilitazione impone pene severe ai renitenti alla leva, senza alcuna eccezione per gli obiettori di coscienza, ma il Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino ha espresso dubbi sulla costituzionalità di tale legge. WRI e IFOR, infine, “chiedono alla Russia di rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le centinaia di soldati e civili mobilitati che si oppongono all’impegno in guerra e che sono illegalmente detenuti nei centri dei territori ucraini occupati dalla Russia” e invitano i soldati di entrambi i fronti a non partecipare alle ostilità e le reclute a rifiutare il servizio militare. La Campagna italiana di Obiezione alla guerra ha espresso piena solidarietà all’imputato Yurii, tramite una lettera dell’avvocato Nicola Canestrini inviata al giudice.
Articolo pubblicato sul Manifesto