La Banda Basaglia e lo Scugnizzo Liberato, con il supporto di Nadir \ Napoli Direzione Opposta, con la collaborazione del Giardino Liberato e del Carnevale Sociale di Montesanto, hanno presentano la Prima Edizione di “Sbandanapoli”: 200 musicisti provenienti da marching bands metropolitane italiane ed europee si sono ritrovati a invadere con tanta musica e bellezza le principali strade del Centro Storico napoletano il 7 – 8 – 9 giugno 2024, costruendo un repertorio comune e condividendo musica ed esperienze per dare vita a una gigantesca orchestra.

Per la prima volta a Napoli 8 bande di strada, con provenienze diverse, si sono unite per suonare insieme in una esplosione collettiva di libertà, sommergendo la città, il suo centro storico, di mille sonorità.

Le marching band, che hanno partecipato a Sbandanapoli hanno in comune il loro impegno sociale e politico per creare una società più giusta grazie alla musica.

Si sono esibite la Scalzabanda di Napoli, la Fanfaroma e la Titubanda di Roma, i Fiati Sprecati di Firenze, la Strampalabanda di Torino, gli Ottoni a Scoppio di Milano e i Fiatelle Brass Tiraden di Dresda e naturalmente la Banda Basaglia, organizzatrice dell’evento insieme allo Scugnizzo Liberato.

Le bande hanno proposto diversi repertori, dando vita ad originali ed entusiasmanti performances.
Il coinvolgimento di un enorme numero di musicisti in un’unica città, vuole essere una sperimentazione che si prefigge di attivare spazi di condivisione di pratiche artistiche, culturali, educative, solidali e partecipative.

La prima edizione di Sbandanapoli vuole anche omaggiare la figura di Franco Basaglia, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita: il medico simbolo della lotta alle istituzioni totali che ha dato il nome alla più importante riforma della psichiatria in Italia, portando alla chiusura dei manicomi e a un nuovo approccio nella cura della malattia mentale.

A questo scopo sono stati realizzati diversi laboratori, in collaborazione con il Carnevale Sociale di Montesanto presso il DAMM al Parco Sociale Ventaglieri per ricostruire un nuovo “MarcoCavallo”, una struttura in legno e cartapesta, metafora di utopia e di liberazione.

La struttura, a cura di Francesco Felaco e Antonino Filosa, verrà poi decorata e completata con sogni e desideri insieme a bambine e bambini, adulti, ragazze e ragazzi autistici e con disabilità intellettiva, grazie alla collaborazione del Laboratorio tenuto da Marta Porzio al Centro “La Scintilla”, del Laboratorio “C’è qualcuno lì dentro ” tenuto da Caroline Peyron alle Scalze e quello di “Lettura ad alta voce” tenuto da Sergio Bizzarro e Paola Lamberti al Carcere di Poggioreale.

A chiusura del laboratorio lo spettacolo di burattini “La fine del mondo” di Bruno Leone il 7 giugno al Damm su Giuliano Scabia, artista che partecipò nel 1973 all’opera collettiva “Marco Cavallo”.

Il centenario della nascita di Franco Basaglia è stato anche l’occasione per una riflessione, all’interno di Sbandanapoli, sulla sua figura, sul legame con Sergio Piro e sul ruolo che entrambi ebbero nel movimento di critica psichiatrica che rese possibile l’approvazione della legge 180 che portò alla chiusura dei manicomi. Tutto questo all’interno di un incontro/dibattito, dal titolo “Note di libertà. Basaglia, Piro e la chiusura dei manicomi a Napoli” con Teresa Capacchione, Antonio Esposito, Dario Stefano Dell’Aquila Elisabetta Riccardi, il 7 giugno alla Chiesa delle Scalze. Poi ancora sabato 8 giugno, con il sostegno della Municipalità 2 del Comune di Napoli, il prodotto dei laboratori è stato restituito alla città attraverso una parata che da Montesanto ha raggiunto Piazza Dante.

Marco Cavallo è stato accompagnato dalla musica delle bande e dai partecipanti dei laboratori per raccogliere i sogni e le utopie dei passanti che si sono unite alle utopie di ragazze e ragazzi, adulti e musicisti sotto forma di nastri che hanno composto la coda del cavallo.

Ha chiuso Sbandanapoli un concerto finale, allo Scugnizzo Liberato, in cui tutte le bande hanno suonato insieme per condividere con il pubblico una pratica sociale collettiva e partecipata, che sullo sfondo possa lasciare aperta una riflessione sulle situazioni sociali e politiche nel nostro paese e sui rischi che il manicomio si affacci all’orizzonte in altre forme e con altri nomi.