Condanna a tre persone solo per violazione del foglio di via, che si rivela sempre più uno strumento di repressione del dissenso

Ieri alle ore 11.00 presso il Tribunale di Milano, si è tenuta la seconda udienza del processo con rito abbreviato, per l’azione del 30.07.2022 al Museo del 900. La giudice, nell’emettere la sentenza, ha accolto la richiesta dal PM, assolvendo le cinque persone dal reato contestato di danneggiamento, perché “il fatto non costituisce reato”. Però è stata emessa anche una condanna ad un mese di arresto con pena sospesa, a tre delle cinque persone che avevano partecipato all’azione, per la violazione del foglio di via. Il foglio di via obbligato dovrebbe essere uno strumento di prevenzione del crimina ma, nel modo in cui viene applicato in questi casi, tradisce una finalità repressiva e intimidatoria nei confronti di chi protesta. Una pratica che è stata denunciata da Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dell’ambiente ai sensi della Convenzione di Aarhus, il quale scrive chiaramente che: Gli attivisti per il clima non dovrebbero subire un divieto d’ingresso a causa delle loro proteste”.

Simone, 22 anni, musicista, ha dichiarato: “Oggi è stata emessa una sentenza molto importante, siamo stati assolti tutti e cinque per il danneggiamento che non c’era al basamento di plastica dell’opera di Boccioni. Ci eravamo incollati lì senza creare nessun danno, e il giudice ha confermato che questa cosa non comporta alcun reato. Abbiamo potuto spiegare le nostre motivazioni, del perché abbiamo fatto l’azione, e del perché ci spaventa la crisi climatica, che ci spaventava nel 2022 e continua a farlo anche oggi, con un’umanità che come l’installazione di Boccioni, continua a correre senza senso verso un progresso che non c’è”.

L’autonomia della magistratura non deve farsi influenzare dal clima repressivo del governo

Siamo contenti che venga riconosciuta la nonviolenza delle nostre azioni, anche se l’abuso del foglio di via praticato dal governo per quanti protestano sta generando condanne eccessive per chi lo infrange, condanne che, nella maggior parte dei casi, una volta impugnate in Appello vengono o archiviate o annullate e che niente hanno a vedere con l’oggettività e il merito delle nostre azioni. Quello che facciamo è partecipazione politica, esercizio di un diritto costituzionale e ci conforta che almeno dal sistema giudiziario questa venga riconosciuto. La nostra resistenza civile nonviolenta sta rivitalizzando la democrazia, e tanto più ora è fondamentale perseverare nella lotta, perché la crisi climatica avanza, mentre il governo risponde esclusivamente solo con misure repressive verso quanti gridano che il tempo è scaduto.

La nostra richiesta

La nostra richiesta è di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.  Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.