Il caso sollevato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università a proposito dei fatti della Scuola Materna di Fagnano Olona ha avuto una certa risonanza e non solo a livello locale. Si tratta di una situazione a nostro avviso sintomatica di ciò che sta avvenendo su scala nazionale quanto a militarizzazione del mondo dell’istruzione e che abbiamo segnalato in un primo articolo sui nostri canali (clicca qui), ribadendo come l’educazione alla pace e alla nonviolenza, fondamentali finalità pedagogiche della scuola, non siano compatibili con le pratiche, le posture e i linguaggi militari in quanto cinghie di trasmissione di messaggi legati ai disvalori della guerra, della violenza e della sopraffazione.
Leggendo alcuni post su FB, poi prontamente cancellati, ci siamo chiesti inoltre in che modo sia stato davvero possibile far visitare una base militare, preparare bambini e bambine in tenerissima età a “ergersi a difensori della Patria”, far loro indossare una divisa militare e trasformare la scuola “in una base per l’addestramento militare, la battaglia in trincea e un ospedale da campo con le migliori infermiere”.
Al nostro articolo è seguita da parte della dirigente scolastica una risposta improntata alla difesa dell’operato della sua scuola cui abbiamo a nostra volta opposto la nostra posizione in un secondo articolo presente sui nostri canali (clicca qui per l’articolo), considerando gli aspetti negativi di questo tipo di proposte dal punto di vista didattico ed educativo. Le risposte della dirigente scolastica inoltre erano risultate poco difendibili sia perché l’Osservatorio non è “in cerca di visibilità” sia perché non capiamo come si possa seriamente parlare di “possibilità offerta ai bambini e alle bambine di conoscere il lavoro delle Forze Armate”, presentandolo come “indispensabili missioni di pace in giro per il mondo” e non piuttosto come un insieme di azioni di guerra senza alcun risvolto umanitario.
Riteniamo per parte nostra che la missione della scuola sia stimolare nei bambini e nelle bambine l’autonomia e la voglia di conoscere ed esplorare la realtà attraverso l’attività a loro più vicina e congeniale per fascia d’età, cioè il gioco, come sostenuto anche dal pedagogista Daniele Novara (leggi qui)
E, infine, ci chiediamo: come far crescere e alimentare un’etica improntata al rispetto e all’accettazione dell’altro se proprio l’altro diventa un nemico da affrontare in mimetica? E ancora, con don Tonio Dell’Olio, ci chiediamo «L’asilo va alla guerra»? (clicca qui)