La “United States Parole Commission” entro il primo luglio 2024 deciderà se concedere a Leonard Peltier la “libertà sulla parola”.

Leonard Peltier, che è gravemente malato, tra pochi mesi compirà 80 anni di cui 48 trascorsi in carcere da innocente, ingiustamente condannato per un delitto che non ha commesso (é stato dimostrato con assoluta certezza che Leonard Peltier fu condannato sulla base di “testimonianze” false e di “prove” false).

La liberazione di Leonard Peltier è stata chiesta da personalità come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, John Lennon, Robert Redford, il Dalai Lama, papa Francesco, da associazioni umanitarie come Amnesty International, da istituzioni come l’ONU e il Parlamento Europeo.

In considerazione della sua età avanzata e delle sue gravi condizioni di salute è ragionevole ritenere che la “United States Parole Commission” concederà la “libertà sulla parola” a Leonard Peltier.

Ma il signor Christopher Wray (attuale direttore dell’Fbi, nominato dal presidente Trump) ha scritto il 7 giugno 2024 una lettera alla “United States Parole Commission” per impedire che sia concessa la “libertà sulla parola” a Leonard Peltier.
Il signor Wray nella sua lettera presenta tesi non veritiere ed occulta verità fondamentali.
Una confutazione punto per punto della lettera del signor Wray è allegata in calce a questo appello. Vi preghiamo di leggerla.

Chiediamo due cose a chi ci legge:
1. la prima: di scrivere alla “United States Parole Commission” (email: USParole.questions@usdoj.gov) per segnalare che la lettera del signor Wray propala tesi non veritiere in danno del signor Peltier (ed occulta con flagranti omissioni i fatti reali che sono a favore del signor Peltier); le lettere potrebbero essere del seguente tenore:

“Gentili signore e signori della “United States Parole Commission”,
in relazione al vostro esame della situazione del signor Peltier abbiamo saputo che avete ricevuto una lettera del signor Wray, direttore dell’Fbi, intesa ad indurvi a negare la concessione della “libertà sulla parola”.
Dall’esame dettagliato di quella lettera, condotto dal “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo, risulta che il signor Wray sostiene tesi non veritiere ed omette molti fatti favorevoli al signor Peltier.
Il signor Peltier, con tutta evidenza, è un uomo anziano e malato, che ha trascorso 48 anni in carcere per un delitto che non ha commesso, e nel lungo periodo della sua detenzione ha promosso iniziative educative ed assistenziali e sostenuto importanti iniziative nonviolente in difesa dei diritti umani e del mondo vivente.
Vi preghiamo quindi di non lasciarvi offuscare dalle asserzioni non veritiere del signor Wray e di decidere in scienza e coscienza, in ottemperanza alle vostre funzioni ed ai vostri compiti ed ai relativi regolamenti e criteri, nel pieno rispetto della verità, della legalita’, dell’umanità.
Vogliate gradire distinti saluti.
Firma e Data”.

2. la seconda: far circolare questa notizia tra le persone con cui siete in contatto e sui mezzi d’informazione per renderne consapevole l’opinione pubblica.

Scrivendo un proprio breve testo o anche semplicemente “inoltrando” questo.
Con la forza della verità, con la forza della democrazia, con la forza del diritto, con la forza della nonviolenza, vanifichiamo il tentativo del signor Wray di indurre in errore la “United States Parole Commission”.
Con la forza della verità, con la forza della democrazia, con la forza del diritto, con la forza della nonviolenza, vanifichiamo il tentativo del signor Wray di far morire in carcere un uomo innocente.
Sia liberato Leonard Peltier dopo 48 anni di ingiusta detenzione.
Sia liberato Leonard Peltier, un uomo anziano e gravemente malato che in carcere non può ricevere le cure necessarie.
Sia liberato Leonard Peltier, che possa trascorrere libero tra i suoi familiari il tempo che gli resta da vivere.

Peppe Sini, “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo
Viterbo (Italia), 24 giugno 2024

ALLEGATO: UNA LETTERA “AD ADIUVANDUM” ALLA “UNITED STATES PAROLE COMMISSION”

Alla United States Parole Commission
USParole.questions@usdoj.gov

e per opportuna conoscenza:

al Procuratore Generale degli Stati Uniti d’America (United States Attorney General)
https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice

al Presidente degli Stati Uniti d’America
https://www.whitehouse.gov/contact/

ai legali che assistono il signor Leonard Peltier
ksharp@sanfordheisler.com
jenipherj@forthepeoplelegal.com

ai mezzi d’informazione

Oggetto: Una lettera “ad adiuvandum” alla “United States Parole Commission”, a confutazione delle affermazioni non veritiere contenute in una lettera del 7 giugno 2024 del signor Christopher Wray, direttore dell’FBI, in danno del signor Leonard Peltier.

Gentilissime signore e gentilissimi signori della United States Parole Commission,
avendo letto la lettera inviatavi dal signor Christopher Wray, direttore dell’FBI, in data 7 giugno 2024, che in danno del signor Leonard Peltier contiene affermazioni non veritiere ed omissioni tali da configurare un palese tentativo di indurvi a commettere un sesquipedale errore di valutazione ed una clamorosa ingiustizia, mi sono determinato ad inviarvi questa lettera “pro veritate atque pro bono publico” a confutazione di quella del signor Wray.

1. La lettera del signor Wray del 7 giugno 2024
il signor Wray, direttore dell’FBI, ha inviato in data 7 giugno 2024 una lettera alla Presidente della “United States Parole Commission”.Il testo di tale lettera è pubblicato nel sito dell’FBI (www.fbi.gov).

Scopo della lettera del signor Wray è esprimere la contrarietà dell’FBI alla concessione della “libertà sulla parola” al signor Peltier (come è noto, la “United States Parole Commission” ha tenuto il 10 giugno 2024 una lungamente attesa udienza in merito, ed il definitivo pronunciamento è previsto entro il primo luglio 2024).

Il signor Peltier è un uomo ormai ottantenne, detenuto da 48 anni per un delitto che non ha commesso, gravemente malato, vittima di una conclamata persecuzione e di un clamoroso errore giudiziario, la cui liberazione è stata richiesta da personalità illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiosi movimenti umanitari come Amnesty International, da istituzioni internazionali come un’apposita Commissione dell’Onu e il Parlamento Europeo, da numerosi membri del Congresso degli Stati Uniti d’America.

La lettera del signor Wray è così strutturata:
a) un incipit che ne anticipa il contenuto e ne presenta la tesi e lo scopo: la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza scrupoli e senza rimorsi, e lo scopo che al signor Peltier sia negata la “libertà sulla parola”;
b) una prima parte intesa a riproporre la tesi della colpevolezza del signor Peltier per la morte dei due agenti dell’Fbi Jack Coler e Ronald Williams il 26 giugno 1975 e a confermare la tesi della colpevolezza e pericolosità del signor Peltier facendo riferimento alle vicende dei suoi tentativi di fuga nel 1975 e nel 1979;
c) una seconda parte intesa a ribadire la tesi che il signor Peltier sia un omicida senza rimorsi (poiché ha continuato a dichiararsi innocente);
d) una terza parte intesa a ricordare come parenti e colleghi degli agenti Coler e Williams nutrano ancora un profondo cordoglio per la morte dei loro congiunti, colleghi ed amici, e un risentimento nei confronti del signor Peltier credendolo responsabile della loro morte;
e) un explicit che ne riassume il contenuto e nuovamente ne enuncia la tesi e lo scopo già esposti nell’incipit.

2. Le affermazioni non veritiere del signor Wray e la loro confutazione
Il senso e il fine della lettera del signor Wray sono espressi con assoluta chiarezza nell’incipit e nell’explicit della stessa.
La lettera del signor Wry si apre con queste parole: “I write on behalf of the entire FBI family to express our adamant opposition to Leonard Peltier’s latest application for parole. Peltier is a remorseless killer who brutally murdered two of our own before embarking on a violent flight from justice. His crimes also include a post-conviction escape from federal custody, during which he and his crew fired shots at prison employees. Throughout the years, Peltier has never accepted responsibility or shown remorse. He is wholly unfit for parole. To release Peltier now would significantly “depreciate the seriousness of his offense” and “promote disrespect for the law””.
E si conclude con queste parole: “Given the overwhelming and unassailable evidence of his guilt, the brutality of his crimes, and his persistent refusal to accept responsibility, I urge you in the strongest terms possible to deny Peltier’s application for parole. To afford him release after what he did and how he has conducted himself since would most certainly “depreciate the seriousness of his offense [and] promote disrespect for the law”. Peltier is right where he belongs, serving consecutive life sentences for his cold-blooded murder of Jack and Ron”.
Orbene, il signor Wray non scrive il vero.

2.1. Non è vero che la “colpevolezza” del signor Peltier sia stata provata (“the overwhelming and unassailable evidence of his guilt”).
Non vi sono né testimonianze né prove che dimostrino la sua colpevolezza.
Ci sono state invece cosiddette “testimonianze” dimostratesi false (ed estorte con la manipolazione e la violenza a persona in condizioni di fragilità, disagio e paura) e cosiddette “prove” dimostratesi altrettanto false: è grazie a queste falsità che fu ottenuta l’iniqua condanna del signor Peltier.E’ del tutto evidente che se vi fossero state testimonianze vere e prove autentiche a carico del signor Peltier, l’Fbi non avrebbe dovuto “fabbricarne” di false.
La fabbricazione di “testimonianze” false e di “prove” false è dunque essa stessa la dimostrazione ulteriore e definitiva dell’inesistenza di testimonianze e prove contro il signor Peltier.

2.2. Non è vero che il signor Peltier abbia dimostrato “brutalita’” commettendo “crimini” (“the brutality of his crimes”).
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso i crimini a lui falsamente attribuiti per cui è stato ingiustamente condannato.

2.3. Non è vero che il signor Peltier rifiuti di riconoscere le sue responsabilità (“his persistent refusal to accept responsibility”).
Il signor Peltier, essendo innocente, ha anzi rivendicato pienamente le sue autentiche responsabilità di difensore del suo popolo vittima in quel lasso di tempo dei crimini degli squadroni della morte dei “Goons” e del famigerato programma Cointelpro (che si concretizzò anche nella realizzazione da parte dell’Fbi di atti illegali e violenti, giungendo fino all’omicidio di difensori dei diritti dei neri e dei nativi).
Per le sue effettive responsabilità il signor Peltier meritava non di essere perseguitato ed imprigionato, ma di essere encomiato ed onorato.

2.4. Non è vero che il signor Peltier “sminuisca la gravità del suo reato” (“depreciate the seriousness of his offense”).
Il signor Peltier semplicemente non ha commesso quel reato per cui è stato ingiustamente condannato.

2.5. Non è vero che il signor Peltier “promuova l’inosservanza della legge” (“promote disrespect for the law”).
é vero piuttosto l’esatto contrario: sono i suoi persecutori che hanno promosso e promuovono il disprezzo e l’infrazione della legge.
In conclusione: il signor Wray propala asserzioni non veritiere.
E con tali asserzioni non veritiere tenta di indurre la “United States Parole Commission” a commettere una patente ingiustizia in danno del signor Peltier, in danno della verità, in danno del diritto, e quindi altresì in danno del bene pubblico.

3. Le omissioni del signor Wray e la loro esplicitazione
Nella sua lettera il signor Wray esprime cordoglio per la morte degli agenti Coler e Williams, ma omette del tutto di ricordare che quel 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge, nel terreno di proprietà della famiglia Jumping Bull che ospitava i militanti dell’American Indian Movement, fu ucciso nel corso dell’assalto da parte dell’FBI e delle truppe sue fiancheggiatrici anche un giovane militante dell’American Indian Movement, il signor Joe Stuntz: per la morte del signor Stuntz non vi fu alcun processo, ed il suo assassinio è restato del tutto impunito, come restarono impuniti molti altri omicidi di nativi commessi in quel periodo.

3.1. L’omissione del ricordo dell’uccisione del signor Stuntz nella lettera del signor Wray ha una funzione precisa: occultare il fatto che quel giorno vi fu un assalto armato dell’FBI nella proprietà di una famiglia nativa tradizionalista che ospitava i militanti dell’American Indian Movement; che in tale assalto le truppe dell’FBI e fiancheggiatrici spararono innumerevoli colpi di arma da fuoco contro i nativi; e che i nativi si batterono per legittima difesa, per salvare le proprie vite che percepirono essere minacciate di morte, come prova l’uccisione del signor Stuntz.
L’omissione del ricordo dell’uccisione del signor Stuntz peraltro non è l’unica omissione della lettera del signor Wray.

3.2. Il signor Wray omette di ricordare che nella riserva di Pine Ridge all’epoca, e da anni, i veri e propri squadroni della morte denominati “Goons” avevano imposto un regime di terrore nei confronti dei nativi tradizionalisti: i “Goons” avevano ripetutamente ed impunemente assassinato molti nativi tradizionalisti.

3.3. Il signor Wray omette di ricordare che nel 1975 i militanti dell’American Indian Movement erano lì proprio su richiesta della popolazione locale per difenderla dalla ferocia assassina dei “Goons”.

3.4. Il signor Wray omette di ricordare che l’FBI conduceva all’epoca una politica non solo di effettuale favoreggiamento ma anche di esecuzione diretta della violenza contro i nativi che difendevano la loro cultura e rivendicavano i loro diritti: in quel torno di tempo l’FBI era impegnata nel famigerato programma “Cointelpro” che consisteva nel colpire con la massima violenza – e finanche con omicidi mirati – i militanti dei movimenti che difendevano i diritti umani dei neri e dei nativi americani come il Black Panther Party e l’American Indian Movement.

3.5. Il signor Wray omette di ricordare che gli agenti dell’FBI Coler e Williams il 26 giugno 1975 erano penetrati nella proprietà della famiglia Jumping Bull armati e alla guida di auto senza segni di identificazione, scatenando il conflitto a fuoco.

3.6. il signor Wray omette di ricordare che poco dopo l’inizio del conflitto a fuoco penetrarono nell’area innumerevoli altri uomini armati sia dell’FBI, sia di forze fiancheggiatrici, costringendo i nativi tradizionalisti e i militanti dell’American Indian Movement a una disperata resistenza e successivamente a una disperata fuga per poter restare in vita.

3.7. Il signor Wray omette di ricordare che l’FBI in un primo momento attribuì l’uccisione degli agenti Coler e Williams a quattro nativi: i signori Dino Butler, Jimmy Eagle, Leonard Peltier e Bob Robideau; i signori Butler e Robideau furono arrestati e processati per primi (a Cedar Rapids, nello Iowa, nel giugno-luglio 1976) e furono assolti per aver agito per legittima difesa (ed è evidente che il riconoscimento di aver agito per legittima difesa era da intendersi esteso a tutti i nativi che presero parte al conflitto); dopo questa sconfitta in tribunale l’Fbi rinunciò a perseguire il signor Eagle e concentrò tutte le accuse sul solo signor Peltier, ed ottenutane nel dicembre 1976 l’estradizione dal Canada (dove il signor Peltier si era rifugiato) grazie ad affidavit scandalosamente menzogneri, il signor Peltier fu processato nel 1977 non a Cedar Rapids ma a Fargo, in North Dakota, in una città di forti tradizioni razziste, in un’atmosfera di pesante intimidazione e con una giuria di soli bianchi: il signor Peltier fu quindi condannato sulla base di cosiddette “testimonianze” dimostratesi false ed estorte con l’intimidazione, e di cosiddette “prove” dimostratesi altrettanto false.

3.8. Il signor Wray omette di ricordare che l’estradizione del signor Peltier dal Canada negli USA fu ottenuta con affidavit menzogneri estorti alla signora Myrtle Poor Bear che dichiarò il falso perché intimidita dall’FBI.

3.9. Il signor Wray omette di ricordare che la “prova” del cosiddetto “fucile di Peltier”, che fu presentata come decisiva, era falsa.
Soltanto successivamente la difesa del signor Peltier grazie al “Freedom of Information Act” (FOIA) ebbe accesso ai documenti che l’FBI aveva tenuto segreti e scoprì infine la verità: che la “prova” era falsa, e che l’FBI ne era pienamente consapevole.

3.10. Il signor Wray omette di ricordare che la fuga in Canada del signor Peltier fu determinata dal pericolo che la sua vita correva.

3.11. Il signor Wray omette di ricordare che in carcere il signor Peltier seppe che vi era un piano per ucciderlo, e che questo motivò la sua evasione di breve durata nel 1979, evasione che con tutta probabilità gli salvò la vita.

3.12. Il signor Wray omette di ricordare che lungo quasi cinquanta anni di detenzione il signor Peltier non solo ha svolto una intensa attività in favore dei diritti dei detenuti – ad esempio quello alla libertà religiosa -, ma ha anche costantemente espresso un importante sostegno alle lotte nonviolente in difesa dei popoli nativi, dei diritti umani e della natura; ha promosso e sostenuto iniziative educative e di assistenza sociale; è sempre più divenuto una figura di riferimento a livello mondiale nell’impegno per i diritti dei popoli nativi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente.

3.13. Il signor Wray omette di ricordare anche ciò che più conta in relazione alla concessione della “libertà sulla parola”: ovvero le gravi condizioni di salute del signor Peltier e il fatto che il regime carcerario non consente cure adeguate per le patologie da cui è affetto.

3.14. Ed infine il signor Wray, che scrive nel 2024, omette di ricordare il pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che nel 2022 dopo una ricognizione dell’intera vicenda giudiziaria del signor Peltier ha concluso chiedendone la liberazione.

In conclusione: perché tutte queste omissioni?
E’ fin troppo ovvio: perché ricordare questi fatti avrebbe radicalmente smentito la distorta ricostruzione e le non veritiere tesi propugnate dal signor Wray.

4. Alcuni artifici retorici del signor Wray
Nella sua lettera oltre alle citate affermazioni non veritiere e alle citate omissioni il signor Wray fa uso di alcuni artifici retorici di cui è evidente la finalità suggestiva e quindi ingannevole.

4.1. Alcuni fatti vengono interpretati rovesciandone il significato: la fuga del signor Peltier in Canada per salvare la propria vita è presentata dal signor Wray come una mera rocambolesca impresa criminale.
Ugualmente come una mera e insensata impresa criminale viene presentata l’evasione (di brevissima durata) nel 1979 del signor Peltier che aveva invece come motivazione la consapevolezza dell’esistenza di un piano per ucciderlo in carcere, e che quindi anch’essa verosimilmente ha salvato la vita del signor Peltier.
Il signor Wray non può ignorare che il diritto a salvare la propria vita prevale su ogni altro.

4.2. Alcune citazioni frammentarie e decontestualizzate sono utilizzate al fine di far sembrare fondate su dati oggettivi tesi che invece in realtà sono state pienamente smentite.

4.3. il dolore dei familiari e dei colleghi di Coler e Williams è strumentalizzato a fini di ingiustizia.
Il dolore dei familiari, dei colleghi e degli amici delle vittime merita rispetto e condivisione; utilizzarlo per fomentare il risentimento nei confronti di un innocente non è invece ammissibile; e peggio ancora strumentalizzarlo per cercare di indurre a commettere un’ingiustizia nei confronti di un innocente.

5. Il dolore espresso dal signor Peltier per tutte le vittime
Un’ultima malevola illazione suggerita implicitamente dalla lettera del signor Wray occorre smentire: quella che pretende di descrivere il signor Peltier come un uomo insensibile che non prova alcun dolore per le vittime del conflitto a fuoco del 26 giugno 1975.
Ancora una volta è vero l’esatto contrario.
Il signor Peltier nel suo libro autobiografico (che ha avuto grande diffusione ed è stato tradotto anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco) ha scritto nobili e luminose parole di cordoglio e di vicinanza ai familiari delle vittime.
Mi sia consentita un’integrale citazione.

Ha scritto il signor Peltier: “Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie – per le famiglie degli agenti dell’Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, sì, per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, così come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non è mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.

Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perché, in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e ciò che sono. Ed è la più terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, né inteso farlo. E, sì, sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa è la mia identita’. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cederò mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E così la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell’inconsolabile dolore. Sono ventitré anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse è con voi e con noi che il processo di guarigione può iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l’aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche più di chiunque era lì. Sembra sia sempre l’innocente a pagare il prezzo più alto dell’ingiustizia. è sempre stato così nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse ciò che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l’ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. è questo il motivo per cui sono qui”.
(Leonard Peltier, Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin’s Griffin, New York 1999, pp. 13-15).