Nel fine settimana del 7-8 giugno 2024, abbiamo assistito a una nuova terribile tragedia nel Mediterraneo centrale, quando almeno 17 corpi sono stati avvistati in mare alla deriva. Dodici di essi sono stati recuperati dalle navi civili di ricerca e soccorso Geo Barents e Ocean Viking. I decessi sembrano il risultato di un naufragio, dal numero imprecisato di vittime.

Questa tragedia, avvenuta pochi giorni prima del primo anniversario del naufragio dell’Adriana vicino a Pylos, in Grecia, è ancora una volta il risultato delle devastanti e sconsiderate politiche europee in materia di migrazione e di mancata assistenza alle persone che prendono la rotta del Mediterraneo. Il grido di allarme di un anno fa dei politici europei e il loro totale silenzio attuale, svela la loro ipocrisia e la loro inazione per fermare le morti in mare.

I corpi sono stati avvistati per la prima volta durante un volo di monitoraggio di Sea-Watch. “Abbiamo avvistato altri corpi, che sono ancora in mare”, dice Tamino Böhm, membro del team di monitoraggio che ha avvistato i cadaveri. “Queste morti non sono il frutto di un incidente occasionale, ma il risultato di decisioni politiche calcolate da parte dell’Unione Europea: ecco come si presenta la politica europea dei confini”.

Il fatto che i corpi siano rimasti abbandonati in mare per più di una settimana dimostra ancora una volta quanto il monitoraggio civile nel Mediterraneo sia necessario. Questo tuttavia è attualmente sotto attacco: l’autorità aeronautica italiana ENAC sta cercando di impedire i voli di monitoraggio di Sea-Watch. “Se questo tentativo avrà successo, non ci saranno più testimoni di tali morti”, afferma Böhm.

Sono state le organizzazioni civili MSF e SOS Mediterranee a recuperare i corpi dal mare. “Se non fosse stato per le navi e gli aerei civili di ricerca e soccorso, questa recente tragedia sarebbe stata probabilmente uno dei tanti naufragi invisibili nel Mediterraneo. Sappiamo che sono stati avvistati altri corpi in mare, che non siamo riusciti a recuperare. Non sapremo mai la loro identità, né quante persone sono morte in questo naufragio”, afferma Soazic Dupuy, direttore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE. “La ricerca e il salvataggio umanitario colmano un punto cieco mortale nel Mediterraneo: l’ostruzione e la criminalizzazione del nostro lavoro vitale devono finire”.

“Abbiamo ricevuto richieste da parte di famiglie che riferiscono di aver perso i contatti con i loro cari che si sono imbarcati per attraversare il Mediterraneo. Chiediamo alle autorità italiane di mettere immediatamente in atto e applicare i meccanismi forensi adeguati per raccogliere e documentare i profili di DNA delle persone che hanno perso la vita”, afferma Juan Matias Gil, rappresentante di MSF per la Ricerca e il Soccorso. “La corretta identificazione delle vittime è un nostro dovere per aiutare le famiglie ad avere risposte sulla scomparsa dei loro cari”

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