Come ogni anno, sfilano migliaia di ragazzɘ che hanno fatto pace col proprio corpo e non lo nascondono, anche se non è perfetto e conforme ai canoni dell’estetismo patriarcale. Come ogni anno, esplode il desiderio di esprimere la rivolta attraverso l’allegria, l’autoironia e la gentilezza. Come ogni anno, volano e s’intrecciano paillettes, piume, magliette rosa, bandiere arcobaleno e musica a fiumi. Come ogni anno, giovani e non più giovani di ogni Paese, di ogni colore, di ogni religione si sorridono sorpresi e curiosi.
Ma questo è un anno speciale. È il primo anno (dal 1981, quando il Palermo Pride nacque) senza l’energia, la lucidità, la determinazione di Luigi Carollo. È il primo anno senza la grazia e la dolcezza forte di Rosi Castellese. E uno striscione in apertura del corteo li ricorda, ma uno striscione a modo loro: una larga fascia d’organza cosparsa di lustrini, tenera come un abito di bimba per le feste.
È il primo anno così affollato: tra le dieci e le quindicimila persone. Tredici carri: quelli tradizionali del Gay Pride, delle Famiglie Arcobaleno, di Non Una Di Meno, dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti, della CGIL e di Amnesty International, ma anche quello delle associazioni per l’accoglienza e l’interculturalità “Ubuntu” (Io sono perché noi siamo), anche quello dell’Antispecismo per i diritti degli animali, anche quelli che denunciano la mentalità pruriginosa che conduce al femminicidio (come ti sei vestita? Te la sei cercata!). E una marea di studenti universitari, quelli dell’acampada del mese scorso.
Insomma è un anno in cui si avverte più forte l’urgenza di manifestare per l‘affermazione dei diritti, diritti umani, diritti animali, diritti del pianeta. Non è solo per le persone lgbt+ che stiamo sfilando stasera, sembrano dire tutti, ma per la necessità di ribadire l’inalienabilità e l’insindacabilità di ogni vita.
Numerose le bandiere palestinesi, fino all’immancabile bandierone orizzontale (una piccina ci chiede: ma come hanno fatto a farla così grande? L’hanno cucita a mano con pazienza, le rispondiamo).
Ed è anche il primo Pride sotto un governo erede del fascismo. “Rabbia contro il fascismo” sta scritto in rosso su un lenzuolo. E su un altro: “Luigi Spera libero” (Luigi Spera è il compagno, vigile del fuoco, detenuto in carcere speciale ad Alessandria con l’accusa di terrorismo, perché sospettato di aver innescato, senza provocare alcun danno a persone o cose, una bottiglia incendiaria sul marciapiedi davanti alla fabbrica della morte Leonardo spa).
Il corteo si conclude con una grande festa ai Cantieri Culturali alla Zisa. A tema sono tutti i diritti, primo il diritto di amare, da cui discendono tutti gli altri.
Non crediamo a chi scrive che sostenere a chiare lettere i diritti dell’individuo sia fare il gioco del neoliberismo imperialista; crediamo invece che un errore storico del socialismo reale sia stato trascurare, se non reprimere, il diritto alla gioia e la libertà del desiderio di ciascunɘ. Crediamo infatti che la dimensione dell’empatia e della collettività si costruisca muovendo proprio da questo desiderio.