A pagina 228 di un libro che sto leggendo (“La parabola dello Stato moderno” di F. Pappalardo, Crotone 2022) scrive l’autore: “… nelle guerre dopo Westfalia non vi è più la “giusta causa”. “Giusti” – cioè titolari dello jus ad bellum – sono i contendenti, cioè gli Stati, che nella guerra sono dotati degli stessi diritti, derivanti dalla loro sovranità.”
In sostanza l’autore ci dice che a seguito della Guerra dei Trent’anni, gli Stati moderni, liberi da legami etici o religiosi, potevano giustificare la guerra per il solo fatto di essere “sovrani”, potevano in sostanza raccontarsela come gli pareva. D’altra parte, praticamente negli stessi anni, Hobbes sosteneva che gli Stati nei loro rapporti sono come gli uomini nello stato di natura, caratterizzati dal “bellum omnium contra omnes”. La guerra di tutti contro tutti.
Una realtà che pare oggi inconcepibile, ma che in verità permetteva anche quella che qualcuno (il filosofo tedesco C. Schmitt) ha chiamato “la guerra rituale”, in cui, raggiunto più o meno l’obiettivo, ci si poteva anche fermare con un compromesso che non prevedeva l’annientamento o l’umiliazione dell’avversario.
Oggi le cose sono molto cambiate e in fatto di guerra l’ipocrisia la fa da padrona.
Il fatto è che, nel comune sentire della gente, la guerra, con tutto il suo sangue, i suoi morti e le sue distruzioni e devastazioni, è diventata qualcosa che è in sé del tutto inconcepibile. Ma per assurdo, siccome la storia è strana e gli Stati nazionali sono sempre tra noi, ecco allora che la guerra è tutt’altro che sparita, solo che ora i contendenti la devono raccontare sempre più grossa per potersi giustificare.
La responsabilità è sempre tutta dell’altro, del nemico, che deve essere rappresentato come il “male assoluto”, il demonio che vuole annientare l’intera umanità e contro il quale “noi”, che siamo “i difensori del bene”, siamo costretti ad attrezzarci per salvare il mondo. Inutile dire, poi, che questa narrazione è del tutto speculare a tutti i contendenti in campo.
La guerra diventa allora una esperienza totale, qualcosa che non può fermarsi se non con il completo annientamento dell’altro. E siccome il solo pensare che possa vincere “il male” appare inconcepibile, ognuno si convince che la vittoria non potrà che essere sua, perché Dio (o chi per lui) non vorrà certo che l’umanità vada in pezzi.
Qui agisce forse, magari non del tutto consapevolmente, il retaggio del secondo conflitto mondiale del secolo scorso, quando gli Alleati occidentali, Americani in primis, che proprio “innocenti” non erano (si vedano i bombardamenti a tappeto sulle città italiane e tedesche e, ancor peggio, il misfatto delle bombe nucleari sul Giappone) ebbero modo di presentarsi come “i buoni” che non potevano che vincere per salvare l’umanità, giocando facile con i nazisti, che in fatto di inenarrabili orrori e terribili nefandezze non avevano certo rivali.
Siamo dunque alla concezione della guerra totale combattuta fino all’ultimo lembo di terra, fino all’ultima stilla di sangue, fino all’ultimo umano presente e vivente. Qualcosa che purtroppo non può sorprenderci perché è quanto sta avvenendo in Ucraina, dove i contendenti, al di là dei torti e delle ragioni di cui abbiamo detto altrove, sembrano davvero non volere mollare la presa.
Sul campo sono i russi che al momento pare abbiano la meglio. Ma non preoccupatevi! Gli USA, e i loro fedeli servetti europei, manderanno sempre più armi, permettendo che vengano usate anche in territorio russo, e se non bastasse invieranno forse anche truppe, in una escalation senza fine.
Dalla parte opposta i Russi non si accontenteranno certo di vincere ma vorranno stravincere. Il piano di pace proposto di recente da Putin, a parte la maggiore o minore plausibilità o inaccettabilità dei singoli punti, (cosa sulla quale non entriamo in questa sede), appare nel complesso come una perentoria richiesta di resa senza condizioni.
Che guerra sia, dunque, fino al totale annientamento del nemico! Peccato che le forze in gioco siano colossi dotati di enormi arsenali nucleari, per cui ad annientarsi sarebbero tutti loro, coinvolgendo anche i popoli del mondo intero, molti dei quali aspiravano magari a farsi soltanto i fatti propri “in santa pace” (qui mi pare proprio il caso di dirlo).
La sola cosa che a questo punto spero è che qualcuno, tra qualche mese o anche di più, leggendo del tutto casualmente questo articolo ormai invecchiato, mi possa dare del vecchio paranoico, in quanto tutto preso da previsioni catastrofiche che puntualmente non si sono poi verificate. In fondo noi umani (donne, uomini ed altro) non possiamo fare a meno di essere degli inguaribili ottimisti.