Paragonare i provvedimenti legislativi che sta realizzando il governo Meloni (premierato, autonomia differenziata e separazione delle carriere in magistratura) alle leggi fascistissime di mussoliniana memoria potrà sembrare a qualcuno una esagerazione. In realtà l’unica vera differenza sta nel modello istituzionale di riferimento che ai tempi era quello della “dittatura totalitaria” e che per le destre di oggi è quello della “democrazia autoritaria”.

Certo tra le due cose c’è una certa differenza, ma bisogna anche considerare che in questo modo oggi viene fatta a pezzi quella “democrazia costituzionale”, che con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, è ciò che di meglio i nostri “padri” ci hanno lasciato, anche a costo della loro vita.

Oggi più che di destra al singolare bisognerebbe parlare di una “alleanza delle destre” attraverso la quale tutti i loro peggiori propositi stanno venendo a concretizzarsi sulla nostra pelle.

La prima riforma che va in porto è l’Autonomia Differenziata che rappresenta il proposito della Lega sin dalla sua nascita circa quaranta anni fa, e che fino ad oggi era rimasta un sogno nel cassetto, anche quando il partito di Salvini era maggioranza nel paese. Si realizza infine oggi grazie all’alleanza delle destre, proprio quando la Lega pare in caduta libera, avendo ottenuto alle ultime elezioni europee meno del 10% dei voti con una astensione superiore al 50%, il che significa che il partito dei cantori del nord ha oggi il consenso esplicito di meno di un italiano su venti.

La legge, tuttavia, passa grazie all’appoggio di Forza Italia, a cui probabilmente interessa poco, ma soprattutto di Fratelli d’Italia i cui esponenti in un attimo si sono scordati della secolare retorica fascista sulla italianità e sull’orgoglio nazionale. Potenza del do ut des.

Stessa dinamica per la separazione delle carriere ed il controllo politico della magistratura, trentennale sogno berlusconiano mai realizzato, neppure quando “il Cavaliere” era il boss della politica italiana, e che viene ora a compimento, quando Forza Italia, anche lei, può contare su meno di un elettore su venti.

Dulcis in fundo, la destra più autentica: i neofascisti di F.d.I., che col Premierato assestano il colpo definitivo a quel poco di democrazia che ci era rimasta. Peggio del presidenzialismo made in USA, perché nell’ipotesi nostrana il Parlamento viene completamente esautorato e i parlamentari ridotti ad una accolita di tifosi prezzolati.

Naturalmente potremmo allungare la lista parlando della legge che liberalizza la caccia, che potremmo definire “più armi per tutti”. O ancora del Decreto Sicurezza, che nella logica di “più carcere per tutti”, manda in galera per diversi anni, per esempio, chi si azzarda a partecipare ad un blocco stradale di protesta.

In conclusione: se questo governo non viene fermato avremo un cambiamento regressivo del sistema politico istituzionale che farà carta straccia della Costituzione e instaurerà una forma di governance autoritaria e divisiva del Paese, per liberarci della quale potrebbero volerci molti sforzi e molta fatica, e non saprei dire quanti anni.

Che fare? Credo che alla fine sarà fondamentale vincere i referendum che si annunciano. Abrogativo per l’Autonomia Differenziata, e di conferma costituzionale, naturalmente da negare, per il Premierato e per la Riforma della magistratura, se, come temo, saranno approvate.

Credo che queste battaglie possano rappresentare un banco di prova fondamentale per i movimenti e per le forze della sinistra radicale. Se si sarà capaci di superare il solito spirito divisivo, si potrà aprire una opportunità per ritagliarsi un ruolo da protagonisti, aprendo uno scontro sociale a tutto campo che sappia coniugare le questioni istituzionali col costante peggioramento delle condizioni di vita delle classi più povere, ed anche con i venti di guerra che incombono sulle nostre teste.

È necessario un percorso di lotta che sappia evidenziare un’identità antagonista e che sia in grado di distinguersi da una sinistra istituzionale, sempre più atlantista, militarista e guerrafondaia sul piano globale, e che si accosta ora all’ipotesi del referendum sull’Autonomia Differenziata, fingendo di non sapere come la madre di questa controriforma stia tutta in quella modifica del Titolo V della nostra Costituzione, che proprio il PD a suo tempo ha fortemente voluto.

Per non dire di come provvedimenti come i decreti Minniti o il famigerato Jobs Act di renziana memoria abbiano contribuito a creare l’attuale pessimo clima politico dominato dall’ultradestra.

È tempo che una nuova sinistra faccia sentire la sua voce!