Nel 2023 più di 5 milioni e 900mila persone (il 12% della popolazione residente maggiorenne) ha dichiarato di essere stata coinvolta almeno una volta nel corso della vita in un contenzioso civile. L’esperienza ha riguardato, come attore o convenuto, più spesso gli uomini (13,3%) rispetto alle donne (10,7%). La fascia anagrafica maggiormente coinvolta è quella tra 55-64 anni (18,3%). Hanno fatto ricorso al giudice civile più spesso i laureati (14,7%) e in generale il ricorso alla giustizia civile aumenta all’elevarsi del titolo di studio. E’ quanto si legge nel recente Report “Cittadini e giustizia civile – anno 2023” dell’ISTAT.

I contenziosi in ambito civile risultano più frequenti nel Centro (13,2%), nel Nord-est (13,1%) e nel Nord-ovest (12,9%), rispetto al Sud (9,9%) e alle Isole (9,7%). Tra le regioni emergono la Liguria e l’Emilia-Romagna (14,2%), a seguire Lazio (13,8%) e Abruzzo (12,4%). Valori minimi si riscontrano invece in Sicilia (9,1%) e Basilicata (6,7%). Le persone che sono state coinvolte in cause civili sono in percentuali maggiori nei grandi comuni “centro dell’area metropolitana” (15,9%) rispetto ai piccoli centri fino a 2 mila abitanti (11,3%) e a quelli fino a 10 mila abitanti (10,6%).

I cittadini risultano coinvolti, come attori o convenuti, principalmente in contenziosi che riguardano la famiglia. Le persone che hanno affrontato nel corso della vita tale tipologia di causa ammontano a 3,5 milioni (il 7,1% della popolazione con più di 18 anni), corrispondente al 41,5% dei cittadini coinvolti in cause civili. Poco più di un milione sono coloro che dichiarano di essere stati coinvolti in una causa in materia di “lavoro” (2,1% della popolazione e 12,0% delle persone coinvolte in cause civili). A seguire, in ordine decrescente, si registrano le cause riguardanti “incidenti stradali e codice della strada”, che hanno coinvolto 776mila cittadini (pari all’1,6% della popolazione); i contenziosi legati a “debiti, problemi finanziari e societari” che hanno coinvolto 598mila cittadini (l’1,2% della popolazione); 380mila cittadini con più di 18 anni dichiarano poi di aver avuto un “contenzioso legato al vicinato e al condominio” (lo 0,8% della popolazione adulta).

Le cause per motivi di lavoro che interessano gli uomini sono quasi il doppio rispetto a quelle ove sono coinvolte le donne (2,7% uomini; 1,5% donne); anche i contrasti cliente/fornitore vedono in proporzione impegnati gli uomini in misura più alta, e cioè ben quattro volte rispetto alle donne (1,2% contro 0,3%); tre volte nel caso di “contenziosi legati a debiti, problemi finanziari e societari” (1,9 contro 0,6%), e “contenziosi con la Pubblica Amministrazione” (1,2% e 0,4%); il doppio per i “contenziosi in materia di previdenza e assistenza” e di “contenziosi legati a “incidenti stradali, contravvenzioni al Codice della strada” (rispettivamente 2,0% e 2,2% gli uomini e 1,2% e 1,0% le donne).

I cittadini tra 55 e 64 anni affrontano soprattutto “cause legate alla famiglia” con il 12,6% dei 55-64enni coinvolti, contro solo il 6,8% degli appartenenti agli over 65. A tutti coloro che hanno o hanno avuto in passato un’esperienza diretta col sistema della giustizia civile è stato domandato il grado di soddisfazione. Il 54,2% delle persone maggiorenni che sono parte in una causa civile, o lo sono state in passato, si ritiene “molto o abbastanza soddisfatto” del sistema giudiziario (erano il 44,7% nel 2015) contro il 45,8% che è “poco o per niente soddisfatto”. Minore soddisfazione si registra tra gli uomini: il 49,6% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto contro il 59,6% delle donne; la quota di soddisfatti risulta più alta tra gli intervistati con età tra 35 e 44 anni (59,6%). I giovani fra i 18-34 anni risultano soddisfatti nel 49,2% dei casi, gli anziani con 65 anni e più nel 51,5%.

I giudizi sono meno critici nel Nord-ovest, dove il 59,7% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, contro il 47,7% degli abitanti delle Isole. Gli abitanti del Sud, del Centro e del Nord-est esprimono una posizione simile e intermedia (“molto o abbastanza soddisfatti” rispettivamente il 52,0%, il 52,5% e il 53,3%). Solo il 28% degli intervistati dichiara che la controversia si è conclusa nel medesimo anno dell’origine. Il 49,7% delle cause si sono concluse entro due anni; il 33,4% tra i due e i cinque anni successivi all’anno di inizio e il 16,9% delle cause per concludersi ha avuto bisogno di un periodo superiore al lustro. Le cause che sono risultate durare più a lungo sono quelle relative a eredità e successioni (il 30,5% dura più di sei anni), diritti della persona (18,2%) proprietà su beni mobili e immobili (25,5%). Risultano essere in corso, in misura maggiore, cause relative a rapporti con la Pubblica Amministrazione (39,0%), tributi/cartelle esattoriali (34,6%), previdenza e assistenza (33,5%), tutti procedimenti che sono stati influenzati nel loro iter dalla pandemia Covid.

Più di 900mila cittadini (2,1%) riferiscono di avere rinunciato, per varie ragioni, a esercitare il diritto a ricorrere alla giustizia civile. La decisione di non rivolgersi al sistema giurisdizionale per il soddisfacimento di una controversia giuridica è generata da una pluralità di ragioni: emergono la sproporzione tra i costi ipotizzati e i possibili vantaggi ricavabili (21,5%), il rischio di perdere troppo tempo (17,5%), la complessità e farraginosità delle procedure (10,8%), la considerazione dell’incertezza dell’esito (10,1%), la scelta di risolvere per proprio conto la controversia (10,1%) e le scarse possibilità economiche (8,6%). Seguono per minore frequenza, la scarsa importanza attribuita al motivo del contenzioso (5,9%), la preoccupazione derivante da un giudizio di parzialità dei magistrati (4,5%), la scelta di praticare forme alternative delle controversie (4,3%), il disorientamento rispetto alle azioni da intraprendere e alle persone a cui rivolgersi (3,5%) e la ritrosia nel chiamare in causa amici e/o familiari (2,9%). La rinuncia a instradare una controversia civile per via giudiziaria interessa in misura maggiore gli uomini (2,4%) rispetto alle donne (1,9%).

Qui il Report