Si è svolta ieri sera a Palermo presso il cinema Rouge et Noir la proiezione del film Innocence di Guy Davidi, promossa da Amnesty International, dai Cobas Scuola e dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università, seguita da un dibattito animato da Carmelo Lucchesi (Cobas), Giuseppe Zampardi (Amnesty) e Candida Di Franco (Osservatorio), in cui è intervenuto anche Enzo Sanfilippo, esponente della Comunità dell’Arca di Lanza del Vasto, spiegando come dichiararsi obiettori di coscienza.

Innocence, quella dei bambini e delle bambine israeliane a cui, insieme all’infanzia, viene strappata troppo presto anche l’innocenza.

Non a caso il regista, Guy Davidi, pure lui israeliano, ce li mostra a scuola sin da quella dell’infanzia, mentre, invitandoli a disegnare, la maestra chiede cosa ricordi il verde. Le foglie d’ulivo, dice un bambino. Come l’esercito, suggerisce l’adulta. Ed eccolo il verde militare che comincia a colorare l’infanzia, colore di morte su colore di crescita, cura, speranza, come le foglie d’ulivo dovrebbero fare. Guerra su pace.

“Domani imparerò a uccidere legalmente” leggo nei sottotitoli, mentre il suono della lingua madre accompagna le immagini dall’aula al campo di reclutamento fino a quello di battaglia.

Il docufilm è stato girato prima del 7 ottobre, ma ai soldati israeliani, i giovani in servizio di leva, quelli che erano solo studenti appena qualche giorno prima, hanno già costruito un nemico. È lì, oltre la recinzione allertata, non la può toccare neanche un bambino, nemmeno per gioco. E nel suo gioco, nel suo sguardo di speranza rivolto agli amici che stanno dall’altra parte, arriva l’esercito, il convoglio militare, l’obbligo di arruolamento.

Non c’è scampo. La famiglia, i compagni, l’intera società si aspettano che tu diventi un bravo soldato, che serva la patria, che uccida il terrorista. E da questa pressione neanche con le più profonde riflessioni sul senso della vita si sfugge. Rifiutarsi di uccidere resta un pensiero che non trova via di fuga se non nella propria morte.

Scorrono le ultime parole di chi preferisce togliersi la vita sulle immagini del deserto armato. Scorrono quelle di genitori increduli a cui il sistema, insieme ai figli, ha sottratto anche la capacità genitoriale di leggerne i conflitti interiori e di proteggerli. Di generazione in generazione, nello Stato di Israele che fa fiorire il deserto, come recita la canzone intonata dai suoi piccoli figli, nel deserto muore la loro innocenza.

È un film duro, intenso e sorprendentemente poetico Innocence, proiettato ieri sera grazie all’ospitalità del cinema Rouge et noir a Palermo a cura dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, dei Cobas Scuola e di Amnesty International, che al film ha dato il suo patrocinio.

Al termine un breve confronto tra rappresentanti delle suddette organizzazioni e il pubblico con particolare attenzione a quello che sta succedendo anche nelle nostre scuole e nella nostra società, con l’invito a non chiudere gli occhi, a denunciare e contrastare con gli strumenti della lotta non violenta la sempre più invasiva presenza militare nelle scuole, sin da quelle dell’infanzia.

Nel nostro tempo di riarmo globale, con la minaccia incombente del ripristino della leva obbligatoria, mentre dalle basi Nato nel nostro territorio partono i droni che seminano morte nelle zone di guerra, l’invito è anche quello a dichiararci tutti obiettori di coscienza. La sala piccola è piena, molti sono rimasti fuori.

Così, dopo gli interventi, ci si aggiorna a settembre, con la promessa di fare una seconda proiezione al cinema e poi tante altre anche nelle nostre scuole.