Sì inaugura oggi in pompa magna nel sobborgo parigino di Villepinte e proseguirà fino a venerdì 21 giugno la Fiera Eurosatory, tra le più importanti convention commerciali a livello internazionale nel sempre più lucroso comparto ‘della difesa e della sicurezza per terra, per volo e per mare’ come recita il sottotitolo. Insomma uno tra i più importante appuntamenti dell’anno per la compravendita delle armi.
E la novità dell’edizione di quest’anno è che nessun espositore israeliano parteciperà. Niente stand, nessuna possibilità di essere rappresentati neppure presso stand ‘amici’, bandita l’ammissione persino a titolo individuale per chiunque abbia a che fare con la possente IAI (Israel Aerospace Industry) che era sempre stata tra i fiori all’occhiello delle passate edizioni.
La decisione di bandire dalla Fiera ben 75 marchi della difesa israeliana è stata diramata dallo stesso Ministro della Difesa francese dopo una sentenza emessa dalla corte del distretto di Bobigny in merito al proseguimento delle operazioni dell’IDF a Rafah, nella più totale indifferenza del diritto internazionale e con il quotidiano bollettino di morti e feriti che ben conosciamo.
Più nei dettagli il divieto di partecipazione alla Fiera delle Armi di Villepinte è stato emesso il 6 giugno dalla magistratura francese a seguito di un’azione legale intentata da 50 organizzazioni per i diritti umani; le motivazioni della causa sono state argomentate lo scorso 13 giugno, ovvero talmente vicino all’odierna inaugurazione da rendere impossibile qualunque tentativo di ricorso da parte delle aziende israeliane produttrici di armi “di fatto responsabili dei crimini di guerra a Gaza, come già più volte reiterato dalla Corte Internazionale di Giustizia“.
Il divieto di partecipazione per le delegazioni israeliane è essenzialmente motivato dalla necessità di limitare i crimini più volte (inutilmente) denunciati non solo dalla suddetta CIG; per questo motivo l’interdizione a partecipare è stata estesa anche agli eventuali intermediari e operatori del settore a titolo individuale, poiché “sussiste un rischio significativo di contribuire ai crimini se le aziende israeliane sono presenti indirettamente (…) il che rappresenta una violazione del diritto umanitario internazionale e del diritto penale francese in materia di crimini internazionali”.
Prevedibilmente gli avvocati della società organizzatrice della mostra si sono affrettati a mettere in dubbio la legittimità della sentenza emessa dal Tribunale di Bobigny, affermando che anche la più grande mostra di armi non può essere ritenuta direttamente responsabile dei crimini commessi in Palestina o altrove.
I giudici del tribunale di Bobigny non hanno accolto nessuna delle loro argomentazioni e si sono pronunciati a favore delle 50 associazioni promotrici dell’iniziativa, ordinando appunto l’interdizione alla fiera delle delegazioni israeliane e di tutti gli intermediari e ditte israeliane in qualsiasi forma, oltre a imporre l’affissione di poster esplicativi di tale interdizione a tutti gli ingressi della mostra.