L’Assemblea regionale di RECA (Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna), che rappresenta numerose realtà ecologiste diffuse in tutto il territorio regionale, prende la parola sulla scadenza elettorale regionale ormai vicina, dal momento che la candidatura del Presidente Stefano Bonaccini rende le nuove elezioni nella nostra regione praticamente certe.
Per il mondo ambientalista si impone una riflessione sull’operato di questo Presidente, di questa Giunta e della loro maggioranza.
La nostra decisione di non firmare il “Patto per il Lavoro e per il Clima” proposto dalla Regione, e conseguentemente costruire il nostro “Patto per il Clima e il Lavoro”, e successivamente la campagna di raccolta delle firme per la presentazione delle nostre quattro leggi d’iniziativa popolare, la nostra elaborazione sulla necessità di mettere in discussione l’attuale modello produttivo e sociale e il confronto continuo con la cittadinanza, costituiscono già la guida per la discussione che oggi apriamo, e che vogliamo sia una discussione realmente pubblica, e che inizi fin da subito.
Sul fondamentale tema dell’energia, la Regione non ha voluto costruire una reale alternativa alle politiche dominanti, e dando il proprio appoggio alle misure maggiormente contrarie alla transizione, alle trivellazioni, alla cattura e stoccaggio delle emissioni di CO2, al rigassificatore di Ravenna (e all’intera filiera del GNL), alla costruzione dell’inutile mega-gasdotto della Linea Adriatica, ha avallato nei fatti l’assurdo piano governativo di far diventare l’Italia l’hub del metano per l’Europa. Oltre tutto si è imposto un percorso di urgenza e indifferibilità che ha mortificato ogni vincolo ambientale e procedurale.
Nella politica dei rifiuti c’è stato un capovolgimento di 180 gradi rispetto alle intenzioni dichiarate e all’impalcatura della legge 16/2015 su rifiuti ed economia circolare. Nel Patto per il Lavoro e per il Clima, almeno veniva riportato un obiettivo di riduzione della produzione di rifiuti, e di una diminuzione dei non riciclati. Le successive scelte sono andate nel senso esattamente opposto, tanto che per il 2027, i rifiuti non riciclati sono stati quantificati in 239 kg alla faccia dei 150 di legge e dei 110 del Patto. Infine, è stato dimenticato l’impegno di chiusura degli inceneritori (dopo quello più piccolo e obsoleto di Ravenna), che – ricordiamolo – emettono più gas climalteranti delle centrali a metano.
Sul consumo di suolo, la legge regionale votata nel 2017 si è rivelata un intricato groviglio di deroghe, che fanno sì che in realtà la legge rimanga lettera morta. Siamo una delle regioni a maggior consumo di suolo, ed anche le aree alluvionate sono state solo tardivamente e in modo assolutamente incompleto poste in una condizione di moratoria, e la spinta alla realizzazione di nuovi e immensi poli logistici e di opere stradali e autostradali sta dando il suo contributo fondamentale alla distruzione del terreno regionale.
Sono continuate le scelte di privatizzazione del servizio idrico, consegnato di fatto alle grandi multiutilities Hera e Iren, che guardano alla massimizzazione dei profitti e dei dividendi, anziché a produrre un servizio realmente pubblico ed efficiente. Lo scandaloso provvedimento regionale, che ha prorogato tutte le gestioni del servizio idrico alla fine del 2027, superando la scadenza temporale di numerose concessioni, impedisce la possibilità di aprire un percorso di ripubblicizzazione.
La qualità dell’aria nella Pianura Padana è fra le peggiori al mondo, e la nostra Regione non brilla certo per provvedimenti che tendano a migliorarne le condizioni.
La mobilità resta legata a doppio filo alla piaga del trasporto privato, e ad esso si continuano ad immolare ampi pezzi di natura e di salute delle popolazioni, non si ha il coraggio di promuovere scelte che incentivino il trasporto collettivo, si progettano grandi opere stradali e autostradali. La difesa ad oltranza dell’immagine da Motor Valley non mette minimamente in discussione lo strapotere della motorizzazione.
La presenza massiccia degli allevamenti intensivi non viene minimamente messa in discussione, le cosiddette eccellenze gastronomiche della regione vengono prese a pretesto per potenziarli in maniera illimitata. L’indispensabile loro riduzione, anche moderata, viene rimandata sine die e a tutt’oggi non vede la luce neppure alcun provvedimento che limiti l’autorizzazione all’apertura di nuovi.
Infine, occorre sottolineare la grave scelta compiuta dalla Regione sul tema dell’autonomia differenziata, in modo, se si vuole, un po’ meno spinto rispetto a quello praticato dalle regioni Lombardia e Veneto, ma sempre inserendosi in quel solco, decisamente negativo e lesivo dell’universalità dei diritti sociali.
Nel nostro ambito associativo e di movimento ci sono diverse persone che nel 2020, a fronte del rischio che la Regione venisse consegnata alle forze negazioniste, razziste e superliberiste della destra, hanno sostenuto la coalizione Bonaccini, dando il voto a liste che dichiaravano di voler rappresentare le istanze del mondo ambientalista e della giustizia sociale, climatica e democratica.
Oggi riteniamo che non vi siano minimamente le condizioni per ribadire la scelta di allora. I nomi che vengono fatti come possibili successori del Presidente uscente rimarcano proprio la volontà di una forte continuità.
Alcune presenze maggiormente vicine alle istanze ambientali hanno compiuto la scelta di sostenere “a prescindere” la giunta Bonaccini, un errore che non va reiterato. D’altronde, la frammentazione, l’autoreferenzialità e la litigiosità di coloro che, pur condividendo programmi simili, si sono presentati fuori della coalizione, sono state una iattura che ha escluso dalla rappresentanza quasi tutti i gruppi (tranne i 5Stelle), e ha impedito lo sviluppo di un’opposizione forte ed efficace.
Noi confidiamo soprattutto nella mobilitazione dal basso e nelle lotte: RECA, per la sua natura di soggetto sociale, Rete composta da numerose Associazioni e realtà sociali, non intende cimentarsi con una propria presenza elettorale, ma siamo convinte/i che il tema della “sponda politica” sia ineludibile, per cui occorre riuscire a coagulare tutte le forze, anche diverse, che hanno a cuore le sorti dell’ambiente e della giustizia climatica e costituire una alternativa.
Quindi ci rivolgiamo a tutte le forze politiche, anche diverse, che hanno a cuore le sorti dell’ambiente e della giustizia climatica e sociale e che condividono la sostanza delle proposte da noi avanzate sopra, per discutere con noi e altre realtà sociali la possibilità di costituire un’alternativa volta a produrre una discontinuità forte rispetto allo scenario esistente. E che questa possa determinarsi già nella prossima scadenza elettorale, verificando le condizioni e le prospettive per costruire una presenza unitaria del pensiero critico, ecologista ed alternativo, nelle forme che valuteremo opportune.
Per queste ragioni, chiamiamo alla discussione sincera, priva di pregiudizi, libera da interessi di bandiera e ricca di disponibilità all’ascolto e di generosità politica tutte le realtà sociali e politiche interessate all’orizzonte che abbiamo delineato, mettendo a disposizione quanto elaborato in questi anni.
Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, maggio 2024