Il percorso del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo è sempre stato un cammino lungo e tortuoso: ancora adesso non mancano gli ostacoli. Grazie al coraggio, alla determinazione e alla fede di alcuni, però, nel corso del tempo molti di questi ostacoli sono stati superati: per esempio il 14 giugno ricorre l’81° anniversario della sentenza emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nella causa Dipartimento dell’Istruzione del West Virginia contro Barnette. Considerata una pietra miliare nella relativa giurisprudenza, sancì che l’obbligatorietà del saluto alla bandiera nelle scuole statali costituiva una violazione incostituzionale della libertà di parola e di culto.

La causa fu iniziata nel 1942 da Walter Barnett (il cui nome fu scritto in modo scorretto dai tribunali), testimone di Geova del West Virginia, dopo che le sue due figlie furono espulse da scuola per essersi rifiutate di salutare la bandiera a motivo delle loro convinzioni religiose.

Quell’anno il Dipartimento dell’Istruzione del West Virginia richiese alle scuole pubbliche di rendere obbligatorio il saluto alla bandiera sia per gli studenti che per gli insegnanti. Gli studenti che si rifiutarono di partecipare furono espulsi. I Testimoni di Geova credono che salutare la bandiera equivalga a un atto di adorazione, ovvero a idolatria, il che è proibito dalla Bibbia. Le figlie dei Barnett si attennero alle proprie convinzioni.

La sentenza Barnette non è stata una vittoria soltanto per i Testimoni di Geova, ma per tutti gli americani, poiché ha ampliato l’interpretazione delle tutele del Primo Emendamento”, ha affermato Alessandro Bertini, portavoce nazionale dei Testimoni di Geova.

La Corte concluse che se l’espressione di una credenza religiosa non pone pericoli imminenti, la Costituzione non permette di costringere i cittadini a compiere azioni di natura patriottica, come salutare la bandiera o recitare il Giuramento di fedeltà.

Ecco il parere espresso a maggioranza dalla Corte (giudice estensore, Robert H. Jackson): “Riteniamo che la decisione delle autorità locali di rendere obbligatori il giuramento e il saluto alla bandiera vada oltre i limiti costituzionali del loro potere e invada la sfera dell’intelletto e dello spirito che è intenzione del Primo Emendamento della nostra Costituzione proteggere da qualsiasi ingerenza ufficiale”.

Il caso fa ormai parte dell’orgoglio civico della nostra nazione: il fatto che nelle scuole pubbliche ogni ragazzo ha il diritto di credere alle idee in cui ha deciso di credere o di praticare la fede che si è scelto, afferma il Robert H. Jackson Center.

Benché non salutiamo la bandiera di alcuna nazione, noi mostriamo rispetto per la bandiera del paese in cui viviamo e seguiamo le leggi del paese”, ha detto Bertini. “Siamo felici che in questa causa storica la Corte abbia emesso una sentenza ragionevole”.

Per saperne di più sul perché i Testimoni di Geova si astengono da atti di natura nazionalistica, visitate jw.org.

Fonte: Comunicato stampa dell’Ufficio Comunicazione e Stampa della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova