Situazione umanitaria

La carestia è una realtà quotidiana a Gaza. Ieri, sono morti altri due bambini in ospedali a causa della mancanza di cibo. Nei letti dell’ospedale Aqsa di Deir Balah (zona centrale) si vedono bambini scheletrici che soffrono di malnutrizione acuta. Un portavoce della Mezzaluna rossa palestinese ha dichiarato che nell’ultima settimana sono stati 37 i casi di decessi per fame nella striscia.

Il sindaco di Rafah ha affermato che l’opera di genocidio va avanti su tre direttrici: bombardamenti mirati contro i quartieri densamente abitati, la distruzione di ospedali e servizi comunali come la rete idrica e, infine, il divieto di ingresso degli aiuti internazionali.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Jenin, Qalqilia, Tulkarem, El-Khalil e Nablus sono state oggetto ieri di azioni militari dell’esercito israeliano, con decine di feriti da arma da fuoco in ciascuna di queste province. Ingenti truppe, in mezzi corazzati, hanno invaso città e villaggi in operazioni di rastrellamento alla ricerca degli attivisti che si oppongono all’occupazione militare. In ciascuna di queste operazioni, è stata svolta la consueta azione devastatrice dei bulldozer, cancellando intere infrastrutture urbane. Queste operazioni sono contrastate dalla popolazione con lancio di pietre e bottiglie incendiarie, una resistenza impari che lascia sul terreno sempre un maggior numero di morti e feriti palestinesi.

A Tel Rumeida, un quartiere centrale di El-Khalil, un colono ebreo israeliano ha demolito la facciata della casa di un attivista palestinese, sotto la protezione dei militari. Sono quotidiane le aggressioni contro gli abitanti autoctoni da parte dei coloni provenienti da ogni dove, specialmente dagli USA e Canada. “Nel quartiere preso di mira, per cacciare gli abitanti ed impossessarsi delle case, i coloni ebrei girano armati e aggrediscono con lancio di pietre e sacchi di pattumiera le case dei palestinesi”, ha denunciato l’attivista Issa Amro, proprietario della casa demolita.

Prigionieri

Un rapporto dell’Ente per la protezione dei detenuti palestinesi (ANP), nelle carceri israeliane ci sono 120 minori, alcuni dei quali bambini di appena 12 anni, 18 dei quali deportati da Gaza. “Le condizioni di detenzione sono catastrofiche: affollamento nelle celle, diniego delle cure, diffusione di malattie della pelle per mancanza di pulizia e maltrattamenti quotidiani. Un avvocato ha raccontato che il suo assistito, detenuto nel carcere di Megiddo, è stato picchiato duramente fino a rompergli il braccio, soltanto perché aveva chiesto una visita medica.

L’esercito israeliano ha confermato che 38 prigionieri catturati a Gaza sono morti nei campi di concentramento nel deserto del Negev. Le notizie su questi casi di morti sotto le torture erano apparse su inchieste di media israeliani e internazionali. Secondo l’organizzazione Medici per i diritti umani-sezione Israele, i decessi sono avvenuti nella maggior parte dei casi per il rifiuto di curare i prigionieri da parte delle direzioni dei centri di detenzione. Il quotidiano Haaretz ha scritto che nell’ospedale militare del carcere di Sde Teman aumentano le accuse di trattamenti disumani e che i vertici militari vietano le autorizzazioni ai giornalisti di visitarlo. È stato negato ad una delegazione della Croce rossa internazionale di visitare il carcere, che in realtà è un campo di concentramento.