Oggi pomeriggio Extinction Rebellion ha occupato l’International Media and Broadcasting Center, ovvero il centro conferenze dove si riunisce la stampa nazionale e internazionale per la copertura mediatica del G7. Decine di persone si sono incatenate all’ingresso, accompagnate da altre sedute e sdraiate attorno a loro. I manifestanti hanno esposto uno striscione con scritto “Crisi ecoclimatica: Italia zona rossa”  e indossato magliette rosse su cui spicca un ulivo in fiamme che emerge dalle acque del Mediterraneo, rosse per le alte temperature, dalle quali si protendono le mani dei migranti morti durante la traversata. Una rivisitazione del logo ufficiale disegnato per questa edizione italiana del vertice internazionale. Presenti anche attivisti del movimento Debt for Climate, che chiede la cancellazione del debito del sud globale, e di altre organizzazioni radunate nel coordinamento Gsim, un collettivo di realtà pugliesi che si sono unite per contestare il G7 in Puglia e che in questi giorni ha organizzato un campeggio presso Le Fattizze di Aneo (Nardò).

L’International Media and Broadcasting Center ospita più di mille giornalisti provenienti da ogni parte del mondo e con questa protesta Extinction Rebellion vuole portare l’attenzione sul ruolo fondamentale che i media di tutto il mondo hanno nel raccontare quello che si sta succedendo in questi giorni in Puglia. “Abbiamo portato qui la nostra protesta, per chiedere ai media di raccontare  il fallimento dei governi nell’affrontare  i sempre più intensi effetti del collasso climatico in maniera democratica, informando, ascoltando e coinvolgendo le popolazioni – dichiara Manlio di Extinction Rebellion –  Chiediamo loro di raccontare quello che sta succedendo in questi giorni qui, in Puglia, dove i leader mondiali si sono isolati , al centro di una zona rossa, militarizzata, che si estende per molti chilometri, inglobando tratti di litorale e paesi limitrofi”.

Una zona rossa e uno stato di allerta che sta pesantemente limitando il diritto di spostamento di cittadini e manifestanti con divieti alla circolazione e la sospensione delle visite ai degenti negli ospedali e l’impiego dell’esercito  che, secondo la CGIL “rappresenta una strada inaccettabile e propagandistica, dove l’unico interesse è quello della sicurezza percepita”. In questi giorni si sono verificati molti casi di fermi identificativi durati ore, perquisizioni dei veicoli, pedinamenti, fino alla chiusura arbitraria del casello autostradale di Brindisi. “Oggi siamo già stati fermati tre volte. Abbiamo passato la notte nel nostro van e questa mattina siamo stati svegliati alle sei dagli agenti che ci hanno intimato di uscire e di svuotare completamente il veicolo” dichiara Martha. “Un copione che si è ripetuto ogni volta. Da ore siamo pedinati da una volante della polizia. Una limitazione ingiustificabile del nostro diritto alla libera circolazione e un tentativo di impedirci di unirci alle manifestazioni in corso a Bari”. 

Nessuno dei paesi del G7 ha un programma per l’eliminazione graduale delle fonti di combustibile fossile. Al contrario, in aprile, al termine del G7 su Clima, Energia e Ambiente, svoltosi a Torino, il ministro per la transizione energetica Pichetto Fratin ha annunciato come un grande successo l’abbandono del carbone entro il 2035, una misura ritenuta inadeguata da moltissimi osservatori. Inoltre, l’Italia ha un piano di investimento per aumentare la propria capacità  di importare gas fossile e trasformare il paese in uno hub del gas. Proprio la Puglia, vedrà l’espansione della TAP (Trans-Atlantic Pipeline), che trasporta in Europa il gas azero. Secondo Didi si tratta di “Un progetto che aggrava la situazione ambientale della regione.  L’Italia, uno dei sette grandi, ha qui, in Puglia, un’area che l’ONU ha definito “zona di sacrificio, una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”: Taranto, dove la collusione di governi e imprese uccide e devasta”. Solo la scorso mercoledì, António Guterres, il Segretario generale dell’ONU si è appellato ai media e alle aziende tech affinché smettano di assecondare  “la distruzione del pianeta” accettando il denaro e la pubblicità delle aziende del fossile. I dati dell’Organizzazione Metereologica Mondiale evidenziano che c’è un 80% di probabilità che il limite di 1.5°C venga superato in almeno uno dei prossimi cinque anni. I dodici mesi appena trascorsi hanno già superato questo limite, con una temperatura media globale di 1.63°C secondo il sistema Copernicus dell’Unione Europea. 

Di fronte a tutto questo, il governo italiano ha deciso di chiudere i capi di governo delle sette maggiori economie del mondo in un borgo inaccessibile, e tenere distanti chilometri tutti i cittadini e le cittadine che credono ancora in un altro mondo possibile, ostacolando – di fatto – la manifestazione di libero dissenso.