Tutte le sinistre e gli ecologisti francesi hanno realizzato un’intesa storica sia sui candidati in tutte le circoscrizioni, sui sul programma politico per le prossime elezioni di fine giugno. La possibilità della loro vittoria è realistica.
Per capire cosa è successo ricordiamo i fatti salienti.
Alle passate elezioni presidenziali le sinistre non erano unite e la fascista Le Pen riuscì a passare al secondo turno perché la maggioranza dell’elettorato delle sinistre votò Macron per impedire la vittoria della Le Pen. Alle successive politiche (che si fanno dopo le presidenziali) le sinistre crearono la NUPES (Nuova Unione di ecologisti e della sinistra) che ebbe un buon successo ma non in tutte le circoscrizioni per ancora sabotaggi di ex-socialisti, comunisti del PCF e anche alcuni ecologisti e querelles contro il leader della France insoumise, Mélenchon, capo del partito largamente maggioritario della NUPES. Da allora questa unità delle sinistre s’è sfaldata e non ha presentato candidati unitari alle europee. Così il partito della sig.ra Le Pen è riuscita a vincere. Come riconoscono persino i moderati di Le Monde, che resta il principale quotidiano istituzionale moderato in Francia, questo successo della destra fascista è stato dovuto alle scelte di Macron che gli ha spianato la strada sia facendo votare al suo governo insieme ai fascisti la legge contro l’immigrazione, sia la riforma delle pensioni e altre scelte ferocemente liberiste contro i lavoratori e la maggioranza della popolazione (nonostante le grandiose mobilitazioni popolari contrarie ). Con il suo abituale comportamento da neo-reo di Francia, Macron ha quindi deciso di indire elezioni politiche anticipate. E ha persino dichiarato che comunque anche se vince il partito e la coalizione fascista e razzista lui non si dimetterà. Di fatto è coerente con le leggi fasciste e razziste che il suo governo ha votato negli ultimi due anni a sprezzo della sua promessa di rispettare il voto dell’elettorato delle sinistre che lo aveva fatto eleggere presidente.
Di fronte alla precipitazione di una congiuntura politica catastrofica, cioè al rischio che la Le Pen vinca le politiche e poi diventi anche presidente della Repubblica, in un paese in cui questa carica gli dà pieni poteri, le sinistre hanno reagito con una velocità straordinaria, inimmaginabile sino a una settimana prima. Tutte le divergenze, i pregiudizi degli uni sugli altri, le presunte incompatibilità considerate insuperabili, sono state azzerate: è nato il nuovo Fronte Popolare delle sinistre e degli ecologisti, una coalizione che ricorda quella fantastica del 1936 e la rinnova con anche le sensibilità ecologiste, femministe, intersezionali insieme alle priorità di classe per la protezione dei lavoratori e della popolazione sempre più impoverita dalle politiche dei governi del liberismo feroce di Macron e dell’ex-sinistra.
Il programma del nuovo Fronte Popolare (detto “contratto di legislatura” prevede 150 misure per realizzare in ordine cronologico: i primi quindici giorni – la rottura –, poi i primi cento giorni – le biforcazioni –, e infine i mesi successivi – le trasformazioni (vedi qui l’articolo di Mediapart). Questa sfumatura formale è significativa. La campagna elettorale sarà fulminea. Si doveva essere all’altezza del momento politico senza precedenti; in solo tre settimane è in gioco la possibilità di rovesciare il potere e governare il paese (dice Hadrien Clouet, di La France insoumise (LFI). Prima l’emergenza, poi la trasformazione. Le prime due settimane saranno quindi dedicate all’applicazione di “venti atti di rottura per rispondere all’emergenza sociale, alla sfida climatica, alla riparazione dei servizi pubblici, un percorso di pacificazione in Francia e nel mondo”. Tra questi, molti riguardano il potere d’acquisto, cioè il congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità (generi alimentari, energia e carburanti), l’aumento del salario minimo a 1.600 euro netti, la rivalutazione del sussidio personale abitativo del 10%. Ma anche l’ecologia -con una moratoria sui grandi progetti infrastrutturali autostradali e sui mega-bacini – e la pace in Nuova Caledonia-Kanaky, con l’abbandono del processo di riforma costituzionale imposto da Macron e una missione di dialogo per riprendere il processo di decolonizzazione.
Il solo punto che per noi italiani appare discutibile riguarda la guerra russa contro l’Ucraina: si afferma non solo che la difesa della sovranità e della libertà del popolo ucraino nonché dell’integrità dei suoi confini restano indiscutibili, ma “attraverso la consegna delle armi necessarie”.
Invece su Gaza la solidarietà con in Palestinesi è anch’essa indiscutibile. Si afferma infatti la rottura con “il colpevole sostegno del governo francese al governo suprematista di estrema destra di Netanyahu”, per scongiurare il “rischio di genocidio” però si considera Hamas un partito terrorista teocarico.
Secondo uno dei leader del Nuovo Fronte Popolare: “La questione centrale per noi non è attuare una gestione antimacronista, ma trasformare il Paese”. Per comprendere meglio il cambiamento, che “il Parlamento occupa un posto molto più importante nel tipo di governo promosso dal Nuovo Fronte Popolare” – il che segna ulteriormente una rottura con l’attuale iper-presidenzializzazione-, per sperare di ottenere la maggioranza nell’Assemblea nazionale, le forze di sinistra ed ecologiste hanno distribuito i collegi elettorali (229 per LFI, 175 per il Partito socialista (PS), 92 per Les Écologistes, 50 per il PCF), cercando di rendere strategiche la scelte a seconda del territorio. Secondo questi dati, la LFI mantiene la sua posizione centrale a sinistra, anche se si è verificato un riequilibrio a favore del PS, risultato primo tra i partiti di sinistra alle elezioni europee. Così, la LFI ha ottenuto la nomina di un candidato in 122 dei 289 collegi elettorali che hanno votato più a sinistra nelle elezioni del 9 giugno, e il PS 79. Il contratto legislativo tiene conto anche del tempo parlamentare e propone “due grandi leggi [che] permetteranno di avviare la ricostruzione dei due servizi pubblici più cruciali: sanità e istruzione”, e “una legge sul clima energetico [che] renderà possibile gettare le basi della pianificazione ecologica. Su quest’ultimo punto torna in auge la “regola verde” di LFI – secondo la quale alla natura non si deve togliere nulla che non possa ricostituirsi – oltre a un rafforzamento della produzione di energie rinnovabili, o un ulteriore sostegno alla coibentazione completa dell’edilizia abitativa e l’accelerazione della ristrutturazione degli edifici pubblici.
Nel programma dei cento giorni si inserisce la mobilitazione popolare contro ogni forma di razzismo, contro l’antisemitismo e l’islamofobia.
In generale, nei mesi seguenti, il “contratto di legislatura” intende contare su un “legame costante con la società mobilitata, in particolare sindacati, associazioni, collettivi”. “Invitiamo gli attivisti e più in generale tutti coloro che condividono questi obiettivi a partecipare alla campagna per scrivere una nuova pagina nella storia della Francia”. E già da giorni c’è in tutta la Francia una nuova grande mobilitazione che va oltre quella che s’è avuto per mesi e mesi contro la riforma delle pensioni. Di fatto è anche una voglia di rivincita dopo la sconfitta di quel grande movimento a causa dell’uso spietato del potere assoluto che la legge francese attribuisce al presidente della Repubblica che vieta anche i referendum.
“Dobbiamo mettere in moto tutta la società, affinché la società civile organizzata entri con noi al governo: questo è l’appello ai “gilet gialli” e a tutti coloro che si sono opposti alla riforma delle pensioni” (lo ha detto anche aggiunto il segretario del Partito socialista Olivier Faure, che ha infine ottenuto il mandato dal suo consiglio nazionale con una larghissima maggioranza – mentre prima i dissidenti di destra erano ostili).
Un sindacalista della CGT (la CGIL francese) della fabbrica MA France (in periferia parigina), è intervenuto in questo senso venerdì alla Maison de la Chimie: “La sera dello scioglimento, ho tremato, ma molto presto ho capito e abbiamo formato il Fronte Popolare. Come rappresentante del mondo del lavoro in generale, grazie. Vogliamo restare al vostro fianco, contiamo su di voi, ma fate attenzione, siate all’altezza delle sfide, il Paese è devastato”, ha avvertito.
Le forze del Nuovo Fronte Popolare si sono già ispirate alle proposte del movimento intersindacale (che indice manifestazioni sabato 15 giugno in tutta la Francia contro l’estrema destra) e si sono impegnate a incontrare presto le parti sociali. “Se vogliamo riconquistare le categorie popolari che non ascoltano più la sinistra, e talvolta votano sistematicamente RN, dobbiamo contare sul coinvolgimento popolare. Se vinceremo, la nostra coalizione non si deve trovare sotto il controllo di forze che avevano ignorato i lavoratori quando era al potere l’(ex)sinistra”. Per ora le candidature ufficiali per il Nuovo Fronte Popolare dette “di apertura” sono un po’ rare (c’è il ferroviere e sindacalista della CGT, del partito indipendentista basco EH Bai, e quello di Amal Bentounsi, fondatrice del collettivo “Emergenza, la nostra polizia assassina” (i giovani delle banlieues). L’urgenza di mobilitarsi per vincere contro il razzismo e per la giustizia sociale” è risentita e mobilierà anche la popolazione delle banlieues e in particolare i giovani che alle passate elezioni non hanno mai votato.
Intanto sabato 15 giugno in tutta la Francia sono previste tra le 150 e le 200 manifestazioni contro l’estrema destra, tra cui una a Marsiglia e un’altra a Parigi che inizierà nel primo pomeriggio.
Ma già venerdì migliaia di manifestanti si sono mobilitati contro l’estrema destra a Montpellier (10.000) e Lione. È stato l’inizio di un lungo fine settimana di manifestazioni. Nel centro di Montpellier erano visibili nel corteo le bandiere dei sindacati CGT, CFDT e della ONG Medici del Mondo, ma anche bandiere palestinesi e numerose bandiere francesi. A Montpellier, alle elezioni europee La France Insoumise è arrivata prima (24,18%), davanti alla lista socialista di Raphaël Glucksmann (19,6%) e poi quella fascista di Bardella (RN, 16,68%). A Lione oltre 5000 manifestanti, malgrado la pioggia, anche in piccoli comuni come A Roanne, nella periferia di Lione, c’è stata una manifestazione di oltre 800 persone; lo stesso a Tolosa con lo slogan “Abbasso lo Stato, gli sbirri e i fascisti”, “niente fascisti nei nostri quartieri, nessun quartiere per i fascisti” o anche slogan a sostegno dei territori palestinesi: “Palestina vincerà”.