La scuola anche quest’anno ha chiuso i battenti per la gioia di alunni grandi e piccoli. Per tanti genitori, invece, inizia un periodo di scompiglio e di stress, soprattutto se si è alle prese con bambine e bambini da gestire per le oltre 12 settimane durante le quali le scuole resteranno chiuse (in Germania, Francia e Regno Unito restano chiuse 6-8 settimane). Per molte famiglie riorganizzarsi in questo periodo non sempre è agevole. Si tratta di un problema che si ripropone anno dopo anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi, sono senza il supporto della famiglia di origine o dove il carico è sostenuto solo dalle madri. Un problema la cui soluzione spesso è alquanto costosa e proibitiva per molte famiglie.

L’indagine realizzata da Adoc (l’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori promossa dalla UIL) e Eures,  che ha analizzato i costi dei centri estivi in cinque città – Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari – ha rilevato un aumento medio del +10% rispetto al 2023. Il costo medio settimanale per una famiglia che decide di portare il proprio figlio per una settimana ad orario pieno si attesta a 154,30 euro e per l’orario ridotto a 85 euro. Immaginando otto settimane di iscrizione al centro, una famiglia spenderebbe 1.234 euro, che salgono a 2.382 euro per due figli, pari a una volta e mezzo una retribuzione media, considerando che lo sconto medio per i fratelli, qualora applicato, raramente superi il 10%.

Le differenze di costo sono significative anche a livello geografico: i centri estivi del Nord Italia risultano i più cari, con un costo medio per una settimana di 175 euro a tempo pieno, contro i 148 euro del Centro e i 118 euro del Sud. Considerando il tempo ridotto i costi settimanali scendono, in media, a 102 euro al Nord, 98 euro al Centro e a 58 euro al Sud. Milano risulta la città decisamente più cara, con un costo medio a settimana di 218 euro (che scende a 176 euro per l’orario ridotto), registrando un valore pari a circa il doppio di Bari (dove un centro estivo con orario pieno costa mediamente 100 euro a settimana, scendendo a 49 per l’orario ridotto) e di Napoli (123 euro per il tempo pieno e 60 per quello ridotto). Bologna, con 137 euro per il tempo pieno e 90 per l’orario ridotto, mentre Roma con 148 euro mediamente rilevati per il tempo pieno e 98 euro per quello parziale. Proiettando il costo medio a settimana per 8 settimane di centro una famiglia milanese arriverebbe a spendere ben 1.748 euro per un figlio e 3.374 euro per due figli; il costo che dovrebbe sostenere una famiglia di Roma si attesterebbe a 1.180 euro per un figlio e a 2.278 per due figli, valore che scende rispettivamente a 1.093 e a 2.110 euro a Bologna. Napoli (con 986 euro per un figlio e 1.902 euro per due figli) e Bari (802 euro e 1.548 euro) pur registrando valori più “accessibili” confermano l’entità di una spesa spesso proibitiva per le famiglie.

Tra i servizi offerti dai centri estivi, il più diffuso è il servizio di refezione (presente nel 75,3% dei casi), mentre la merenda è inclusa solo nel 44,2% delle strutture. Circa il 25% dei centri estivi offre un servizio di pre e/o post-camp (servizio che consente di lasciare e riprendere i propri figli prima e oltre l’orario stabilito) con un costo aggiuntivo.

Si tratta di costi, commentano dall’Adoc, ingiustificati e spesso poco accessibili per tanti genitori. Una situazione che non fa che aumentare le disuguaglianze sociali: chi non può permettersi attività, centri estivi o vacanze studio e i più fragili restano “parcheggiati sul divano”, magari davanti a tv, a tablet o cellulari.

“Nonostante le parole e le promesse elettorali – commenta la Presidente Adoc nazionale, Anna Rea – il governo Meloni ha fallito, continuando a ignorare le reali necessità delle famiglie e lasciando che il peso economico e sociale dei crescenti costi dei centri estivi e della lunga chiusura delle scuole ricada interamente sui genitori, senza offrire soluzioni concrete e strutturali, che come Associazione chiediamo da tempo. Serve un cambio strutturale da parte delle istituzioni – continua Rea – per sostenere le famiglie e garantire un servizio educativo e ricreativo accessibile a tutti. Dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione alle politiche a sostegno delle famiglie e dei bambini. Invece, non vediamo nessun passo in avanti sulla scuola. I costi dei centri estivi addirittura aumentano rispetto agli anni precedenti in maniera ingiustificata, così come l’IVA su pannolini e assorbenti. Questa non è una politica a favore dei bambini, delle famiglie e in particolare delle donne.

Qui il Report:  https://adocnazionale.it/wp-content/uploads/2024/06/EURES_CENTRI-ESTIVI_7_06.pdf.