Il 19 Giugno, per la nona volta in meno di un mese, una piazza di Milano ha visto un’incursione contro la guerra, che è già stata replicata in altre città e in altre la stanno preparando.

Ancora una volta una sirena suona forte, persone che si agitano, rumore di esplosioni, persone a terra, a decine. A volte di più, a volte di meno. Musica, calma, sguardi attoniti.

Molti passanti si avvicinano, vedono i biglietti nelle mani dei corpi a terra: invocano la fine dei bombardamenti, la pace in Palestina, ma non solo. Le persone capiscono. Al termine si compone un lungo striscione componibile: CEASEFIRE NOW.

https://youtu.be/s7eq84pX2MU?si=fhbHdqOq_QJRK5_x

Slogan gridati, improvvisati, uno o una parte, gli altri seguono.
Il più delle volte seguono applausi, persone sconosciute che si uniscono alle grida.

Ieri un gesto in più: in piazza Argentina, che si affaccia su corso Buenos Aires, via di grande passaggio milanese, ad un semaforo verde, lo striscione si distende da un capo all’altro del largo viale. L’impressione è forte, per qualche attimo quell’arteria “vetrina di Milano” viene fermata. Solo pochi secondi, poi i clacson cominciano, non c’è tempo, la frenesia incalza, non c’è tempo per guerre e morti, anche se bambini.
Il gruppo raccoglie il suo armamentario, saluta chi deve andare via, scende in metropolitana.
Ci si sposta in piazza Gae Aulenti, il recente parto di una Milano alla “super moda”, un’inquietante isola di presuntuosi grattacieli.

La piazza oggi è invasa da stand, installazioni, automobili in esposizione, collegamenti radio, musica e voci “a palla”.

Come un infermiere cerca di fare un prelievo da una vena invisibile di un braccio, così i nostri si aggirano in cerca dell’angolo dove poter fare l’azione. La comunicazione alla questura è stata fatta, nessun problema.

Deciso il luogo, si parte: “Azione!” Ma è verso la fine del flash mob, quando i corpi si alzano che arriva una voce gracchiante: “Non potete! Siete su uno spazio privato!” E’ una guardia privata italiana, insieme ad altre 3 o 4 di altri Paesi, dal volto. Questa guardia insiste. Qualcuno del gruppone risponde, alza la voce, altri attoniti: “Ma come è uno spazio PRIVATO? Una piazza della nostra città??” L’uomo insiste, vuole vedere l’autorizzazione.

Viene invitato a chiamare pure la polizia, il flash mob va avanti.

Gli uomini in divisa rimangono in disparte ad osservare la fine dell’azione, gli sguardi sono in cagnesco (ma perché poi si dice cagnesco? Spesso i cani sono meglio degli uomini…).

Silvia Zaru finisce cantando “Il disertore”, senza microfono, ma la si sente. Applausi, alcuni davvero commossi.

Insomma il gruppo che replica quest’azione ogni volta ne scopre una.
Gli spazi si stringono, in generale, ma che una piazza potesse essere privata…
Anche per questo è indispensabile andare avanti, insistere, inventare nuove forme di comunicazione e cercare di crescere.

Coraggio.

PS. E’ da una foto fatta che si scopre come sullo sfondo appare il gigantesco palazzo di AXA, proprio quella compagnia di assicurazioni francese contro la quale si svolse una delle prime iniziative di boicottaggio contro Israele del BDS di Milano… Non c’è davvero Pace.