Nell’ambito di Eirenefest, appuntamento annuale sui temi della pace e della nonviolenza, si è svolta una tavola rotonda su “Danilo Dolci e la rivoluzione nonviolenta. La struttura maieutica reciproca per superare il virus del dominio” alla quale hanno portato le testimonianze e il contributo del loro impegno Daniela Dolci, presidente del Borgo Danilo Dolci; Giuseppe Barone, autore e collaboratore di Danilo Dolci; Tiziana Morgante, educatrice e saggista; Annabella Coiro del Centro di Nonviolenza Attiva di Milano.

Per tutta la vita Danilo Dolci ha cercato le strategie migliori per liberare la creatività umana, quale antidoto alla distruzione e l’ha scoperto nell’approccio educativo maieutico, termine di antica filosofia, la cui esperienza oggi si potrebbe sperimentare quale metodo su larga scala nelle scuole. Negli anni ’70 Dolci immaginò – coinvolgendo i bambini, gli educatori, la gente della zona – il Centro Educativo di Mirto, nella campagna a poca distanza da Partinico, in provincia di Palermo: una scuola progettata secondo le indicazioni dal basso dagli architetti milanesi Giancarlo e Giovanna Polo, che offrirono da volontari il loro impegno.  A Mirto era chiara l’esigenza di porre il bambino nel ruolo primario di osservatore del mondo: oggi il plesso, realizzato a suo tempo con i fondi dei comitati sostenitori, è riconosciuto ufficialmente dallo Stato quale scuola sperimentale .

L’incontro è stato coordinato da Annabella Coiro, che si occupa di ricerca sulle relazioni generative nonviolente, specialmente in ambito educativo. È formatrice, attivista, già imprenditrice nel mondo della comunicazione. Da circa 20 anni cura progetti di educazione alla nonviolenza e alla cittadinanza nelle scuole. Ha co-fondato a Milano la Casa delle Donne, il Centro di nonviolenza attiva e la rete EDUMANA costituita da scuole che promuovono pratiche educative volte alla costruzione di comunità educanti e alla prevenzione della violenza. Tra i suoi impegni più recenti, ha curato e scritto con altri autori e autrici il volume ‘Scuola Sconfinata. Per una rivoluzione educativa’ pubblicato dalla Fondazione Feltrinelli.

Giuseppe Barone si occupa da decenni, nella sua pur giovane vita, di nonviolenza, educazione alla pace e diritti umani. Collaboratore di Danilo Dolci dal 1985, è vicepresidente dell’omonimo Centro. Ha pubblicato “La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo biografico di Danilo Dolci” (Napoli 2004). Sta per uscire inoltre, in occasione del centenario della nascita di Dolci, edito da Altraeconomia, “Danilo Dolci, una rivoluzione non violenta”. La vita e l’opera di un uomo di pace. Con un’intervista di Mao Valpiana e un ricordo di Luca Baranelli. Alla tavola rotonda di Eirenefest Giuseppe Barone ha raccontato ai presenti, con humour, di aver conosciuto Dolci a scuola verso i quattordici anni, alla metà degli anni ’80, ritenendolo soprattutto un grande scrittore. Meravigliato della sua assenza di superiorità per la richiesta di reciproco “tu”, lo fu ancor più per le domanda con cui esordì Danilo: “Sapete cos’è una zecca?”. Per inciso la zecca è un parassita di molti animali e dell’uomo e trasmette malattie infettive.

Ma per capire occorre fare una disgressione. Nel suo libro di poesie “Il Dio delle zecche” Dolci individua il comportamento distruttivo e parassitario umano con questi versi: “Lui, l’avvelenatore / di fiumi azzurri laghi nitidi mari / spogliatore a verdi foreste / di ogni foglia / rapace sterminatore / di famiglie di pesci e uccelli – / lui, assassino / per ornarsi della pelle dell’altro / lui, chi non macella a furia lo spinala / prigioniero fino al macello / lui belva sorridente”.  Danilo cercava riscontro e conferma ai suoi dubbi. Giuseppe Barone testimonia che inaspettatamente la risposta venne da un ragazzo ritenuto sciocco: affermò che alcune persone si comportano con gli altri come zecche. “Da lì il passo fu breve – conclude Giuseppe Barone – iniziammo a parlare di Auschwitz …” Ed ecco un esempio di quello che può essere definito metodo maieutico, approccio bilaterale alla riflessione e alla comprensione dei fenomeni, dove nessuno è passivo e tutti vengono valorizzati.

Tiziana Rita Morgante ha pubblicato “Chiamami solo Danilo. Racconto per bambini e per chi non ha smesso di sognare” per Armando editore e “Danilo Dolci. Esperienza di una maieutica planetaria” per Vertigo editore. Educatrice e saggista, insegna a Roma, presso l’istituto comprensivo Piersanti Mattarella applicando la maieutica, sulla quale ha fatto una tesi di laurea dopo aver personalmente conosciuto Danilo Dolci durante un seminario sui temi di dominio e potere. (Occorre specificare che Dolci faceva differenza tra dominio, inteso come prevaricazione, e potere quale assunzione di responsabilità). Tiziana Rita Morgante testimonia il successo di un metodo in cui ognuno diventa protagonista e partecipa con interesse, attraverso gruppi che sono sempre più numerosi e attenti.  La Morgante afferma che “nella maieutica non c’è nulla d’improvvisato, eppure non si possono prevedere gli esiti di quello che sarà il risultato”. Evidenzia attraverso un video come persino nello spiegare la grammatica l’approccio possa essere maieutico, come in giardino i suoi scolari riflettano e imparino da ciò che scoprono.

Figlia di Danilo, Daniela Dolci si è trasferita giovanissima a Basilea, dove tuttora vive, per studiare clavicembalo alla Schola Cantorum Basiliensis. Nel 1990 fonda l’orchestra barocca MUSICA FIORITA, specializzata nella musica del ‘600 e ‘700. Intensa la sua attività come clavicembalista e direttore d’orchestra a livello locale e internazionale. Oltre all’attività concertistica si è occupata di ricerche musicali focalizzando l’attenzione su autori e autrici meno conosciuti del periodo barocco, riportandoli alla luce attraverso concerti e registrazioni. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. È stata membro del Consiglio Universitario di Basilea dal 2014 al 2021. Crede nella musica come un linguaggio universale che contribuisce a sviluppare e affinare la capacità di ascolto, mediatore di sensibilità, comprensione, rispetto e amore tra le diverse culture. Dal 2021 Daniela Dolci si dedica assiduamente alla ricostruzione del Centro di Formazione Borgo Danilo Dolci a Trappeto. Brevissima nel suo intervento a Eirenefest, Daniela ha sintetizzato come, non senza costi, sia voluta passare dall’impegno musicale a quello di ristrutturazione del Borgo di Trappeto, dove insieme a altri spera di ridare vita a una struttura che possa diventare punto di riferimento, anche internazionale, quale “centro di studi e iniziative per la piena occupazione”.

Un filmato, protagonista Don Ciotti, ha testimoniato lo stato dei lavori in cui attualmente si trova il Borgo  Danilo Dolci, sulla sommità della collina che sovrasta Trappeto, dove nel 1952 morì di denutrizione il bambino Benedetto Barretta, per il quale Danilo intraprese il primo digiuno di protesta. Perché tale passato rimanga una memoria, la rivitalizzazione dell’esperienza di Dolci diventa un segnale di cambiamento imprescindibile.