Il primo giugno a Palermo, circa settanta persone hanno marciato sul sentiero degli alberi, a ritmo di tamburo, per stimolare la partecipazione e il protagonismo degli abitanti del quartiere di don Pino Puglisi ad un progetto che prevede la realizzazione di un percorso verde, riconoscibile, che partendo dalla costa, all’altezza del Ponte dell’Ammiraglio, arriva al Castello e al Parco di Maredolce, nell’entroterra.

Nell’intervallo fra questi due monumenti arabo-normanni, di particolare importanza storica ed estremamente originali rispetto a tutto il bacino del Mediterraneo, il sentiero abbraccia e comprende Villa Bennici, la chiesa di S. Giovanni dei Lebbrosi e il suo giardino, la biblioteca Malala con il suo giardino, all’interno dell’Istituto comprensivo Maneri-Ingrassia- Don Milani, dove il progetto è nato e si è sviluppato.

Uscendo in via Amedeo d’Aosta, dove ci sono begli esemplari di grandi alberi sul marciapiedi che vanno implementati e alcune case con cortiletti verdi, il sentiero si inoltra verso il sottopassaggio che porta in via Brancaccio. Questo, dotato di transito pedonale collocato più in alto rispetto al piano stradale, potrebbe essere reso meno tetro mantenendolo pulito e dipingendo una foresta sulle mezze colonne strutturali.
Sulla rotatoria, zona ad alto inquinamento veicolare, i tre spazi che la delimitano dovrebbero essere utilizzati per costruire una barriera verde, magari con l’impianto di mini-foreste, considerato che le aree circostanti sono destinate alla costruzione di un asilo nido e quella di destra probabilmente a un parco-giochi per l’infanzia.

Arrivati in via Brancaccio, a sinistra, un vicoletto quasi del tutto verde porta al vecchio Lavatoio, restaurato dal Comune, e al suo piccolo giardino che va ripreso. Ritornando su via Brancaccio, un breve marciapiedi piuttosto stretto potrebbe dare continuità al sentiero con la realizzazione di un verde verticale mentre, dove il marciapiedi è più largo, nella zona della Chiesa di S. Gaetano, si può incrementare il verde con alcuni alberi e siepi. All’angolo tra l’imbocco di via conte Federico, che porta al Castello, con via S. Ciro, si trova l’ex Mulino del sale, piccolo esempio di archeologia industriale, di recente restaurato dal Comune.

Nella prima parte di via Conte Federico le abitazioni, da ambedue i lati, hanno un piccolo cortile davanti casa: si potrebbe incrementare il verde, in questi cortiletti, offrendo ai privati piante di gelsomini e plumerie così da realizzare un percorso profumato.
All’altezza del vicolo Chiazzese, il sentiero si inoltra fra gli agrumi e la parte posteriore della scuola Puglisi, da riempire di verde per meglio valorizzare il palazzo Chiazzese del ‘600, che nasce probabilmente come Casino di Caccia del parco della Favara e oggi è sede del museo del Costume Teatrale.

Tornando di nuovo su via Conte Federico, ecco stagliarsi di fronte a noi il magnifico Castello di Maredolce con il suo parco all’interno del quale la passeggiata e il sentiero, per adesso, finiscono.

Lo scopo della passeggiata, oltre a “marcare” il sentiero degli alberi, è stato, come abbiamo detto, quello di stimolare la partecipazione attiva di chi, in quel luogo, ci vive e ci lavora, nella convinzione che il coinvolgimento è il requisito fondamentale per una reale e duratura rigenerazione urbana.
Il protagonismo degli abitanti, una volta innescato, è possibile che continui a svilupparsi a condizione che gli stessi vengano messi a conoscenza e resi partecipi di tutti i progetti che gli Enti preposti vogliono realizzare nella loro circoscrizione.
Democrazia e partecipazione, sono state le parole chiave che ci hanno guidati, in quanto Attac Palermo, nei nostri cinque anni di attività nel quartiere.
E la partecipazione ha bisogno di luoghi nei quali tutte le persone, che abitano uno spazio riconoscibile (paese, quartiere, circoscrizione), possano incontrarsi e sviluppare un progetto condiviso, culturale ma anche sociale e di cittadinanza attiva.

Abbiamo sempre rivolto a quelle particolari, meravigliose strutture che possono essere o diventare le biblioteche pubbliche il pensiero che rappresentano il luogo ideale a questo scopo. Negli anni abbiamo cercato di fare nascere o rinascere biblioteche, fra queste alcune biblioteche scolastiche, nelle quali sono stati sviluppati soprattutto due scenari “la biblioteca che vogliamo” e e “il quartiere che vogliamo”.

Presso l’Istituto comprensivo Maneri-Ingrassia-don Milani, nel cuore del quartiere Brancaccio-Settecannoli di Palermo, abbiamo stimolato, e poi aiutato a realizzare, la nascita della biblioteca Malala aperta a bambini, ragazzi, genitori ed abitanti, con la possibilità di accedere ad essa anche nel pomeriggio. Questa azione ha avuto il sostegno della Tavola Valdese.

La nostra animazione della biblioteca Malala è stata rivolta, nei primi anni di collaborazione con la scuola, alla creazione di processi didattici trasversali e partecipativi per gli studenti, ora è rivolta soprattutto alla creazione di processi partecipativi sempre con i ragazzi ma anche con adulti, frequentatrici e frequentatori della biblioteca e con molte associazioni già presenti e attive nel territorio.

Malgrado il breve tempo trascorso dall’apertura pomeridiana al quartiere, lo spazio di discussione sul concetto di democrazia e partecipazione e di riflessione sul loro ruolo fondamentale per la trasformazione e rigenerazione della seconda circoscrizione ha portato a sviluppare, insieme alle frequentatrici e ai frequentatori, un progetto dal titolo “Il sentiero degli alberi” con il quale abbiamo partecipato ad un bando di democrazia partecipata, indetto dal Comune.

Il nostro progetto non è risultato vincitore pur avendo ottenuto un buon piazzamento nella graduatoria, ma questo non ha impedito agli amici della biblioteca di pensare che sia molto utile realizzarlo comunque e su questo è iniziato un percorso di coinvolgimento non soltanto dei promotori ma anche, porta a porta, degli abitanti e delle istituzioni comunali.

È necessario spendere alcune parole per comprendere qual è la posta in gioco in questa periferia sud-est di Palermo e per quale motivo il coinvolgimento e il protagonismo degli abitanti sarà cruciale per un cambiamento vero e una rigenerazione reale di questa parte della città di Palermo, che comprende molti quartieri e fra questi i tristemente noti quartieri di Brancaccio, Sperone e Ciaculli, piena di possibili risorse umane e strutturali, ma abbandonata e violentata da decenni, nota quasi esclusivamente per la presenza di attività illegali e criminali.

Per contro, in questa circoscrizione sono presenti più di 5 km di litorale marino, oggi impraticabile e non balneabile, monumenti di eccezionale importanza del periodo arabo-normanno, alcuni dei quali non ancora inseriti nel percorso arabo-normanno della città di Palermo riconosciuto dall’Unesco, numerosi spazi non utilizzati (fra questi, alcuni capannoni dell’ex zona industriale e uno spazio ex Gescal) o sottoutilizzati come i vecchi lavatoi e gli spazi verdi, i resti di antichi bagli ancora impiegati dal punto di vista agricolo e, a margine, il fiume Oreto, il più importante della città.

Da questa breve descrizione, la seconda circoscrizione appare come un luogo in cui un urbanista e un sociologo vedrebbero subito un modello su cui sistemare una città ideale nella quale tutti gli abitanti e, soprattutto, i giovani potrebbero avere un lavoro gratificante, sviluppare nuovi mestieri, vivere un luogo pieno di verde di cui curarsi, godere di attività culturali e ludiche le più diverse, avere un’alimentazione di qualità, godere delle molteplici risorse del mare: tutto questo perché ce ne sarebbero le basi.

La realizzazione del Sentiero degli Alberi potrebbe essere una opportunità per trasformare la biblioteca Malala in un cantiere culturale dove, all’interno di questo progetto, si discuterà di cambiamento climatico, di necessità del verde dentro le città per il miglioramento della qualità dell’aria e la regolazione del microclima locale, per il controllo dei deflussi superficiali, la salvaguardia della biodiversità e la tutela della salute. Si parlerà di raccolta differenziata di qualità e di economia circolare, di possibilità di una diversa mobilità, di orti urbani e migliore alimentazione e salute.

Inoltre, il verde di prossimità, se ben gestito, può diventare spazio sociale partecipato che promuove la cittadinanza attiva in quanto lo sviluppo di infrastrutture verdi urbane richiede sia un ruolo pubblico sia il coinvolgimento diretto dei cittadini nella sua cura.

La nostra idea progettuale permetterebbe agli abitanti-protagonisti di adottare parti del territorio verde e contribuire al miglioramento del paesaggio urbano, di sentirsi orgogliosi di vivere in una parte di città su cui insistono monumenti di particolare importanza storica, di pensare di sviluppare attività e mestieri di nuova concezione, di modificare lo stile di vita per la tutela della salute e del proprio benessere.

Per il Comitato territoriale Attac Palermo, Rita Masseria