Nel recente vertice tra i capi di governo europei è stato raggiunto un accordo: si tratta delle nomine della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen (popolare) per un secondo mandato, dell’ex premier portoghese Antonio Costa (socialista) in qualità di presidente del Consiglio dell’Unione e del primo ministro estone Kaja Kallas (liberale) come Alto rappresentante europeo per gli affari esteri.
A sentire Matteo Salvini si è trattato di “un colpo di Stato e la democrazia ci impone di reagire con tutti i mezzi possibili”. Questo perché “milioni di europei hanno votato” e “hanno chiesto di cambiare l’Europa”.
I numeri ci dicono che a favore delle tre nomine si sono pronunciati 25 governi/stati su 27, ossia quasi il 93%, una percentuale che si potrebbe definire “bulgara” e difficilmente ritenere antidemocratica.
In realtà è possibile che Salvini facesse riferimento ai seggi del Parlamento europeo che dovrà votare l’accordo proposto dai governi. Ma questo voto non è ancora avvenuto e quindi il giudizio di Salvini appare quanto meno prematuro.
Inoltre i numeri dimostrano che a livello europeo la coalizione composta da popolari, socialisti e liberali aveva la maggioranza nella passata legislatura e ha ottenuto nuovamente la maggioranza nelle recenti elezioni. Una maggioranza che viene riconfermata si può definire un “golpe”?
Infine, se proprio vogliamo essere precisi, bisognerebbe parlare di “un colpo di Unione”, poiché non di Stato si tratta ma di Europa (e un sedicente autonomista dovrebbe conoscere la differenza). E non è rassicurante l’intenzione di “reagire con tutti i mezzi possibili”.
Anche Giorgia Meloni si è lamentata dell’esclusione dell’Italia dall’accordo. È opportuno sottolineare che in questa occasione non si trattava di votare pro o contro l’Italia, ma di cercare un’intesa tra raggruppamenti politici europei. Perciò se Fratelli d’Italia e Lega non fanno parte dei tre gruppi che hanno trovato l’accordo, il problema è della loro collocazione, che in Europa è ai margini della coalizione che esprime la maggioranza.
È evidente che Meloni e soprattutto Salvini anziché fare scelte con una prospettiva europea, operano in funzione della nazionalità del candidato o addirittura opponendo gli interessi dell’Italia a quelli dell’Europa. La Lega di Salvini in campagna elettorale per le elezioni europee ha proposto lo slogan “più Italia, meno Europa”. Salvo poi lamentarsi del fatto che il governo italiano è stato messo in un angolo.
Come ha scritto Moni Ovadia: “Avremo l’Europa quando avremo un comune sentimento europeo.”