Inflazione, climate change e lavoro sono le principali sfide globali da affrontare per i giovani italiani, secondo quanto emerge dalla 13^ edizione della GenZ e Millennial Survey, lo studio globale di Deloitte condotto su oltre 14 mila GenZ (nati tra il 1995 e il 2010) e più di 8 mila Millennial (nati tra gli inizi degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta del Novecento) in 44 Paesi del mondo. Per la prima volta, l’indagine di Deloitte indaga anche il percepito dei giovani sul tema della Generative AI: il 29% dei GenZ esprime “incertezza”, il 28% “fascinazione” e il 22% “eccitazione”. Più tiepido il giudizio dei Millennial, che si dichiarano per il 33% “incerti”, per 21% “affascinati” e per il 17% “confusi”. Ancora poco sfruttata sul lavoro – dichiara di usarla spesso il 16% della GenZ e l’11% dei Millennial –, la GenAI è percepita in maniera diversa tra chi la utilizza molto e chi non ha grande dimestichezza con questa novità. Intervistati sulle potenziali applicazioni della GenAI, secondo il 47% della GenZ e secondo il 39% dei Millennial questa innovazione può aiutare a “liberare tempo e migliorare il work-life balance” – una convinzione che arriva al 73% della Gen Z e al 78% dei Millennial che la usano di frequente.

Gli intervistati italiani, e in particolare i Millennial, si sentono meno ottimisti riguardo alla situazione economica e sociale rispetto al 2023: solo il 16% della GenZ e l’11% dei Millennial si aspetta un miglioramento della situazione economica generale. Più fiducia sulla possibilità di un miglioramento della condizione finanziaria personale, atteso dal 31% della GenZ e dal 20% dei Millennial. In continuità con l’anno passato, la prima preoccupazione sia per la GenZ sia per i Millennial è il costo della vita (35% GenZ e 43% Millennial). Rimane prioritaria anche la sfida de cambiamento climatico (33% GenZ e 32% Millennial) e quella della disoccupazione (21% GenZ e 20% Millennial). Ma se i giovani italiani, in generale, sono meno ottimisti della media globale per quanto riguarda lo scenario economico e sociale, sull’ambiente invece risultano particolarmente fiduciosi riguardo alla possibilità di fare la differenza e di influenzare il resto della società: sull’ambiente il 62% della GenZ e il 53% dei Millennial ritiene di avere un’influenza moderata o significativa. Anche sulla salute mentale (60% GenZ; 49% Millennial) e sull’uso etico della tecnologia (52% GenZ; 45% Millennial) i giovani si sentono pronti a guidare il cambiamento.

Il 72% della GenZ e il 77% dei Millennial ha cercato di ridurre il proprio impatto ambientale tramite azioni concrete. Il 37% della GenZ e il 42% dei Millennial ha già rinunciato al fast fashion e il 25% della GenZ e il 21% dei Millennial ha intenzione di farlo. Il 28% della GenZ e il 32% dei Millennial ha eliminato o limitato i voli aerei e in futuro potrebbe farlo il 18% della GenZ e il 19% dei Millennial. Il 30% della GenZ e il 35% dei Millennial hanno adottato una dieta vegetariana o vegana, il 26% della Gen Z e il 20% dei Millennial ha intenzione di farlo. Inoltre, il 23% della GenZ e il 25% dei Millennial dice di essersi informato sull’impatto ambientale di un’impresa prima di acquistarne i prodotti o servizi.

Dopo la pandemia i giovani della GenZ e i Millennial hanno messo tra le priorità lavorative il tema della salute mentale. Rispetto agli altri Paesi, gli intervistati italiani riferiscono livelli di benessere mentale inferiori alla media mondiale, anche se c’è un leggero miglioramento rispetto all’anno scorso. I fattori di stress sono simili a quelli della media globale: emergono soprattutto le preoccupazioni economiche a lungo termine, ma sono rilevanti anche lo stress lavorativo per gli orari di lavoro giudicati troppo lunghi e per la percezione di un mancato riconoscimento professionale. Gli intervistati italiani, inoltre, sono meno propensi della media globale a ritenere che il datore di lavoro prenda sul serio la loro salute mentale: lo pensa il 49% dei GenZ e il 40% dei Millennial. Tuttavia, circa la metà dei giovani afferma che si sentirebbe a suo agio a parlare di salute mentale con il proprio manager (55% della GenZ e 49% dei Millennial).

Gli intervistati italiani concordano sul fatto che avere uno scopo è importante per la loro soddisfazione lavorativa e più di tre quarti degli intervistati afferma che il lavoro dà loro uno scopo: l’83% dei GenZ e l’81% dei Millennial in Italia ha dichiarato che avere uno scopo nel proprio lavoro è un po’ o molto importante per la soddisfazione e il benessere sul lavoro. Il 77% della GenZ e dei Millennial italiani dichiara che il loro attuale lavoro dà loro un senso. Il 64% della GenZ e il 59% dei Millennial, invece, dichiara di essere abbastanza o molto soddisfatto dell’allineamento tra i propri valori e quelli della organizzazione in cui lavorano. Allo stesso tempo, i lavoratori italiani, e in particolare i Millennial, sono meno inclini della media mondiale a rifiutare un incarico o un datore di lavoro sulla base della loro etica personale.

Qui per scaricare il report: https://www.deloitte.com/global/en.html.