Con lo slogan “Ora più che mai”, dal 27 maggio al 3 giugno si è celebrata in Australia la Settimana della riconciliazione nazionale.
Una serie di attività, tra cui mostre d’arte indigena, passeggiate nei siti aborigeni con lezioni di medicina naturale, tavole rotonde, serate culturali, eventi ufficiali e persino una sessione di allenamento a porte aperte di una squadra di calcio professionista, allo scopo di promuovere la conoscenza e la comprensione delle popolazioni aborigene e isolane nello Stretto di Torres da parte della comunità australiana.
Quest’anno la Settimana ha assunto un’intensità e un significato particolari, visto l’esito negativo del referendum del 14 ottobre 2023, popolarmente noto come “The Voice”, che ha cercato di modificare la Costituzione del 1901, aprendo la strada a un organo rappresentativo nel Parlamento australiano per gli oltre 800.000 aborigeni, il 3,2% della popolazione australiana.
«Ora più che mai», si legge nell’appello dei promotori della Settimana, «dobbiamo affrontare il problema incompiuto della riconciliazione. Sappiamo che i 6,2 milioni di australiani che hanno votato SÌ sono impegnati a ottenere risultati migliori per le popolazioni delle “Prime Nazioni”, e stanno con noi».
«I sostenitori della riconciliazione devono farsi avanti per difendere e sostenere i diritti dei popoli delle Prime Nazioni. Denunciare il razzismo ovunque lo troviamo e rafforzare attivamente in tutto il continente le voci dei popoli aborigeni e isolani nello Stretto di Torres», aggiungono.
In un lungo e combattuto percorso di denuncia e protesta, i popoli aborigeni hanno ottenuto una parziale vittoria nel 1967, quando attraverso un altro referendum hanno ottenuto il riconoscimento formale della discriminazione di cui erano vittime. Da quel momento in poi sono state introdotte una serie di misure di azione positiva e l’approvazione di importanti leggi che hanno permesso una maggiore autodeterminazione e il recupero di alcuni diritti.
Un altro traguardo nella lotta per la parità di diritti e opportunità per le popolazioni indigene australiane è stata la lotta di Eddie “Koiki” Mabo, abitante delle isole nello Stretto di Torres, che nel 1992 – dopo un processo durato 10 anni – è riuscito a far riconoscere alla Corte Suprema la primogenitura degli abitanti aborigeni sul territorio poi occupato da imperialisti e coloni.
Una pietra miliare nel percorso di riparazione e riconciliazione è la dissipazione delle falsificazioni storiche sul passato. O per dirla con le parole dei protagonisti, «dire la verità». Dire la verità sulla storia non solo porta alla luce il conflitto coloniale e l’espropriazione, ma riconosce anche la forza e la resilienza dei popoli e delle culture aborigene.
La verità è un elemento centrale della riconciliazione da quando il Consiglio per la riconciliazione degli aborigeni ha iniziato il suo lavoro 30 anni fa. Come espresso nella Dichiarazione australiana verso la riconciliazione:
«La nostra nazione deve avere il coraggio di venire a patti con la verità, di guarire le ferite del suo passato in modo da poter andare avanti insieme in pace con noi stessi».
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid. Revisione di Mariasole Cailotto.