L’instabilità geopolitica che attraversa il mondo porta con sé, tra le tante altre tragedie, anche la fuga di tante persone dal proprio Paese. Una fuga destinata ad aumentare e che tocca sempre più anche i minori.
Nel marzo scorso, nel suo contributo ai lavori della commissione di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, Unhcr ha sottolineato come bambini e adolescenti rappresentino circa il 30% della popolazione mondiale, ma siano il 40% delle persone costrette a fuggire a livello globale.
Il 40% dei profughi nel mondo ha meno di 18 anni. In alcuni casi, si tratta di minori che arrivano senza i propri genitori.
E che quindi vivono una condizione di enorme vulnerabilità, dal momento che tutte le difficoltà connesse all’arrivo in un paese straniero si sommano all’assenza di una figura genitoriale o comunque di riferimento.
Condizione che richiede tutele speciali affinché si possa realizzare un percorso di accoglienza e integrazione rispettoso dei diritti di questi bambini e ragazzi. A partire da quello di essere accolti con modalità specifiche, come l’accoglienza in famiglia. O comunque in soluzioni alternative che non dovrebbero mai essere le strutture straordinarie, ma il sistema ordinario costituito dai centri Sai (sistema di accoglienza e integrazione).
Openpolis ha di recente approfondito come stia cambiando il numero dei minori stranieri non accompagnati (Msna) nel nostro Paese, anche alla luce di guerre e crisi internazionali in corso, con l’obiettivo di capire, attraverso i dati sui centri, lo stato dell’accoglienza nei diversi territori.
Alla fine di aprile 2024, erano 21.255 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. Un numero che – sebbene al di sotto dei picchi raggiunti nei mesi scorsi – resta comunque superiore ai 20mila, soglia raggiunta tra la fine del 2022 e l’aprile dello scorso anno. Le nazionalità attualmente più frequenti sono quella egiziana (4.121 minori, pari al 19,4% dei Msna presenti) e quella ucraina (3.920, il 18,4% dei bambini e ragazzi non accompagnati). Entrambe in calo rispetto all’aprile dello scorso anno, quando erano complessivamente quasi 10mila, quasi equamente distribuiti tra egiziani (5.094 minori) e ucraini (4.706). Mentre appare in crescita la terza nazionalità di origine dei Msna: bambini e ragazzi tunisini nell’ultimo anno sono cresciuti del 24%, passando da 1.852 a 2.292 minori. Incremento ancora più sostenuto per la quarta nazionalità, quella gambiana. I Msna di questo Paese sono passati da 967 persone nell’aprile 2023 alle 2.216 attuali (+129%).
Il 20% dei Msna è accolto presso un soggetto privato (al 31.12.2023)
Al contrario, l’80% degli oltre 23mila minori presenti in Italia al 31 dicembre 2023 sono accolti in strutture di accoglienza. Di questo 80%, il 27% si trova in strutture di prima accoglienza, necessarie nelle prime fasi ma inadeguate per un percorso di integrazione. Mentre il 53% è collocato nella seconda accoglienza, quella rivolta all’inclusione del minore.
Nel corso dell’audizione al Comitato Schenger del marzo scorso, l’ufficio dell’alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati per l’Italia ha sottolineato l’importanza di estendere il modello Sai. Uno strumento fondamentale quando manca la possibilità di accoglienza in famiglia, per garantire le tutele dei minori non accompagnati. A differenza della prima accoglienza e del sistema straordinario, incardinato sui Cas (centri di accoglienza straordinaria), il Sai rappresenta un modello diffuso sul territorio. Incentrato sul ruolo di comuni ed enti locali e finalizzato innanzitutto all’integrazione sociale ed economica. Il sistema di accoglienza diffuso Sai dovrebbe rappresentare, quindi, il modello ordinario di accoglienza per i minori non accompagnati.
Come detto, il 27% dei Msna presenti in Italia al 31 dicembre 2023 (oltre seimila minori) era collocato nella prima accoglienza, in particolare in strutture ricettive, temporanee o emergenziali. Circa il doppio (ovvero un Msna su 2) era ospitato nella seconda accoglienza: dalle comunità socio-educative a quelle familiari, agli alloggi ad alta autonomia. Sono i comuni e le istituzioni locali ad organizzare questa seconda fase, in particolare con il modello Sai.
Si tratta della rete di enti locali che – nell’ambito dei progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Alla fine del 2022 erano 6.347 i posti disponibili dedicati a minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Questo modello – nonostante le potenzialità nell’inclusione dei minori – resta ancora territorialmente molto concentrato. Con una minore capillarità nella diffusione dei posti disponibili nel centro-nord rispetto al centro-sud. Tra i comuni, spiccano per numero di posti disponibili due città dell’Italia settentrionale (Milano, con 410 posti, e Bologna, 350), seguite da due siciliane: Catania (267 posti) e Palermo (200). Nessun altro comune raggiunge la soglia dei 200 posti disponibili, in ordine di classifica troviamo infatti Genova (183), Firenze (150), Torino (148), Marsala (145), Bari (117), Padula (nel salernitano, 114 posti) e Cremona (113).
In tema di accoglienza in generale, sempre Openpolis ha di recente parlato di “declino dell’accoglienza diffusa”, evidenziando come tra il 2020 e il 2022 gli importi messi a bandi per accordi quadro destinati all’accoglienza diffusa sono passati dal 52,2% al 31,7% con un calo di 20 punti percentuali. E con importi e servizi ridotti al minimo, molti operatori hanno deciso di non partecipare alle gare e il 18% di queste sono andate deserte, riaprendo la strada ai centri collettivi di grande dimensioni (https://www.openpolis.it/le-gare-dappalto-e-il-declino-dellaccoglienza-diffusa/).
Qui per approfondire: https://www.openpolis.it/come-procede-laccoglienza-dei-minori-stranieri-non-accompagnati/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=poverta-educativa.