“Il 10 giugno 2024 si terrà un’udienza della “United States Parole Commission” per decidere sulla concessione della “libertà sulla parola” (all’incirca l’equivalente statunitense della nostra libertà vigilata) a Leonard Peltier.
Che il 10 giugno possa essere il giorno in cui sarà restituita la libertà a Leonard Peltier.
Che Leonard Peltier, dopo 48 anni di ingiusta detenzione, possa trascorrere quest’ultimo tempo della sua vita tra i suoi familiari, finalmente libero.”
Peppe Sini
Inizio questo articolo con le parole del grandissimo Peppe Sini, che ringrazio profondamente, che da anni si batte con continuità per la liberazione di Leonard Peltier.
Ora vi racconto qualcosa di quella che è stata la mia lotta per Leonard.
Iniziai tredici anni fa; dopo aver letto il libro “La mia danza del sole”, decisi che bisognava fare tutto il possibile per liberare quell’uomo.
Non vi annoio, ma furono moltissime le iniziative che facemmo per lui, prima a Barcellona dove vivevo, e poi in Italia, con viaggi un po’ ovunque a raccontare la sua storia.
Mai avrei pensato che avremmo dovuto continuare così a lungo.
Quando iniziammo con alcuni compagni e compagne Peltier era in carcere da 35 anni e ci sembravano già un’eternità, uno sproposito.
E invece a distanza di tredici anni quell’uomo quasi ottantenne è ancora chiuso tra cemento e sbarre.
In questi anni i momenti più “alti” furono quelli in cui un presidente Usa (meglio se democratico, ma in realtà non cambiò nulla) aveva la possibilità di firmare una grazia prima di terminare il suo mandato, eppure non lo fece. La delusione più potente fu certo Obama, dopo otto anni di presidenza.
Dopo venne Trump, dal quale c’era poco da aspettarsi.
Ora, tra due giorni, succede qualcosa per la prima volta: Peltier potrebbe essere liberato, non per la firma di un presidente, ma per decisione di una commissione. Io credo proprio che questo sia un modo per “togliere le castagne dal fuoco” a Biden, almeno una delle tante.
E’ un caso che questo giorno avvenga a pochi mesi dalle elezioni?
E’ un caso che forse qualcuno abbia pensato: “Speriamo che Biden perda, perché, se lascia, firma qualche grazia, se vince ancora non c’è alcun “fine mandato” e quindi, nessuna firma”. Quindi risolviamo questo problema prima ed evitiamogli un bel dilemma e qualche voto perso..
Quindi sono ottimista. Peltier uscirà.
Le campagne per la sua liberazione (negli Usa come in Europa) non si può dire che non ci siano state e al potere anche le piccole ma costanti iniziative bruciano, quando la coscienza è così sporca da far schifo. In questi ultimi giorni l’intensificarsi degli appelli è stato un crescendo.
Un po’ di rabbia in meno nei confronti di questo governo Usa gli fa anche bene. A meno che…
A meno che la politica non abbia fatto i conti senza l’oste, ovvero l’FBI. Sì, perché la sua liberazione la deve concedere, in realtà, l’FBI, e non è detto che voglia mollare la presa su quest’uomo, come neanche un doberman sul polpaccio di un malcapitato sa fare.
Insomma: le premesse ci sono eccome, ma resta un altro enorme problema.
Come starà Leonard al momento di uscire sulla soglia dei suoi 80 anni, malato, a pezzi dopo 48 anni di prigionia?
Quanto vivrà? Cosa incontrerà fuori? Forse un mondo che lo deluderà parecchio.
Avrà ancora la forza di dire e magari gridare quello che ha pensato in tutti questi anni? O le sue energie saranno troppo poche? Forse anche per questo “lo restituiscono alla famiglia”, come si fa con un corpo.
Aspettiamo lunedì sera; per me, sono sincero, sarà più importante del voto alle europee, perché potrò mettere in cantina quello striscione arancione che da tredici anni porto in giro per le piazze e che in tanti reggiamo.
Free Leonard Peltier.