La corruzione è fenomeno non certamente recente. Lo ha rimarcato anche il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, nella recente presentazione al Parlamento della Relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità Nazionale Anticorruzione nel 2023. “Tre milioni di denaro pubblico, ha detto Busia, riscossi dai contribuenti e sperperati per costruire un acquedotto che, non ancora ultimato, viene subito demolito. Ben dieci milioni per realizzare un teatro che, edificato in pietra friabile e su un terreno poco compatto, presenta vaste fessurazioni già prima di essere completato, e per questo sarà probabilmente abbattuto. E sullo sfondo, storie di funzionari corrotti, operatori selezionati con procedure poco trasparenti, cittadini depauperati di beni e infrastrutture. I milioni ai quali si fa riferimento non sono espressi in euro, ma in sesterzi, le notizie non si ricavano dalle cronache di questi giorni, ma dalla corrispondenza tra il governatore Plinio il Giovane e l’imperatore Traiano. Siamo dunque nella provincia di Bitinia, agli inizi del II secolo d.C., e tuttavia – ha sottolineato Busia- i fatti suonano, tristemente, familiari e attuali.” A dimostrazione che la strada da percorrere per arginare la corruzione e rendere sempre più trasparenza la pubblica amministrazione nel nostro Paese è ancora molto lunga.

La nostra P.A. fa ancora molta fatica innanzitutto a rendersi totalmente trasparente e partecipata. Nella relazione ANAC si evidenzia come per il 7,42% (1.736 in termini assoluti) di amministrazioni la sezione “Amministrazione Trasparente” del proprio sito internet non sia stata rilevata in automatico, mentre per il 7,58% (1.774 in termini assoluti) di amministrazioni siano stati riscontrati problemi tecnici di connessione al sito web all’atto dell’esecuzione del tool e per il 3,64% (851 in termini assoluti) di amministrazioni non è stato possibile effettuare alcuna verifica perché la banca dati IPA risultava sprovvista dell’indirizzo web del sito istituzionale. L’Autorità sta lavorando alla realizzazione della Piattaforma unica della trasparenza, in modo da offrire ai cittadini un punto di accesso unico per raggiungere telematicamente tutte le informazioni oggi disperse nelle sezioni “Amministrazione trasparente” dei diversi siti istituzionali. E la mancata trasparenza rappresenta senz’altro uno degli elementi che agevolano in qualche modo i fenomeni corruttivi. Le analisi dell’ANAC hanno evidenziato che, nel periodo 2015-2019, in oltre il 27% dei Comuni con più di 15.000 abitanti (203 su 745) si è verificato almeno un episodio di corruzione.  Circa il 46% di tali eventi (93 su 203) ha riguardato l’area di rischio dei contratti pubblici, confermando l’opinione, diffusa nella letteratura e nella prassi manageriale, che i processi di procurement risultano essere un’area particolarmente esposta a rischi di fenomeni corruttivi. 

Una situazione che ha portato il presidente Busia a sostenere che: “Nel 2023, gli affidamenti diretti hanno rappresentato, per numero, oltre il 90% del totale (78% se si escludono dall’insieme i contratti sotto i 40.000 euro, registrandosi naturalmente la massima concentrazione nei rapporti di piccole dimensioni ed essendo naturalmente diverse le percentuali per valore). La percentuale sale oltre il 95% se si considerano anche le procedure negoziate. Il nuovo Codice, oltre a non prevedere l’obbligo di avvisi o bandi per i lavori fino a 5 milioni di euro, consente di acquistare beni o affidare servizi fino a 140.000 euro senza neanche il vincolo di richiedere più preventivi. In sede di discussione della normativa, avevamo evidenziato il conseguente rischio di affidamenti agli operatori più vicini e collegati, invece che a quelli più meritevoli, con un prevedibile aumento dei costi.”

Quanto all’attività di vigilanza in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza di ANAC, svolta in relazione alle segnalazioni ricevute, la Relazione ha evidenziato che sono state prese in esame n. 4.975 richieste di intervento pervenute nel corso dell’anno 2023 e rispetto alle annualità precedenti il minor numero di segnalazioni pervenute è accompagnato da una maggiore puntualità dei fatti segnalati e una maggior coerenza tra i fatti segnalati e le competenze di ANAC. Tale circostanza, sottolinea l’Autorità, è confermata anche dal numero delle segnalazioni archiviate principalmente per difetto di competenza, pari nel 2023 a circa 1.600, a fronte dei 3.900 atti archiviati per le medesime motivazioni nel corso dell’annualità precedente. L’esame delle richieste di intervento procedibili ha comportato l’apertura di un numero complessivo di n. 621 fascicoli, di cui n. 514 di vigilanza e n. 107 sanzionatori, contro i n. 721 fascicoli aperti nel corso del 2022. Nelle tabelle che seguono vengono riportati nel dettaglio i procedimenti di vigilanza e sanzionatori, distinguendoli fra attività in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza.Dalla analisi dei dati emerge una lieve flessione dell’attività di vigilanza (-11%), a fronte di un significativo incremento dell’attività sanzionatoria, pari circa ad un aumento del 30% rispetto alla annualità precedente. 

Per ciò che attiene all’attività in materia di trasparenza, le segnalazioni hanno interessato tutte le Regioni del territorio nazionale, sebbene con percentuali differenti. Le Regioni maggiormente segnalate si sono confermate anche per il 2023 la Campania (16%) e il Lazio (14%), seguite dal Piemonte (12%) e dalla Puglia (10%), mentre quelle meno segnalate – come nel 2022 – sono risultate il Molise, il Trentino Alto-Adige e la Valle d’Aosta, con un’evidente correlazione tra il numero di segnalazioni e la dimensione e la popolosità del territorio. A livello provinciale, le segnalazioni hanno riguardato in via prioritaria le grandi città, con un’equa distribuzione su tutto il territorio (Roma n. 17; Torino n. 17; Napoli n. 10). In ordine alla tipologia dei segnalanti: la maggioranza delle segnalazioni sono pervenute da privati cittadini non qualificati (65%), seguiti dalle istanze di consiglieri comunali e sindacati (16%). Solo in via residuale, le segnalazioni sono state trasmesse da soggetti istituzionali qualificati. Le criticità maggiormente riscontrate sono: le sotto-sezioni bandi di gara e contratti, consulenti e collaboratori, bandi di concorso, bilanci e dati sugli organi di indirizzo. Anche per il 2023 è emerso un significativo interesse da parte dei segnalanti sui costi di struttura della pubblica amministrazione, mentre è apparso marginale l’interesse sui servizi erogati dagli enti .

L’ANAC non manca di soffermarsi in particolar modo su alcune opere pubbliche, come – per esempio – sulla  Diga Foranea di Genova, per la quale si corre il rischio di un aumento dei costi, o sul Ponte sullo Stretto di Messina, sottolineando: “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi.” E auspica che l’Italia si doti finalmente di una legge di regolamentazione delle lobbyche, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici, si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti.” 

Sono trascorsi 10 anni dall’istituzione dell’Anac. Il nostro Paese è cambiato e ha scalato qualche posizione nella classifica di Transparency International, ma –  come ci ricordano anche le recenti cronache – molto resta ancora da fare sul terreno della legalità e della buona amministrazione, della trasparente e della partecipazione. 

Qui per scaricare la Relazione e la Presentazione: https://www.anticorruzione.it/-/relazione.annuale.2024