Alzi la mano chi di noi non ha mai spulciato le bancarelle dei rigattieri sperando di trovarci dentro un piccolo tesoro nascosto fra le cianfrusaglie. Ma a volte i tesori si presentano sotto mentite spoglie, irriconoscibili, identici a schiere di altre carabattole da abbandonare in qualche cassonetto. Anche un Picasso nascosto fra i maldestri tentativi pittorici di un appassionato rischia l’anonimato e la pattumiera. Ma fortunatamente non è successo questo una mattina di fine febbraio a Simone Costa, un socio della Cooperativa Silene, una realtà palermitana che da anni si occupa di tutela ambientale e ricerca naturalistica, che ha notato in una di queste bancarelle qualcosa che ha colpito la sua attenzione.
A Piazza San Saverio, a pochi passi dal centro storico di Palermo, i fine settimana si radunano diversi sbarazzamagazzini che espongono la loro mercanzia raccattata chissà come chissà dove. Qua, nascoste fra cianfrusaglia varia da vendere a buon mercato, sono state trovate tre scatole entomologiche colme di farfalle perfettamente preparate e regolarmente etichettate. Si tratta di scatole in legno con un coperchio di vetro in cui gli entomologi conservano gli esemplari dopo averli preparati e studiati. In ognuna di queste scatole era presente un’etichetta, elegantemente scritta, che riportava la dicitura “Collezione R. Vinciguerra”. È stato allora contattato lo scrivente che, dopo una breve indagine, è riuscito a risalire alla mano dell’entomologo che le ha realizzate.
Come raccontato in un accorato necrologio pubblicato sulla rivista il “Naturalista Siciliano” nel 2016 e come confermato da chi lo ha conosciuto, Vinciguerra è stato un naturalista nato a Palermo nel 1967 e morto prematuramente nella sua città natale a soli 46 anni. Una personalità eclettica la sua, un valido giurista e fine teologo, che si appassionò fin da piccolo allo studio delle farfalle. Iniziò quindi a costruire, esemplare dopo esemplare, scatola dopo scatola, un’imponente collezione di lepidotteri, per lo più tropicali, che ha raggiunto il ragguardevole ammontare di circa 6,500 esemplari. Molte le specie rarissime e costose che era riuscito a radunare, soprattutto Castnie e Uranie, vistose farfalle tropicali di cui Vinciguerra possedeva forse la più importante collezione privata italiana e di cui ha trovato e descritto tre nuove specie: Alcides privitera, Alcides leone e Athis pirreloi. Sulla sua imponente collezione è stato pubblicato anche un volume (“Uranie, Castnie e Saturnie della collezione di Roberto Vinciguerra”) purtroppo uscito postumo. Si sa che dopo la sua scomparsa una parte corposa, sicuramente quella più importante, della sua collezione è stata ceduta al British Museum di Londra, uno dei più importanti musei di Storia Naturale del mondo. È stato quindi davvero sorprendente ritrovare una parte della sua collezione accatastata alla meno peggio in una bancarella di carabattole.
Immediatamente dopo la scoperta si è cercato di capire se quelle scatole fossero un caso isolato o rappresentassero la punta di un iceberg. Conversando con la proprietaria della bancarella è emerso che, nel magazzino dove sono state recuperate queste tre scatole, ce n’erano diverse altre potenzialmente disponibili per la vendita. Dopo aver dimostrato un certo interesse, un paio di giorni dopo, si è stati ricontattati dalla proprietaria che ha proposto di mostrare il resto della collezione. Ci si è allora ritrovati di fronte a quello che per un naturalista è un piccolo grande tesoro: una quarantina di scatole di diverso formato stracolme di insetti. Cercando di dissimulare l’eccitazione è stato faticosamente contrattato il prezzo cercando di non far trasparire un eccessivo entusiasmo. La Cooperativa Silene si è allora assunta l’impegno di acquistare in blocco tutta la collezione animata dall’obbiettivo di salvarla dalla prevedibile, quasi imminente distruzione per donarla a un museo che volesse ospitarla rendendola disponibile per la collettività. È stata quindi inizialmente e faticosamente trasportata nella sede della Cooperativa e qua i suoi soci hanno provveduto a una prima riorganizzazione e catalogazione della collezione. In questo primo computo sono stati censiti oltre 1.750 reperti stoccati in 42 scatole. Buona parte di queste in ottime condizioni, con esemplari regolarmente etichettati e correttamente classificati e contenenti per lo più farfalle europee, soprattutto siciliane. Molte le “scatole magazzino”, ovvero quelle che gli entomologi utilizzano per stoccare momentaneamente gli esemplari dopo averli preparati. La maggior parte di queste ultime erano purtroppo assai rovinate se non semidistrutte, con molti esemplari grossolanamente ammassati, attaccati da parassiti, spesso ridotti in polvere o di cui rimaneva solo uno spillo o un cartellino vuoto. Per la stragrande maggioranza si tratta di lepidotteri tropicali ma non manca una piccola raccolta di coleotteri siciliani probabilmente raccolti da Vinciguerra per documentazione.
Un piccolo patrimonio che è stato costruito in anni di ricerche sul campo, scambi con altri entomologi, acquisti spesso onerosi. Un lavoro lungo e certosino, ore e ore per preparare gli esemplari, osservarli minuziosamente al microscopio e, infine, classificarli meticolosamente. Un lavoro sospeso tra lo scientifico e l’artistico che ha implicato, per Roberto Vinciguerra, costi, impegno, dedizione e una smisurata passione per la natura. Un lavoro per “malati di biofilia allo stadio terminale” insomma. Ma anche un reale e concreto contributo al progresso scientifico. Perché una collezione entomologica non è soltanto il vezzo fine a sé stesso di un collezionista di francobolli o autografi ma rappresenta un pozzo da cui attingere linfa per nuovi studi sul nostro patrimonio naturalistico. Patrimonio inesorabilmente compromesso e di cui rimangono, sempre più spesso, come unica testimonianza le collezioni di naturalisti che hanno visto e studiato una diversità siciliana che oggi è solo ricordo. Com’è stato scritto “senza collezioni scientifiche adeguatamente curate, documentate e conservate, la conoscenza del nostro pianeta sarebbe parziale e limitata. Le collezioni di scienze naturali ci avvicinano al nostro pianeta Terra”
Dopo questa prima fase, la collezione, grazie all’interessamento del professor Federico Marrone, è stata temporaneamente collocata presso i locali della sezione di Botanica, antropologia e zoologia del Dipartimento STEBICEF dell’Università di Palermo. Qua è stata sottoposta a un’immediata sterilizzazione attraverso un passaggio in freezer a basse temperature per uccidere i parassiti che si alimentano di insetti secchi. Questo in attesa di attuare tutti gli adempimenti burocratici necessari per formalizzarne la donazione al Museo Di Zoologia “Pietro Doderlein”. Una prestigiosa sede dove ci auguriamo possa essere valorizzato il lavoro di Roberto Vinciguerra e che questo frammento della sua collezione diventi un valido punto di riferimento per tutti coloro che in Sicilia vogliano dedicarsi allo studio delle farfalle. E che sia, soprattutto, testimonianza di un piccolo ma tangibile frammento di quel meraviglioso spettacolo della Vita che è la Biodiversità.