Riceviamo dall’avvocato Flavio Rossi Albertini l’oggetto di una interrogazione scritta inviata giovedì 16 maggio 2024 al Ministro della Giustizia e al Ministro dell’Interno:
“Premesso che:
l’interrogante ha appreso che il cittadino algerino Seif Bensouibat, rifugiato politico in Italia dal 6 dicembre 2013, educatore apprezzato da numerosi anni del liceo francese Chateaubriand, laico, incensurato e privo di carichi pendenti, in data odierna, 16 maggio 2024 a seguito dell’ingresso nella sua abitazione di numerosi agenti di polizia ha ricevuto la notifica di un provvedimento di revoca dello status di rifugiato e la sua espulsione dal territorio nazionale perché ritenuto persona pericolosa per la sicurezza dello stato italiano con conseguente trattenimento in un CPR;
quanto accaduto deve ricondursi all’episodio già segnalato con interrogazione del mese di gennaio u.s. dallo stesso interrogante, che ha condotto all’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti dell’uomo;
in particolare, a seguito della visione quotidiana dei filmati provenienti dalla striscia di Gaza, scioccato per il numero di civili inermi uccisi dalle bombe israeliane e dalle tragiche immagini dei bambini mutilati, Bensouibat ha scritto alcuni post rabbiosi, carichi di risentimento per la potenza coloniale israeliana e noi confronti dei suoi alleati paesi occidentali. Detti post sono stati pubblicati su una chat chiusa alla quale partecipavano amici e colleghi dello stesso, mai su facebook e/o su siti aperti;
in conseguenza di tali esternazioni giunte a conoscenza dell’Istituto francese e prontamente da questo comunicate alla Digos, l’uomo è stato dapprima sottoposto a perquisizione domiciliare alla ricerca di armi ed esplosivi, e successivamente, a distanza di pochi giorni, convocato in Questura e informato dell’avvio a suo carico di una indagine penale e del procedimento di revoca dello status di rifugiato con relativa convocazione innanzi alla Commissione Territoriale per l’1 febbraio u.s.;
dopo oltre due mesi in totale libertà, nel corso dei quali ha proseguito a svolgere le sue ordinarie mansioni, tranne quella lavorativa – essendo stato nel frattempo licenziato dal Liceo francese in esito al citato procedimento disciplinare – come anticipato, nella giornata odierna in seguito alla notifica del provvedimento di revoca è stato condotto da una squadra di agenti verso un CPR non meglio identificato;
il provvedimento motiva la pericolosità dell’uomo connettendo il contenuto dei post al terrorismo religioso di matrice Jihadista, e in particolare con il fenomeno dei c.d. lupi solitari, evidentemente ritenendo che i moti di sdegno, anche scomposti, urlati e rabbiosi per quanto avviene in terra palestinese possano essere ricondotti all’Isis e alla propaganda religiosa.
Tutto ciò premesso,
Si chiede di sapere dai ministri interrogati ciascuno per quanto di propria competenza:
in quale CPR Seif Bensouibat sia stato condotto;
se non ritengano il provvedimento del tutto abnorme rispetto ai fatti contestati;
se non ritengano il provvedimento citato emanato in violazione del diritto fondamentale alla libertà di manifestazione del pensiero dell’uomo”
Ad integrazione di ciò, per completezza riportiamo che in seguito si è appreso che, oggi verso le ore 13, la polizia è entrata in casa di Seif Bensouibat. Lo hanno prelevato, portato all’ufficio immigrazione di via Patini e da qui trasferito nel CPR (Centro Permanenza e Rimpatrio) di Ponte Galeria, la notizia è stata comunicata nella serata di ieri al suo avvocato che per tutto il giorno ha cercato di mettersi in contatto con lui. Si preparano ad espellerlo.
Luigi Manconi, ex presidente della Commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani, sull’accaduto ha commentato: «È una decisione inaudita. Seif ha vissuto oltre dieci anni in Italia, rispettando sempre le leggi e integrandosi nel nostro sistema di relazioni sociali – ha dichiarato Manconi -. Adesso viene espulso dall’Italia per aver inneggiato ad Hamas. Il suo è configurabile al più come un reato di opinione, che ricorre ad affermazioni per me totalmente inaccettabili ma che sono una manifestazione, sia pure estrema, della libertà di espressione, costituzionalmente garantita».
L’avvocato Rossi Albertini ha chiesto formalmente la revoca del provvedimento della commissione territoriale, affinché a Seif venga restituito il diritto di restare in Italia e anzitutto di poter tornare a casa, a Roma.