Dal 1° al 5 maggio si svolto in Sardegna S’Atobiu (l’Incontro), 3^ edizione del Festival della piccola editoria indipendente, organizzato dall’ASCE (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione) insieme al “Movimento della Decrescita Felice” di Cagliari-Quartu Sant’Elena, alla comunità “Il pane e le Rose” e a “Tertenia Turismo”. Quattro giornate vissute intensamente sulle tematiche dell’Educazione nonviolenta e libertaria con letture collettive, laboratori, incontri e dibattiti.
Incontri e dibattiti
Il confronto-dibattito sulla Pedagogia degli oppressi di Paulo Freire con Claudia Secci, docente di pedagogia e psicologia dell’Università di Cagliari, e il prof. Paolo Vittoria, uno dei maggiori studiosi di Freire a livello internazionale, moderatrice Sara Damiola. Nel dialogo sviluppatosi tra gli interlocutori e negli interventi dalla sala, è stata messa in luce l’attualità della proposta metodologica dell’educazione come pratica della libertà, come processo di coscientizzazione e di liberazione, attuata da Paulo freire e dai suoi collaboratori nelle campagne di alfabetizzazione delle masse popolari dell’America Latina e in varie parti del mondo.
L’incontro sull’educazione libertaria condotto da Elisa Memeo, educatrice, in dialogo con Francesco Codello, filosofo e pedagogista, fondatore della “Rete dell’Educazione Libertaria”. L’educazione come relazione, a partire dal vissuto carico di esperienze del discente, nel senso di e-ducere, cioè di aiutare a portar fuori ciò che è già dentro ogni persona. Diventa necessario il superamento di una scuola pubblica come istituzione deputata a forgiare il dover essere delle persone per approdare alla scuola come luogo-tempo di sviluppo dell’essere di ciascuno e di ciascuna. Bisogna tenere presente il pericolo strisciante della competizione che genera malessere e ansia di prestazione nelle scuole e nelle università denunciato da Francesco Codello nel suo ultimo libro, L’illusione meritocratica.
La testimonianza toccante di Maria De Biase, dirigente scolastica ed ecologista, su la “Scuola della terra” realizzata nell’Istituto comprensivo Santa Marina di Policastro Bussentino nel cuore del Cilento. Un racconto che ha emozionato coloro che l’hanno potuta ascoltare, nei due luoghi in cui si è svolto il festival, per il coraggio e la determinazione di portare avanti un progetto scolastico innovativo, in cui sono protagoniste tutte le persone della comunità scolastica: insegnanti, minori, genitori, personale scolastico. Pratiche che talvolta sono state osteggiate dalle amministrazioni, invece di essere incoraggiate, come riciclo di rifiuti, compostaggio, orti scolastici, produzione di saponette, rifiuto del cibo spazzatura e riscoperta del buon pane e olio come merenda da portare a scuola.
Letture collettive e laboratori
Le Letture collettive e i Laboratori con persone adulte e con minori hanno favorito la partecipazione attiva delle persone convenute. Il laboratorio sulla Scrittura collettiva, animato da Sara Damiola, attivista del Movimento per la Decrescita Felice, ha portato a compimento la scrittura di un “Manifesto Dell’Educazione Nonviolenta”. Il laboratorio “Riempiamo il mondo di semi di pace”, tenuto dall’insegnante Chiara Foddis, ha coinvolto bambini e bambine delle prime classi della scuola primaria che hanno espresso con disegni e frasi il desiderio di Pace (a Tertenia). A Selargius, nel laboratorio “Decostruire l’oppressione” a cura Lorenzo Natella, educatore e attivista sociale nei movimenti per i beni comuni e nella Rete delle scuole popolari di Roma, ci si è confrontati vivacemente su stereotipi, pregiudizi e discriminazioni.
Esperienze pedagogiche in Sardegna
La mattinata del 5 maggio, in contemporanea con il Mercato contadino mensile, che ha favorito l’afflusso di tante persone, è stata dedicata ad alcune esperienze pedagogiche attuate in Sardegna. Sono intervenuti Benigno Moi, attivista dell’Asce, che ha introdotto l’incontro. Il professore universitario Claudio D’alessandro si è soffermato sulla figura di Elisa Nivola, allieva di Aldo Capitini, docente di pedagogia all’Università di Cagliari e formatrice di intere generazioni di insegnanti; impegnata anche nel sociale come socia dell’ASCE, in particolare per il superamento delle politiche discriminanti nei confronti dei rom. Il giornalista e saggista Jacopo Onnis ha presentato la vicenda umana e professionale di Maria Giacobbe, la scrittrice sarda nota in tutto il mondo per il suo Diario di una maestrina; ha messo in risalto anche il suo impegno portato avanti negli anni per denunciare il crimine della guerra e promuovere una cultura della pace. Pierpaolo Piludu, attore e autore di “Cada Die Teatro”, ha letto magistralmente alcuni testi significativi in italiano e in lingua sarda. Durante il dibattito sono intervenuti Francesco e Emanuela Spanu, figli di Elisa Nivola, che hanno arricchito l’incontro con riferimenti alla vita familiare.
L’incontro con Mimmo Lucano
L’incontro online da Riace con Mimmo Lucano, introdotto da Gianni Tarquini e Marco Memeo, è stato un momento particolarmente palpitante per il suo racconto franco e sincero sulla vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto e sulle motivazioni della sentenza che lo ha scagionato totalmente dalle false accuse. Mimmo si è dichiarato pronto a far ripartire il modello Riace sia a livello locale, ricandidandosi a Sindaco, sia a livello europeo con la candidatura al Parlamento.
Le case editrici
Alegre, Anima Mundi, Becco Giallo, Elèuthera, Nova Delphi Libri, Ortica, Prospettiva Edizioni, OsoMelero, Multimage, le piccole case editrici indipendenti hanno riempito bancate di libri dando colore alle giornate trascorse insieme e suscitando interesse e accoglienza.
Momenti conviviali e musicali
Momenti conviviali nei pranzi e nelle cene sociali hanno deliziato il palato e il cuore facendoci gustare sorellanza e fratellanza autentiche. La musica degli artisti, che si sono esibiti al termine delle serate, ha trascinato le persone nel canto, nella danza e nel sospiro per un mondo liberato dalla guerra e da ogni oppressione.
Tutto questo è stato possibile per la dedizione di tempo e di energie profuse a piene mani dalle persone facenti parte del gruppo organizzatore, dagli attivisti e dalle attiviste delle associazioni che hanno curato l’aspetto non trascurabile dell’accoglienza e della convivialità.
Un augurio in lingua sarda mi viene spontaneo per il futuro del festival: A medas annus!