Sono 149 i casi notiziati dalla cronaca nell’ultimo anno riguardanti i crimini ai danni delle persone lgbtqia+ e tra questi tre omicidi e un suicidio (2 vittime sono persone transgender, la terza un uomo gay; il ragazzino suicida aveva appena 13 anni), mentre cresce l’allarme per gli adescamenti sulle dating app a scopo pestaggio o estorsione. Sono questi alcuni dei dati del censimento delle notizie di cronaca riguardanti i crimini ai danni delle persone lgbtqia+, messo a punto dall’Arcigay in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. A destare particolare allarme è il fenomeno degli adescamenti degli adulti gay, spesso da parte di gruppi di ragazzi che replicano una modalità tipica dei gruppi neonazisti attivi nei Paesi omofobi: si apre un profilo falso su grindr, la dating app più un diffusa tra gli omosessuali maschi, si adesca un gay adulto, gli si dà appuntramento in un luogo. Una volta lì, il ragazzo assieme ai complici pesta e rapina l’uomo. In alcuni si arriva anche alle sevizie, al ricatto, all’estorsione.

“Durante gli ultimi dodici mesi – annota l’Arcigay – una vicenda di questo tipo si è verificata identica a Treviso, Firenze, Perugia, Trapani, L’Aquila, Foggia. In altri casi, il contatto è avvenuto sempre attraverso dating app, ma l’inganno era agito da una persona sola. In altri casi ancora non si usa la dating app, l’approccio è direttamente per strada, e il gruppo di aggressori arriva ad essere numerosissimo. In uno dei processi relativi a queste vicende, gli aguzzini – tutti poi condannati – si sono difesi sostenendo che i raid punivano quegli uomini perché “pedofili”. Nonostante questo argomento non abbia prodotto procedimenti paralleli per pedofilia e non siano emersi riscontri in tal senso, in gran parte degli articoli di cronaca la vicenda è stata raccontata come l’atto di “giustizieri” che punivano dei “pedofili”, solo in qualche caso “presunti”. Questi crimini raramente emergono per la denuncia delle vittime, anzi nella stragrande maggioranza dei casi le vittime scelgono di risultare irreperibili.”

Il censimento dell’Arcigay considera il suicidio dello novembre scorso di un ragazzino di 13 anni a Palermo, bullizzato perché gay. “Il suicidio in generale, e in particolare quello agito da minori, resta invisibile, chiuso nel dolore intimo delle famiglie, sottolinea l’Arcigay. Solo poche storie emorgono, tuttavia proprio pochi giorni fa è stato reso pubblico uno studio condotto negli Stati Uniti da The Trevor Project che riporta che circa il 41% dei giovani LGBTQ+ di età compresa tra 13 e 24 anni in quel Paese ha preso seriamente in considerazione il suicidio nell’ultimo anno, mentre il 14% l’ha seriamente tentato.” E lancia un allarme altissimo nei confronti delle persone transgender, destinatarie di una violenza spietata: 2 omicidi, a Cassino il 27 maggio 2023  e a Roma il 18 giugno 2023, uno stupro a Napoli, una lunga lista di aggressioni e il pestaggio di Bruna, una donna trans, nel maggio 2023  a Milano da parte di alcuni agenti della polizia locale.

Né la famiglia né la scuola sono luoghi sempre sicuri: “Genitori che insultano i figl*, l* umiliano, l* minacciano, l* chiudono in casa o l* cacciano, installano telecamere nelle loro stanze, l* aggrediscono, l* picchiano, scrive l’Arcigay nel report. L’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione europea ci ha consegnato pochi giorni fa gli esiti di uno studio condotto su campione della popolazione lgbtqia+ in Italia: il 18% ha dichiarato di aver subito tentativi di “conversione” o “guarigione” dall’omosessualità. Ed è la famiglia il luogo in cui in primo luogo viene agita questa violenza, con una frequenza stimata secondo l’Ue in quasi 1 caso su 5.” Nella scuola, invece, oltre al bullismo, sempre più invisibile negli spazi scolastici alle figure educative, ma sempre più violento all’esterno, nei tempi e negli spazi informali, vi sono le discriminazioni agite dai docenti o dai dirigenti scolastici, anche solo attraverso la censura dei contenuti – film, video, fotografie – che ritraggono o raccontano l’omosessualità. 

Ma non va meglio nei luoghi pubblici: “Gran parte degli episodi censiti nel report 2024, annota l’Arcigay, descrivono un corpo a corpo violento al quale spesso le persone lgbtqi+ sono chiamate nell’attraversamento dello spazio pubblico Le storie ci raccontano di gay, lesbiche e trans* cacciati dalle palestre, dai bar, da chi offre immobili in affitto (ma non a loro), aggrediti e insultati da passanti in pieno giorno alla stazione della metro o a quella ferroviaria, mentre sono al ristorante o escono da un locale. Persone che subiscono danni alle case, automobili imbrattate, umiliazioni pubbliche.” E sono aumentati notevolmente anche gli episodi di vandalizzazione di sedi associative LGBTQI+, monumenti, targhe, bandiere, campagne di manifesti. La misura dello squallore di questi attacchi lo dà la notizia diffusa sul finire dell’estate scorsa: a Torino è stato vandalizzato con insulti omofobi perfino un manifesto funebre. 

Qui il report delle 149 cronache di omolesbobitransfobia censite Arcigay.