Ospedali e crisi umanitaria
Il sistema sanitario palestinese nel nord di Gaza è al collasso.
Le grandi strutture sono state trasformate deliberatamente in rovine, causando stragi tra gli sfollati, i ricoverati e il personale sanitario.
Un crimine contro l’umanità che è rimasto impunito. Adesso l’esercito israeliano prende di mira la protezione civile palestinese che ha scoperto le fosse comuni. L’80% del personale operante nel nord e centro della Striscia è stato ucciso o arrestato e fatto sparire. I generali israeliani vogliono nascondere i loro crimini compiendo altri crimini.
Secondo i dati forniti dal ministero della sanità, sono 500 i medici palestinesi assassinati dall’esercito israeliano, sia sotto i bombardamenti, sia con esecuzioni sommarie dopo il loro arresto.
L’occupazione del valico di Rafah ed i bombardamenti sulla città hanno aggravato le condizioni dei feriti palestinesi. Israele segue lo stesso schema: distruggere gli ospedali, per impedire la cura di chi si salva dalle sue bombe. La chiusura del valico impedisce inoltre il trasferimento all’estero i feriti gravi. Abdelkarem, un bambino di 11 anni, ha perso una gamba in un bombardamento con droni a Gaza. Doveva partire per salvare altra gamba ferita con un’operazione complessa in Egitto. Il viaggio è stato cancellato per l’occupazione israeliana del valico e la sua conseguente chiusura. “Adesso, perderò anche l’altra gamba”, ha detto ad un’equipe televisiva che lo ha intervistato.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Sono stati arrestati ieri 28 giovani attivisti palestinesi. Le operazioni di rastrellamento dell’esercito israeliano sono incessanti in tutte le città palestinesi della Cisgiordania.
A questa oppressione militare si aggiungono le scorrerie dei coloni armati che agiscono indisturbati sotto gli occhi dei soldati. Ieri notte, un gruppo di coloni ebrei armati ha attaccato le case nel villaggio di Jaloud, a sud di Nablus, lanciando pietre e bottiglie molotov contro le finestre e le auto, causando incendi e distruzioni. L’esercito è intervenuto soltanto quando i giovani del villaggio si sono organizzati ed hanno risposto con il lancio di pietre. L’esercito ha coperto la ritirata degli aggressori. È un copione che si ripete sistematicamente in queste operazioni di pulizia etnica strisciante.
Corte di Giustizia Internazionale
L’Egitto ha aderito alla richiesta del Sud Africa di emettere un ordine per bloccare l’offensiva su Rafah e per l’accusa di genocidio contro la popolazione palestinese. Un comunicato del ministero degli esteri conferma il passo, che segna il deterioramento delle relazioni tra Il Cairo e Tel Aviv.
Il quotidiano israeliano Haaretz scrive che il governo Netanyahu teme che la Corte possa rispondere positivamente alla richiesta supplementare di Pretoria per il blocco dell’attacco su Rafah.
Conferenza Anti Apartheid
Si è conclusa a Johannesburg la conferenza mondiale contro l’Apartheid israeliano. Il presidente sud africano Ramaphosa in un messaggio ha chiesto alle diplomazie del mondo di agire maggiormente per mettere fine alle persecuzioni subite dai palestinesi: “Non chiudete gli occhi di fronte al genocidio perpetrato dall’esercito israeliano a Gaza. Le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele hanno raggiunto livelli incomprensibili di crudeltà, odio ed estrema oppressione violenta. Il mondo deve fare di più per porre fine alla persecuzione dei palestinesi, compresa quella di molte donne e bambini innocenti”.
Durante i tre giorni della Conferenza sono stati realizzati 128 panel per affrontare le varie tematiche della lotta contro l’Apartheid israeliano: dalla colonizzazione selvaggia alla deportazione dei palestinesi di Gerusalemme est, dal furto di terra alla sottrazione delle risorse idriche. Tra le decisioni importanti vi è quella della creazione di una segreteria permanente per il coordinamento delle azioni BDS a livello globale per il boicottaggio dei prodotti israeliani e delle società internazionali che collaborano con l’occupazione.
Movimento studenti pro Palestina
Gli studenti dell’Università di Hopkins (Baltimora) hanno raggiunto un accordo con la direzione dell’ateneo per la conclusione dell’occupazione, condizionata all’accelerazione della rottura delle relazioni accademiche con Israele.
La facoltà Trinity dell’Università di Cambridge ha ritirato i propri investimenti e collaborazioni con le società che forniscono armi a Israele. In particolare sono stati ritirati gli investimenti nell’israeliana Elbit Systems che produce l’85% dei droni usati dall’esercito israeliano.