Lungo e partecipatissimo presidio oggi a Piazza dei Mercanti a Milano, organizzato dal Comitato per la Liberazione di Julian Assange e concepito proprio come una “veglia in pieno giorno”, con tanti interventi diversi dalle 12 fino alle 19, in attesa del verdetto che alla Corte di Londra avrebbe deciso circa l’estradizione oppure… verdetto per niente scontato.
E quando nel primo pomeriggio è arrivata la notizia della concessione del ricorso, un boato di gioia si è levato dalla piccola folla di persone che si erano lì ritrovate e via via avvicendate dinnanzi a quell’eloquente installazione “Anything To Say” di Davide Dormino: quattro sedie allineate frontalmente, tre delle quali occupate delle statue raffiguranti Julian Assange insieme ai “colleghi di persecuzione” John Snowden e Chelsea Manning e una lasciata libera per chiunque volesse appunto dire qualcosa, reagire al silenzio, ribellarsi all’indifferenza, opporsi in qualche modo all’andazzo che ci vorrebbe tutti assopiti nel tran tran, mentre il mondo sempre più affonda nella guerra infinita inaugurata con l’attacco in Iraq di vent’anni fa, con tutti i crimini che Wikileaks avrebbe poi rivelato.
Un collegamento telefonico con Londra ha reso possibile sintonizzarsi con l’ancor più grande manifestazione di gioia delle circa 800 persone che si erano mobilitate nella capitale britannica. Insomma, “abbiamo festeggiato oggi un importante risultato, il frutto di una mobilitazione che in tanti, in tutto il mondo, non abbiamo mai smesso di portare avanti e che senz’altro proseguiremo fino alla liberazione.” Queste le parole di Leonardo Cribio a nome del comitato organizzatore di questo straordinario sit-in milanese, che ha visto via via prendere il microfono dall’alto di quella sedia vuota tanti testimonial diversi; particolarmente applaudito l’intervento di Moni Ovadia.
Unica nota stonata anzi proprio vergognosa il rifiuto del Comune di Milano di esporre la suddetta scultura di Davide Dormino nel luogo che da oltre due mesi era stato richiesto.
Due mesi di negoziato con gli uffici comunali, procedure protocollate e persino pagate, ma niente da fare: sul caso Julian Assange il tanto progressista Comune di Milano proprio non ci sente.
Sono decine i Comuni italiani che gli hanno conferito la cittadinanza onoraria, Roma è stata addirittura tra le prime capitali del mondo in questa manifestazione di istituzionale difesa del fondamentale diritto di informazione, oltre che di dissenso, oltre che di doverosa denuncia dei crimini denunciati da Wikileaks… che evidentemente per il Sindaco Giuseppe Sala e la sua giunta rientrano nella ‘‘normale amministrazione”.
E così è successo che proprio a Milano, un’installazione ormai celeberrima e quanto mai ‘iconica’ come Anything to Say, che è stata esposta in tutte le maggiori città del mondo, oggi si è trovata ‘ospite abusiva’ di Piazza dei Mercanti, ma solo grazie all’ANPI che ha avuto in concessione quel luogo con tanto di dedica alla ‘Resistenza’.
Ci uniamo al sollievo per l’ennesimo ricorso in relazione alla paventata estradizione per Julian Assange, ma come hanno sottolineato pressoché tutti gli interventi ‘non abbassiamo la guardia’ anzi uniamo più che mai le forze nella denuncia di una sempre più chiara volontà di repressione e soppressione dei più elementari diritti.
E il diritto all’informazione è sempre più in pericolo, come ha denunciato con forza il Gruppo Cronisti Lombardi e come non smettono di denunciare gli attivisti del CLN Milano Imformami, che da metà novembre, ogni santo giorno, anche solo in due o tre, sono in sit-in con i loro cartelli e striscioni davanti alla Sede RAI di Corso Sempione. Applausi sinceri!
Foto di Daniela Bezzi