L’Arena di pace è un catino in cui sono concentrate emozioni, grida di dolore, speranze di pace, desiderio di vita e molte altre cose.
La sola presenza del papa ha riscattato dalla soglia della marginalità ecclesiale e sociale l’impegno di tante e tanti che hanno creduto e credono nella costruzione della pace secondo il Vangelo di Cristo e secondo la volontà scolpita nella Carta della Costituzione.
Le parole di Papa Francesco, poi, hanno messo in circolo la speranza.
Non a caso il suo invito accorato generato proprio nel momento clou dell’incontro con Maoz Inon, a cui Hamas ha ammazzato i genitori il 7 ottobre, e il palestinese Aziz Sarah, che ha perso il fratello nell’inferno della guerra, è stato a “seminare speranza”.
I signori della guerra seminano odio e morte, gli operatori di pace solo speranza.
L’Arena di pace ha colorato di vita persone e movimenti e quell’onda è giunta fino agli estremi confini della terra, nelle guerre dimenticate, a incoraggiare gli sfiduciati e a consolare gli oppressi.
Ha gettato almeno un sassolino nello stagno delle anime addormentate per increspare le acque e smuovere il fango, per ricordare il dolore del mondo e la pace che attende di essere partorita dalla storia e dalle coscienze.