Dopo la mobilitazione dell’Ambasciata Italiana a Nairobi, del Ministro della Difesa, di Palazzo Chigi e l’intervento della Direzione Investigativa Criminale kenyota, è stato arrestato l’agente di polizia che aveva richiesto la tangente. Il Ministero della Difesa kenyota ha poi confermato che la Scuola è in regola e non sarà demolita.Si conclude con un sospiro di sollievo la vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso per le sorti della Scuola Internazionale di Still I Rise a Nairobi. Il Ministero della Difesa del Kenya ha infatti comunicato che la struttura non sarà interessata dalle demolizioni ordinate da decreto presidenziale nei confronti degli edifici informali situati a 30 metri dal fiume nello slum di Mathare.

“Siamo riusciti a sventare la demolizione della nostra Scuola Internazionale in Kenya e nel farlo a consegnare i corrotti alla giustizia”, dichiara Nicolò Govoni, CEO di Still I Rise. “Abbiamo trasformato una delle crisi più gravi di sempre in uno dei successi più grandi in assoluto e in uno dei giorni più belli delle nostre vite”.

Cos’era accaduto

Il 15 maggio, Still I Rise International School – Nairobi è finita nel mirino di pubblici funzionari distrettuali, che hanno mosso richieste di estorsione e minacce di demolizione della struttura, per eseguire il decreto presidenziale relativo agli edifici informali vicini al fiume nello slum di Mathare. Tuttavia l’edificio della scuola non è informale, ma regolarmente registrato al catasto e approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione kenyota. La direzione della Scuola si rifiuta di piegarsi alla richiesta di estorsione e Nicolò Govoni sui suoi profili social denuncia l’accaduto con un video.

Dopo la sua pubblicazione, si mobilita immediatamente l’Ambasciata Italiana di Nairobi, con interessamento alla vicenda anche da parte del Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, e di Palazzo Chigi.

“Abbiamo contattato prontamente le autorità competenti denunciando il caso e chiedendo di fare luce sull’intera vicenda. Alla nostra richiesta, le autorità locali hanno reagito tempestivamente”, ha dichiarato all’ANSA l’Ambasciatore Roberto Natali.

Nella mattina del 16 maggio una delegazione della Direzione Investigativa Criminale (DCI) si è così presentata presso la Still I Rise International School, insieme a 15 militari messi a difesa della struttura: dopo aver raccolto le dichiarazioni del personale scolastico, l’agente di polizia che aveva richiesto la tangente è stato arrestato ed è partita un’investigazione sull’intero gruppo dei funzionari locali coinvolti nell’estorsione.

La manifestazione dei bambini

Dopo la visita del Dipartimento di Investigazione Criminale e l’allerta da parte della Direzione della Scuola nei confronti del Governatore della Contea di Nairobi e del Ministro della Pubblica Istruzione del Kenya, nel pomeriggio del 16 maggio gli studenti e le studentesse di Still I Rise International School Nairobi sono stati protagonisti di una marcia pacifica insieme alla comunità locale di Mathare. Hanno sfilato con cartelloni e striscioni fino all’ufficio distrettuale dove lavora la rappresentante locale del governo (Chief), a sua volta coinvolta nel tentativo di estorsione, per consegnare una lettera di petizione per salvare la Scuola dalla minaccia di demolizione.

“Al nostro arrivo, però, la Chief si è rinchiusa nel suo ufficio, rifiutandosi di incontrarci e rimanendo barricata per ben tre ore, addirittura nascondendosi sotto la scrivania. Così abbiamo occupato l’edificio e i nostri bambini hanno trasformato una struttura spoglia in un parco giochi, riempiendo il cortile di giochi e risate”, racconta Nicolò Govoni. “Poi è successo l’impossibile: la Chief, da dentro il suo ufficio, ha chiamato tre uomini senza alcun legame formale con l’ufficio governativo, che hanno addirittura messo le mani addosso alle colleghe Susan e Grace. A quel punto gli altri funzionari presenti nella struttura si sono ribellati. Dopo averli cacciati a forza, un gruppo di funzionarie ha preso a pugni e calci la porta della Chief, intimandole di uscire, ricordandole i passati episodi di corruzione in cui è stata coinvolta e davanti ai quali l’aveva fatta franca. Ispirati dal coraggio dei nostri bambini, nessuno aveva più intenzione di volgere lo sguardo”.

Al calar della notte, la rappresentante locale non è uscita dal suo ufficio. Doris, una delle studentesse di Still I Rise, ha allora letto la lettera da dietro la porta chiusa, per poi infilarla sotto la porta stessa e chiudendo così una giornata altamente significativa per i bambini e per tutta la comunità di Mathare.

“Per noi è questa la vittoria più grande: aver dimostrato a un’intera comunità che la corruzione è un morbo terribile, ma che si può sconfiggere”, conclude Govoni. “Se si collabora, questi mafiosi che giocano a fare Dio sulla pelle dei più vulnerabili possono essere consegnati alla giustizia, o quanto meno spinti a nascondersi sotto una scrivania per tre ore da un’orda di bambini che chiedono solo la libertà”.