Oltre duecento tra docenti e lavoratori dell’Università di Messina hanno sottoscritto e pubblicato online un documento, dal titolo “Il ponte insostenibile”, attraverso cui hanno espresso la propria contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera bandiera del governo Meloni e, in particolare, del ministro delle Infrastrutture e leader leghista Matteo Salvini.

Con lo slogan “Il silenzio non è più un’opzione”, i firmatari hanno dichiarato di avere ritenuto “necessario prendere una posizione netta contro un’opera insostenibile sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, giuridico e tecnico”. Gli autori del documento hanno manifestato l’intenzione di “avviare una mobilitazione che dall’Università si apra a tutta la comunità” al fine di sollecitare “una discussione e un confronto” ispirati ai principi della “trasparenza dei processi decisionali pubblici”, dell’“etica della condivisione e della consultazione” e della “valorizzazione della ricerca alla luce della pluralità e dell’interconnessione dei saperi”.

Nel testo, si legge che l’insostenibilità dell’opera è provata “dai rilievi presentati in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), dalle osservazioni delle maggiori associazioni ambientaliste del paese, unitamente a quelle dei comitati cittadini No-Ponte”, le quali hanno messo in luce le “numerose lacune nell’attuale progetto definitivo”. I firmatari affermano di porsi infatti “in continuità con le numerose iniziative promosse dal coordinamento delle associazioni No-Ponte, dal mondo della scuola e dalle altre espressioni della società civile”, menzionando la “consolidata letteratura scientifica ma anche divulgativa e di opinione che ha registrato la negatività dell’impatto del progetto sull’area dello Stretto non solo dal punto di vista tecnico-ambientale, ma anche etico, sociale e di salute pubblica”. A tal proposito, vengono fatti alcuni esempi, come “i danni materiali” e “i disagi psicologici legati agli espropri”, nonché le “gravi ricadute sul tessuto sociale e urbanistico di un cantiere stabile per oltre 10 anni”. Dal momento che, secondo i firmatari, non esiste uno spazio aperto che, in un quadro di trasparenza e condivisione di informazioni, “metta a disposizione della cittadinanza i risultati di queste ricerche e le riflessioni che ne derivano”, viene lanciata l’idea di un’“assemblea pubblica” con l’obiettivo di “discutere del futuro del nostro territorio”, con data e luogo ancora da definire.

Solo poche settimane fa, in seguito all’enorme quantità di richieste di chiarimento avanzate dalla commissione Via-Vas al progetto approvato dal cda della Società Stretto di Messina, il presidente della società ha chiesto al Ministero dell’Ambiente altri 4 mesi di tempo per rispondere ai rilievi sollevati attraverso documentazione integrativa. È così naufragato l’obiettivo del ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini – più volte ribadito nella cornice di interventi pubblici – di vedere l’inizio dei lavori per la costruzione del ponte entro il 2024. In particolare, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ad aprile aveva richiesto ben 239 integrazioni di documenti alla Società Stretto di Messina S.p.A e a Eurolink. 155 integrazioni sono state chieste per la Valutazione di impatto ambientale (Via), 66 integrazioni per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica gli effetti delle opere sui siti protetti di interesse Ue. Per il Piano di utilizzo terre (Put) sono state richieste 16 integrazioni, per la Verifica di ottemperanza (Vo) 2 .

Nel frattempo, sabato 18 maggio è andata in scena una grande manifestazione a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) che ha riunito in corteo cittadini e frange di società civile contrari all’opera. Tra le migliaia di persone che hanno sfilato in corteo erano presenti anche politici, associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti.

 

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