L’ultima manifestazione in Calabria si era svolta nel  2009. Ieri a Piazza Valsesia di Villa San Giovanni una massa di manifestanti ha dato corpo al grande movimento No Ponte che ha visto scendere per le vie della città associazioni, comitati e singoli cittadini per protestare contro le decisioni del governo. Fra gli altri era presente un folto gruppo di abitanti di Punta Faro in Sicilia e Cannitello, soggetti alle procedure di esproprio delle aree interessate ai lavori della mega opera. Di seguito pubblichiamo il manifesto del Comitato promotore manifestazione No Ponte che ha posto l’obiettivo strategico comune alla cittadinanza “per rigettare un’idea coloniale di sviluppo in cui gli abitanti non vengono ascoltati e devono supinamente accettare decisioni prese altrove che vanno nella direzione opposta rispetto a un’idea moderna di progresso che leghi, senza contrapporli, uomo ed ecosistema” [accì]

 

Stanno distruggendo ciò che di più prezioso abbiamo: la nostra terra, il nostro mare, il nostro fragile ma straordinario ecosistema.

Dopo decenni di depredazione del meridione e della Calabria in cui è stata smantellata la sanità, i servizi sono stati ridotti al di sotto del livello di sopravvivenza e l’economia è stata impoverita determinando l’emigrazione forzata di intere generazioni, adesso vorrebbero realizzare un’opera priva di qualsiasi utilità pubblica, il tanto famigerato Ponte sullo Stretto che, quand’anche fosse realizzabile, non servirebbe né alla Calabria né alla Sicilia. Anche se ancora non si capisce quanto alla fine verrebbe a costarci, cercheranno comunque di farlo dirottando enormi quote di denaro pubblico, distraendole dai fondi che servono a costruire quelle infrastrutture di cui invece il Sud ha bisogno, sia per tenere in piedi la rete degli ospedali, degli ambulatori e dei servizi sociali e sia per contrastare il dissesto idrogeologico che rende questo territorio fatalmente fragile. Lo vorrebbero fare imponendo sin da subito a centinaia/migliaia di persone di abbandonare le loro case e allestendo, con imperdonabile superficialità, mega cantieri che distruggeranno per sempre le città di Villa San Giovanni e Messina, ma che riguarderanno anche un intero territorio che sarà oggetto dei lavori di cantierizzazione, da Montebello Jonico a Limbadi.

Cemento, acciaio, polveri e inquinamento che stravolgeranno il tessuto sociale e ambientale, e per cosa? Cosa guadagneremo da una decisione presa a Roma da parte di chi ha sempre schifato il Sud e che oggi accelera su questo improbabile Ponte per mera propaganda elettorale? Come possiamo ancora accettare bugie come quella per cui lo sviluppo di questo territorio non è stato realizzato finora perché mancava il loro Ponte? Come possiamo accettare, ad esempio, di essere presi in giro con l’idea di un’alta velocità che, ci dicono, solo con il loro Ponte si potrà realizzare, mentre spostarsi da una città all’altra di Calabria e Sicilia rimane, e rimarrebbe nonostante il loro Ponte, un’impresa?

Hanno riesumato una società, il carrozzone della Stretto di Messina SpA, in piedi dal 1981, che ci è costata finora 300 milioni di euro per soli studi di progettazione, con un’azione che anche l’Autorità Nazionale Anti-Corruzione non ha mancato di denunciare. Hanno minacciato di esproprio i cittadini dello Stretto senza un progetto esecutivo, mostrando un’arroganza senza pari. E per un’opera così impattante hanno realizzato un progetto definitivo pieno di lacune, strafalcioni, non aggiornato, come evidenziato dallo stesso Ministero dell’Ambiente: è questa la considerazione che hanno dei meridionali e dei calabresi, cosa del resto dimostrata dal progetto scellerato di autonomia differenziata con cui per legge viene sancita la disunità d’Italia, il regalo alla Lega Padana che può finalmente liberarsi del Sud e realizzare l’idea separatista che cavalca dalla sua nascita.

Non facciamoci ingannare dalle osservazioni e dalle richieste di integrazione di questo vergognoso progetto definitivo: rischiamo che partano i cantieri anche se il Ponte non lo faranno mai. Ma se i cantieri non partiranno sarà solo per la determinazione e il coraggio di lottare della popolazione calabrese e siciliana. Pensano che questa sia una terra buona solo per scambi elettorali, per promesse di industrializzazione mai realizzate, per miraggi venduti a basso costo: per questo motivo dobbiamo protestare con forza e in massa per rivendicare che alle lobbies degli affari e del cemento noi contrapponiamo la cura e l’amore per l’ambiente e i nostri territori.

Noi proponiamo un’idea diversa di futuro: in cui, ad esempio, l’attraversamento dello Stretto sia garantito da mezzi di ultima generazione, tecnologicamente avanzati, poco o nulla inquinanti, una metropolitana del mare che non costi cifre esorbitanti a residenti e non residenti.

Vogliamo uno sviluppo armonico con i territori, che valorizzi le conoscenze, che armonizzi la tecnologia con i saperi e la cultura, che alimenti percorsi di turismo sostenibile e solidale, come testimoniato da esperienze analoghe in tutto il mondo.

Noi vogliamo un mare ancora pieno di voci e un cielo pieno di visioni, come nella magica visione di Giovanni Pascoli durante la sua permanenza sullo Stretto.

Facciamo in modo che, ancora una volta, le nostre voci, i nostri striscioni, le nostre bandiere, la presenza delle tante e i tanti che hanno a cuore il futuro di questa terra, fermino questo scempio e lo facciano finalmente per sempre, bloccando questo progetto scellerato e facendo chiudere una volta per tutte la Stretto di Messina SpA!

Stretto! Stretto! Stretto! Teniamocelo stretto!

leggi il manifesto integrale.noponte.info