Secondo i rapporti del Programma Alimentare Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella Striscia di Gaza la carestia è già una realtà, soprattutto nel nord. Nell’ospedale di Aqsa a Deir Balah, venti neonati sono morti di fame per mancanza di latte in polvere.
La criminale chiusura del valico di Rafah da parte dell’esercito israeliano ha provocato il deperimento di migliaia di tonnellate di prodotti alimentari. Il parcheggio dei camion sotto il sole cocente ha costretto le organizzazioni umanitarie a distruggere i materiali andati a male. Sui social sono state postate video e foto di enormi quantità di uova distrutte dopo due mesi di attesa nel Sinai davanti all’ingresso del valico. Un autista egiziano ha spiegato che il carico di polli surgelati nel suo camion è andato a male perché le celle frigorifere sono state spente a causa della mancanza di elettricità e il divieto di tenere i motori accesi durante la sosta. Gli autisti palestinesi che avevano tentato di passare il valico sono stati bombardati dai caccia israeliani a 50 metri dalla barriera.
Dopo pressioni statunitensi, Israele ha acconsentito ad aprire il valico di Kamal Abu Salem per il passaggio di un numero limitato di camion di derrate alimentari, ma non di carburanti.
Il porto galleggiante costruito dagli USA ha subito danni e si è staccato dalla spiaggia a causa delle forti correnti marine e una parte della struttura è arrivata ad Ashdod, in Israele. Una nave si è arenata sulla spiaggia e altre quattro non hanno potuto attraccare e sono state costrette a una lunga attesa, gettando l’ancora per non essere trascinate in mare aperto.