Inchiesta di Ahmed Ashour con la collaborazione di Abdallah Taha per Daraj Media
Traduzione in lingua italiana: Michele Nicoletti
L’indagine rivela che alcune aziende israeliane, finanziate dall’Europa, sono parzialmente attive nella produzione di materiale bellico usato per eseguire operazioni di combattimento, davanti alla mancanza di restrizioni legali che regolino l’utilizzo di queste ricerche e i loro risultati dopo la fine del progetto.
“Questa notte abbiamo accolto 30 feriti, dopo l’attacco di alcuni droni equipaggiati di cecchino che miravano a chiunque tentasse di arrivare all’ospedale al-Ahly. Fra questi vi era anche un bambino di circa nove anni, che è stato portato al pronto soccorso mentre perdeva molto sangue, e poco dopo essere stato ferito al collo da un proiettile. E la Germania non gli impedisce di farlo (alle aziende militari israeliane n.d.r.)”.
Questa è la testimonianza di un medico palestinese, Ghassan Abu Sitta, diffusa sulla piattaforma X il 9 maggio 2024, in cui commenta la notizia secondo cui l’azienda israeliana Xtend ha intenzione di allargare le sue attività. Questo dopo aver ricevuto 40 milioni di dollari grazie al “successo dei suoi droni a Gaza”, ha scritto Abu Sitta nel suo commento dopo la decisione della Germania di vietare il suo ingresso nel paese per partecipare ad un convengo di sostegno alla causa palestinese.
L’azienda israeliana Xtend sviluppa il modello di droni Skyloard per la ricognizione e l’attacco, che l’esercito israeliano ha dichiarato di aver usato a Gaza. L’azienda aveva ricevuto un finanziamento di ricerca dall’Unione Europea per svolgere ricerche di mercato e studi sull’utilità del drone Skyloard. La Xtend non è l’unica azienda israeliana specializzata nella produzione di armi ed equipaggiamenti militari a ricevere questa tipologia di fondi.
L’azienda israeliana Xtend sviluppa il modello di droni Skyloard per la ricognizione e l’attacco, che l’esercito israeliano ha dichiarato di aver usato a Gaza. L’azienda aveva ricevuto un finanziamento di ricerca dall’Unione Europea per svolgere ricerche di mercato e studi sull’utilità del drone Skyloard. La Xtend non è l’unica azienda israeliana specializzata nella produzione di armi ed equipaggiamenti militari a ricevere questa tipologia di fondi.
Che connessione c’è fra l’UE e le aziende belliche israeliane?
Durante la guerra di Israele a Gaza, cominciata il 7 ottobre 2023, l’esercito israeliano ha utilizzato un arsenale di armi, tra cui i velivoli F-16 ed F-35. Questi caccia, di produzione americana, sono impiegati dall’azienda israeliana Israel Aerospace Industries (IAI), creata per costituire le strutture basilari dell’esercito israeliano. Attraverso il finanziamento di ricerca dell’UE, quest’azienda partecipa all’esecuzione di azioni militari in cui vengono commesse violazioni dei diritti umani, come il bombardamento di ospedali, scuole e aree residenziali a Gaza.
Secondo i database commerciali, la IAI ha esportato 69 carichi destinati alla compagnia americana Lockheed Martin, al cui interno vi erano principalmente “componenti per aerei e varie tipologie di droni”. Mentre l’azienda Lockheed Martin sostiene di sentirsi orgogliosa per il suo importante ruolo nel garantire la sicurezza dello stato israeliano, rifornendo le forze aeree del paese con i velivoli F-16 e F-35.
Nel 2018, tra i corridoi dell’UE c’è stata una discussione sul programma di ricerca Horizon 2020; nel frattempo la Commissione Europea ha proposto di non restringere le attività del programma solo ad applicazioni in ambito civile (riconfermando questa volontà all’inizio del 2024 n.d.r.). Invece, il Parlamento e il Consiglio Europeo insistevano affinché le attività del programma venissero limitate solo all’ambito civile.
Ad alcuni di questi progetti di ricerca hanno partecipato anche aziende israeliane, che sono legate all’industria bellica o ad attività militari; fra queste le più importanti sono la già citata Israel Aerospace Industries (IAI) e la Elbit System.
Secondo la Commissione Europea, è difficile porre dei limiti ben precisi all’utilizzo civile e militare di una tecnologia che ha un duplice uso; così nelle fasi avanzate di ricerca è possibile sviluppare, fin da subito, delle tecnologie a duplice uso, oppure, qualora vengano introdotte delle modifiche, anche nel caso in cui queste tecnologie fossero state progettate – originariamente – per scopi civili o esclusivamente militari.
L’espressione “duplice uso” viene usata per descrivere software e tecnologie utilizzabili sia in ambito civile che militare. Sulla base dei rapporti dei progetti di ricerca e di altre fonti pertinenti e, secondo quanto pubblicato dai siti ufficiali di alcune aziende israeliane, questa indagine ha raggiunto la conclusione che alcune delle tecnologie a duplice uso, sviluppate nel quadro dei progetti del programma Horizon 2020, vengono impiegate in vari settori all’interno delle aziende israeliane, e questi sono settori attivi (parzialmente) nella produzione di armamenti. Inoltre, vengono utilizzate per missioni di combattimento, davanti all’assenza di restrizioni legislative che limitino il loro utilizzo dopo la fine del programma.
A ciò va aggiunto che il regolamento europeo per i sistemi tecnologici a duplice uso non era stato aggiornato al momento del lancio del programma, permettendo alle aziende israeliane di riceve dei finanziamenti per ricerche che hanno duplice uso, senza porre applicare alcun limite al loro utilizzo alla fine del progetto.
La tecnologia per produrre la fusoliera degli aerei
Sul suo sito ufficiale, la compagnia Israel Aerospace Industries (IAI) si dichiara orgogliosa di aver ricevuto dei finanziamenti internazionali per la ricerca, che serviranno a sviluppare il settore industriale dei componenti utilizzati per produrre le fusoliere di aerei civili e militari in suo possesso. È stato ciò che ci ha spinto a fare un’inchiesta sul ruolo dei finanziamenti europei per la ricerca in questo ambito.
A dicembre 2017, la IAI ha ottenuto una sovvenzione del valore di 213.000 euro per sviluppare, produrre e testare i componenti per i carrelli di atterraggio non strutturali, prodotti con dei materiali assemblati attraverso l’utilizzo di un sistema avanzato in fibra di carbonio, e questo con la collaborazione della azienda tedesca SiRcom.
In questo progetto, la IAI utilizza la tecnica della “stampaggio a trasferimento di resina”, utilizzata per la produzione di macchinari, che si integra alla tecnica del posizionamento delle fibre progettate appositamente, durante le fasi di progettazione e produzione. Un progetto di ricerca dell’Unione Europea ha definito la tecnica della “stampaggio a trasferimento di resina” come un’operazione di stampa limitata alla produzione di materiali assemblati ad alte prestazioni, che si utilizzano i diversi settori; fra questi c’è l’industria dell’aviazione. Secondo numerose ricerche, queste tecniche sono utilizzate per produrre componenti di media grandezza (normalmente meno di tre metri) per aerei militari.
La IAI prevede di utilizzare i risultati del progetto di sviluppo dei componenti, soprattutto con i carrelli di atterraggio dei velivoli. Il progetto sta supportando le due aziende – quella israeliana e quella tedesca – per scoprire nuove tecnologie, attraverso cui facilitare l’introduzione di altri miglioramenti sui pezzi strutturali e ridurre i costi di produzione.
Il regolamento del Consiglio Europeo riguardo ai prodotti a duplice uso che necessitano di un brevetto per essere esportate, include nei commi 1-002A e 1-010C i materiali assemblati che contengono fibre impregnate di resina o fibre di carbonio. Da questo regolamento sono esclusi i componenti utilizzati per riparare le strutture dei “velivoli civili”.
Il regolamento del Consiglio Europeo riguardo ai prodotti a duplice uso che necessitano di un brevetto per essere esportate, include nei commi 1-002A e 1-010C i materiali assemblati che contengono fibre impregnate di resina o fibre di carbonio. Da questo regolamento sono esclusi i componenti utilizzati per riparare le strutture dei “velivoli civili”.
Roxandra Mihaila Potes, docente dell’Università del Québec e specializzata in tecniche di modellazione e di simulazione, sostiene che è possibile applicare le operazioni di produzione degli aerei civili anche agli aerei militari, mentre cambiano, a seconda di ogni velivolo, solo le caratteristiche dei carrelli di atterraggio, in termini di peso, dimensioni e altro.
Per tanto, la tecnologia dei componenti integrati nelle strutture dei velivoli può essere applicata alle fusoliere sia degli aerei civili che militari. Questo progetto di ricerca, a cui ha partecipato l’azienda israeliana, non è stato l’unico a utilizzare il processo di “stampaggio a trasferimento di resina”, per produrre componenti dalle prestazioni elevate. La IAI, nel quadro del progetto Horizon, era riuscita ad ottenere 290.000 euro tra il 2019 e il 2022 per sviluppare dei materiali idrosolubili, al posto di un nucleo metallico molto costoso, usando l’operazione di “stampaggio a trasferimento di resina”.
A quale settore servono questi finanziamenti?
Il sito della IAI sostiene che il dipartimento dedicato ai componenti, appartenente al centro LAHAV Aero-Structures, utilizza la tecnica di “stampaggio a trasferimento di resina”, e altre tecniche diverse che rappresentavano l’argomento della ricerca nel programma europeo per ridurre le spese di produzione. Sul sito si afferma che il centro ha avuto accesso a un programma di ricerca e sviluppo internazionale, al fine di migliorare i componenti e le capacità delle tecniche utilizzate. Il centro LAHAV Aero-Structures è specializzato nel progettare e produrre le strutture metalliche e i componenti dei carrelli di atterraggio, e questi ultimi rappresentano il fulcro del progetto europeo di ricerca.
Inoltre, il sito della IAI conferma, che i programmi di produzione dei componenti di sua proprietà vengono usati per la produzione delle fusoliere di velivoli, tra cui ricordiamo i caccia F-15, F-16 e F-35. In seguito, aggiunge che il centro LAHAV ha introdotto la tecnica dello “stampaggio a trasferimento di resina” nella preparazione dei componenti utilizzati nella produzione delle fusoliere dei velivoli come gli F-15, F-16 e T-38, oltre che per gli elicotteri militari e civili. I modelli F-16 ed F-35, prodotti dalla compagnia americana Lockheed Martin, secondo la IAI, è la stessa azienda israeliana a rifornire la compagnia americana di fusoliere per gli aerei militari, commerciali e per i caccia F-16 e F-35.
La compagnia Lockheed Martin supporta l’uso della tecnologia dello “stampaggio a trasferimento di resina” per i velivoli militari dall’inizio degli anni ‘2000. Inoltre, sul sito c’è scritto che l’azienda “è riuscita a usare questa tecnica avanzata per la produzione di un componente unico per un aereo da combattimento sviluppato”.
A febbraio 2024, durante la guerra di Israele a Gaza, la Corte d’appello olandese ha ordinato al governo di vietare, verso Israele, tutte le esportazioni dei pezzi di ricambio degli aerei da combattimento usati per la produzione degli F-35. Questo a causa del timore che venissero utilizzati durante la guerra a Gaza, in violazione del diritto internazionale.
Quando abbiamo provato a chiedere spiegazioni alla Commissione Europea, non sono state date risposte.
Le relazioni con il governo israeliano
L’azienda IAI è totalmente di proprietà del governo israeliano, ed è specializzata nell’industria aerospaziale, missilistica e nei sistemi per la sicurezza interna, oltre che nella produzione di droni, ed eroga tecniche differenti per la produzione di componenti delle strutture dei velivoli. Gli armamenti costituiscono la quota più alta tra i prodotti venduti dalla IAI; infatti, l’82% delle sue esportazioni nel 2022 erano prodotti militari.
L’azienda stanzia una quota dei suoi ricavi per le attività di ricerca e sviluppo, e a tal riguardo, il presidente e direttore generale della IAI, Boaz Levy, in un rapporto finanziario dell’azienda del 2022, ha detto: “Lo sviluppo delle capacità economiche avanzate, per aiutare a preservare le funzionalità operative dell’esercito israeliano e la sua capacità di affrontare efficacemente le mutevoli sfide, rappresenta ancora il cuore delle nostre attività. Per questo motivo aumenteremo le risorse dedicate alla ricerca e allo sviluppo.”
L’esercito israeliano impiega due tipologie di droni sviluppati dalla compagnia IAI, ovvero lo Heron 1 e lo Heron TB. Nel frattempo, la IAI si è abituata a ricevere finanziamenti europei di ricerca, infatti, grazie al programma Horizon ha ottenuto 10 milioni di euro.
Secondo il database di sicurezza europeo Open Security Data Europe, fondata dalla rete europea contro il traffico di armi, IAI ha ricevuto fondi europei pari a circa 4 milioni e mezzo di euro, nel quadro di progetti di ricerca per la “sicurezza”. All’apice dei progetti dedicati a questo settore, c’è il progetto Respondrone, a cui hanno partecipato il ministero della difesa israeliano e la IAI, per sviluppare una piattaforma dedicata agli aeromobili a pilotaggio remoto per rispondere alle catastrofi. Questo progetto viene definito a duplice uso.
I regolamenti sulla tecnologia a duplice uso
Per supportare le politiche di sicurezza estera dell’Unione Europea, il Consiglio europeo ha deciso – secondo dei controlli specifici – di portare avanti delle ricerche a duplice uso, per questo la decisione numero 743 del 2013, preparatoria della prima copia del progetto Horizon, decretava che “fin quando le attività di ricerca e innovazione si concentreranno esclusivamente per un utilizzo in ambito civile, il coordinamento sarà fatto con l’Agenzia Europea per la Difesa (EDA) per rafforzare la cooperazione, soprattutto attraverso l’attuale Quadro di cooperazione europea (EFC), riconoscendo quindi che ci sono vari settori della tecnologia che hanno un duplice uso.
Commentando il “dedicarsi esclusivamente all’utilizzo in ambito civile”, e rispondendo ai regolamenti del programma Horizon, il Consiglio europeo ha affermato: “Se le tecniche, i prodotti, e i servizi sono dedicati ad un utilizzo per attività non militari o a scopi non militari, allora le si gestirà concentrandosi esclusivamente sull’utilizzo in ambito civile, e le ricerche rivolte all’utilizzo in ambito militare non saranno finanziate”.
L’Unione Europea sa che i prodotti a duplice uso, sono beni, software e tecnologie che possono essere utilizzati a scopi civili e militari. Il programma ha messo una condizione sullo sviluppo delle tecnologie a duplice uso, che deve essere menzionata nella proposta del programma, ovvero che lo scopo della ricerca deve essere diretto all’utilizzo in ambito civile, in rispetto dei principi morali del programma, e che venga ottenuta una licenza di esportazione della tecnologia prodotta dal programma, in base al regolamento dell’Unione Europea numero 428 del 2009 sulle licenze di esportazione dei prodotti a duplice uso.
Nonostante ciò, in un documento di ricerca pubblicato dalla Commissione Europea nel 2024, è stato menzionato che gli ambiti futuri per l’utilizzo dei risultati del progetto di ricerca non sono mai conosciuti, durante le prime fasi del progetto. Tuttavia, è possibile che le fasi intermedie e avanzate della ricerca portino allo sviluppo di un duplice uso, ed è possibile trarne beneficio dopo aver introdotto delle modifiche strutturali o non strutturali, anche se questa tecnologia, in origine, non era stata sviluppata per essere applicata in ambito civile o esclusivamente militare. Al contrario è vero che si può utilizzare i risultati delle ricerche militari in ambito civile, attraverso l’introduzione di modifiche qualora ce ne fosse bisogno.
Ciò è stato supportato anche sul sito dell’Agenzia Europea per la Difesa, la quale ha presentato i punti più importanti fra gli aspetti civili e militari nelle ricerche a duplice uso, le quali indicano che ci sono molti esempi di ricerche nell’ambito della difesa che hanno condotto a risultati trasversali che è possibile utilizzare in ambito civile, ma è anche possibile che tecnologie sviluppate all’interno di finanziamenti per programmi di ricerca in ambito civile possano avere dei benefici anche per i sistemi di difesa avanzati.
Nonostante nel contenuto di questo accordo non ci sia nulla che costringa a monitorare specificatamente l’utilizzo delle tecnologie a duplice uso, la Commissione Europea, con la collaborazione delle autorità statali, può ricorrere ad operazioni di controllo e verifica sancite dall’accordo del progetto come parte della sua revisione tecnica, per garantire la limitazione delle attività di ricerca all’utilizzo in ambito civile, tuttavia questo monitoraggio si limita esclusivamente al periodo del progetto.
Ed è questo che rende il monitoraggio sull’uso di questa tecnologia, alla fine del progetto, soggetto al regolamento europeo per l’esportazione della tecnologia a duplice uso, ed è quello che deve svolgere il coordinatore del progetto. La designazione di un coordinatore avviene in ogni progetto condiviso che si svolge nel quadro del progetto Horizon, e nei due progetti summenzionati il coordinatore era la compagnia israeliana IAI.
È ciò che ha confermato la professoressa Machiko Kenatake, direttrice del corso di laurea magistrale in diritto internazionale dell’Università di Utrecht, sostenendo che le organizzazioni presenti in Europa, partecipanti al progetto Horizon 2020, devono rispettare il regolamento dell’Unione Europea sull’esportazione di tecnologie a duplice uso.
Secondo Kenatake, che ha portato avanti numerose ricerche sui regolamenti che disciplinano l’esportazione di tecnologie a duplice uso, nel caso delle organizzazioni israeliane, Israele viene considerato un’entità fuori dall’Unione Europea che non si attiene generalmente al regolamento sui prodotti a duplice uso, aggiungendo che ci sono tre situazioni a cui le organizzazioni israeliane devono attenersi al regolamento del programma Horizon: prima di tutto se una tecnologia di duplice uso viene importata da organizzazioni europee che partecipano alla ricerca, in secondo luogo se le organizzazioni israeliane, che hanno sviluppato queste tecnologie all’interno dell’UE, vogliono poi esportarle in Israele; infine è necessario aderire al quadro etico costituente del programma, che decreta di garantire il regolamento sulle esportazioni di beni a duplice uso, ma non è chiaro quanto questo influisca sui partecipanti non europei.
Allo stesso tempo, l’accordo di partecipazione delle organizzazioni israeliane è privo di qualsiasi limitazione per l’utilizzo o l’esportazione di prodotti a duplice uso, e l’accordo stabilisce che Israele deve attenersi a tutti i regolamenti a cui si attengono le organizzazioni europee e che regolano il programma. La Commissione o l’ente donatore si preservano il diritto di opporsi al trasporto delle tecnologie a duplice uso a qualsiasi paese terzo, ma ciò non si applica ai paesi che partecipano al programma, tra cui Israele.
Commentando ciò, Mark Akkerman, ricercatore e attivista per la campagna olandese Stop Wapenhandel contro il commercio di armi, sostiene che il quadro legale costituente per la partecipazione di aziende israeliane nei programmi di finanziamento europeo, si limita a vietare la partecipazione di organizzazioni presenti nelle regioni occupate, mentre per quanto riguarda il programma Horizon, Israele è tenuta a rispettare solo le linee guida del progetto.
Inoltre, afferma che solamente alla fine del progetto, le organizzazioni israeliane possono sfruttare le tecnologie sviluppate all’interno del progetto per qualsiasi fine ritenuto opportuno, e soprattutto che le aziende israeliane compiono le ricerche sul loro territorio, e non hanno bisogno di emettere delle licenze di esportazione.
Ciò di cui parlano Kenatake e Akkerman, riguardo ai regolamenti, si manifesta nel corso dell’utilizzo dei risultati del progetto ResponDrone, a cui ha collaborato la IAI.
Droni per rispondere alle catastrofi
Fra marzo 2019 e 30 aprile 2022, la IAI e il ministero della difesa israeliano hanno partecipato alle ricerche per il progetto ResponDrone, che mira a sviluppare una piattaforma con numerosi aeromobili a pilotaggio remoto per i soccorsi; per rafforzare la loro capacità di gestione delle emergenze. Il progetto ha svolto una serie vasta di programmi, includendo i droni di tecnologia avanzata, aggiungendo anche i centri e le postazioni di controllo, e questa tecnologia potrebbe essere condivisa sia con i partecipanti al progetto che con il pubblico.
Nonostante la conferma che il progetto miri all’utilizzo in ambito civile dei droni, nel rapporto sul “Piano di utilizzo dei risultati del progetto”, si afferma che il regolamento europeo sulle tecnologie a duplice uso si applica ai risultati del progetto.
La IAI ha espresso il suo interesse nel proseguire lo sviluppo dei sistemi di aeromobili a pilotaggio remoto prodotti grazie al progetto, all’interno di un accordo di utilizzo con i partner del progetto, a patto che questi emettano delle licenze secondo il regolamento dell’UE per il trasporto di tecnologie.
Mentre, per quanto riguarda le tecnologie che sono state sviluppate esclusivamente dalle aziende israeliane, presenti nello sviluppo di una piattaforma di controllo multifunzionale legata alla rete internet, e pronta all’utilizzo immediato, il progetto ne ha concesso l’utilizzo all’azienda israeliana. Inoltre, l’articolo 28 dell’accordo di partenariato stabilisce che chiunque benefici delle sovvenzioni deve adottare misure necessarie a garantire lo “utilizzo” dei risultati raggiunti.
Droni per il soccorso
Sul sito della IAI, la compagnia israeliana dichiara di aver proposto l’utilizzo degli aeromobili a pilotaggio remoto per la gestione delle crisi naturali, dando come esempio l’utilizzo del modello di drone Heron da parte dell’aviazione greca nelle operazioni di ricognizione per cercare di controllare i vasti incendi del luglio 2023.
Il rapporto del dicembre 2022 pubblicato da Human Rights Watch ricorda, menzionando questo drone, che ne è stato documentato l’utilizzo da parte dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e delle coste (Frontex) nelle operazioni di respingimento nel Mediterraneo di richiedenti asilo, anziché salvarli.
Una partecipazione controversa
La guerra di Israele su Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023, ha riportato la questione del coinvolgimento delle aziende militari israeliane nel progetto Horizon 2020 sul tavolo di discussione del Parlamento europeo. A ottobre 2023, Idoia Ruiz, membro del parlamento europeo per il gruppo della Sinistra, ha posto una domanda sul rapporto fra le sovvenzioni che hanno ricevuto le aziende militari israeliane con il sostegno alla salute, al clima, all’alimentazione e alla sicurezza dei cittadini europei, e qual è la portata del contributo del progetto europeo di finanziamento dei progetti di ricerca in ambito militare che ha portato avanti Israele.
Oltre alla IAI, la domanda rivolta al parlamento europeo riguarda anche la compagnia Elbit System, la quale è fra i beneficiari dei finanziamenti europei per la ricerca. A questa stessa azienda fu posta un’altra domanda, nel 2015, sul finanziamento del progetto Horizon per le attività di ricerca che aveva svolto, nello stesso momento in cui l’esercito israeliano veniva rifornito di sistemi tecnologici, utilizzati per costruire la barriera di separazione e gli insediamenti, è questa la barriera che l’UE e le Nazioni Unite hanno classificato come una “violazione del diritto internazionale”.
La Elbit è una compagnia israeliana privata; secondo i dati relativi al 2022 i suoi profitti derivano per il 90% dalla vendita di armi, ed è risaputo il suo coinvolgimento in attività militari controverse nei territori occupati. Ciò ha portato più di 70 organizzazioni di investimento a ritirare i loro investimenti dalla compagnia per varie ragioni, tra cui il timore che vengano violati i diritti umani. A causa dell’ultima guerra a Gaza, la compagnia giapponese Itochu ha interrotto la sua collaborazione con la Elbit. A ciò è seguita la chiusura di una loro sede in Gran Bretagna, come risultato delle pressioni contro l’azienda.
Il programma sull’informatica quantistica
Nel quadro del programma Horizon, la Elbit ha ottenuto tre finanziamenti di ricerca per un valore di circa 1 milione e 600 mila euro, e di questi 600 mila circa sono stati destinati al progetto COPAC legato alle tecnologie quantistiche, su cui hanno lavorato per circa quattro anni (da agosto 2017 ad aprile 2021.
Nonostante la tecnologia quantistica sia inserita nel regolamento dei prodotti a duplice uso nel Regno Unito, questa tecnologia non è stata ancora inserita nel regolamento dall’Unione Europea. Di conseguenza il progetto non può essere classificato come di “duplice uso.”
Questo succede nonostante la Commissione europea abbia segnalato, in un rapporto di ottobre 2023, la pericolosità delle tecniche quantistiche, in quanto queste “possono provocare delle trasformazioni in molti ambiti, civili e militari, attraverso la capacità dei nuovi sistemi di trarre vantaggio dalle funzionalità della meccanica quantistica”.
Il progetto COPAC mira allo sviluppo di un nuovo metodo per svolgere le operazioni di calcolo, che utilizza, al posto dei computer tradizionali, i raggi laser e i punti quantici (questi ultimi sono delle nanoparticelle costituite da semiconduttori). Il fine è di traferire le informazioni con estrema rapidità, e di elaborare un enorme quantità di dati nello stesso momento, e il progetto aveva già sviluppato un prototipo di un nuovo dispositivo che lavora con questa tecnologia.
Stando ai rapporti del progetto, la Elbit avrebbe sviluppato il prototipo di questo di dispositivo, e ha il diritto di utilizzarlo, secondo l’articolo 28 dell’accordo di sovvenzione. E all’interno del piano di “Pubblicazione dei risultati del progetto”, la Elbit ha partecipato alle riunioni di lavoro nel quadro del progetto, essendo un membro del gruppo consultivo, incaricato degli aspetti industriali del progetto quantistico nazionale israeliano, che lavora sotto l’egida dell’Autorità israeliana per l’innovazione.
La Elbit non è l’unico membro del gruppo che rappresenta Israele, ha partecipato anche l’Università ebraica, il cui rettore possiede la quota di maggioranza della Elbit. Inoltre, l’Università Ebraica partecipa alle attività dell’Autorità israeliana per l’innovazione. Perfino la compagnia KILOLAMBDA, che in Israele viene classificata come azienda militare, aveva preso parte alle attività del programma, prima di essere inglobata da Elbit nel 2018.
Riguardo alla ricerca, nei rapporti dell’Autorità israeliana per l’innovazione, abbiamo scoperto che questa ha aiutato le aziende israeliane ad ottenere i finanziamenti dall’UE per un valore di 89 milioni di euro, e ciò a pagamento, secondo il sito ufficiale dell’ente. Nel rapporto annuale della Elbit è stato dichiarato che l’azienda paga una quota all’Autorità israeliana per l’innovazione per ricevere delle sovvenzioni per la ricerca.
Mentre, all’interno della ricerca sul progetto quantistico israeliano, abbiamo scoperto che l’ente è un membro di un’alleanza che attua il piano sulle “tecniche quantistiche nazionali”. Tornando al piano nazionale pianificato nel 2018, abbiamo scoperto che anche il ministero della difesa israeliano ne fa parte, insieme al ministero delle finanze e delle scienze e all’Autorità israeliana per l’innovazione, che formulano il piano nazionale per le tecnologie quantistiche.
Nel 2022 l’Autorità per l’innovazione e il ministero della difesa hanno dichiarato che, nel quadro dell’esecuzione del progetto nazionale per le scienze e le tecnologie quantistiche, verrà creato un centro di informatica quantistica. Ciò è avvenuto dopo la pubblicazione del rapporto sull’ente nazionale per la sicurezza cibernetica, che definisce i pericoli dell’uso del calcolo quantistico nella fuga di dati e di attacchi cibernetici, e consigliando, all’interno delle misure di preparazione a questi pericoli, di fare degli studi in merito a questo tema. Nel quadro di questo programma, la compagnia Elbit guida la progettazione di applicazioni quantistiche per il settore pubblico, oltre a designare dei gruppi dedicati a implementare il loro sviluppo. La Commissione Europea non ha commentato quello che abbiamo scoperto in questo ambito, nonostante avessimo comunicato con questa nel contesto del diritto di replica.
Il sostegno alle startup
Il programma Horizon ha definito le caratteristiche dei finanziamenti per le startup, di cui hanno beneficiato le compagnie israeliane, e tra queste abbiamo trovato delle connessioni con il settore della difesa. Tra le aziende, che hanno ottenuto questo sostegno nel 2018, ricordiamo la CENS, specializzata nella fabbricazione di batterie al litio.
Nella descrizione del progetto emerge che gli elettrodi a base di nanotubi di carbonio portano degli enormi benefici alle prestazioni delle batterie a litio. Tuttavia, l’incapacità di disperdere (scattering) i nanotubi di carbonio in modo efficiente sugli elettrodi, ha ostacolato il suo uso esteso nelle batterie. Perciò, il progetto IonDrive, finanziato dall’Unione Europea a beneficio della compagnia CENS, mira allo sviluppo di un processo di dispersione (scattering) efficace anche da un punto di vista economico, che dipende dalla tecnologia degli ultrasuoni, e che dovrebbe permettere la separazione e l’applicazione eterogenea ai nanotubi in carbonio all’interno della materia dell’elettrodo. Ciò potrebbe contribuire ad aumentare la durata della batteria del 50%, senza compromettere le proprietà meccaniche dell’elettrodo.
Le batterie a litio non erano annoverate tra i prodotti a duplice uso, nel regolamento dell’UE sugli articoli che necessitano di una licenza per essere esportati; tuttavia, l’Agenzia per la difesa europea sta portando avanti degli studi sull’uso delle batterie a litio nelle piattaforme militari.
Stando al registro delle aziende israeliane, la compagnia che produce le batterie è connessa alla Elbit; infatti, questa è nata nel 2013, e l’anno successivo si è unita al gruppo Incubt Ventures di proprietà della Elbit. Questo gruppo è stato fondato, tramite il progetto dell’Autorità israeliana per l’innovazione, per sostenere le startup, e la Elbit ha posto come condizione di adesione al gruppo la possibilità di trovare una connessione tra le tecnologie prodotte dalle startup e i settori di interesse della Elbit. Un membro del dipartimento per l’innovazione della Elbit, Eli Friedman, in un articolo pubblicato sul sito dell’azienda, sostiene che il gruppo è specializzato nelle tecnologie a duplice uso, e che all’interno del gruppo le startup lavorano per sviluppare delle soluzioni per un ampio raggio di settori; molti di questi non erano inizialmente legati al settore militare.
Sul sito della compagnia abbiamo scoperto che le batterie al litio prodotte dall’azienda vengono usate per i droni, e grazie alla capacità delle nanotecnologie (di cui la CENS è proprietaria) di aumentare la durata delle batterie, i droni possono volare per periodi più lunghi e percorrere distanze maggiori.
In un commento sull’utilizzo a scopi militari delle batterie sviluppate dalla CENS, il vicepresidente esecutivo e direttore generale dell’area tecnica della Elbit System, Yehoshua Yehoda, ha detto: “La tecnologia CENS è all’avanguardia. Essa soddisfa la richiesta crescente di energia elettrica efficace ed economica. Crediamo che questa tecnologia unica nel suo genere abbia un enorme varietà di utilizzi, e fra questi vi è l’uso nel settore della difesa che sta facendo enormi sforzi per trovare delle soluzioni innovative per l’energia, incluso, ad esempio, il collegamento del combattente con il centro delle operazioni.
Una fonte della Commissione Europea, che ha chiesto di restare anonima, ha detto che la compagnia CENS ha ottenuto un finanziamento destinato alle startup, limitato agli studi di fattibilità e alla commercializzazione delle sue tecnologie di carattere civile, negando che i risultati delle ricerche possano portare allo sviluppo di tecnologia dal duplice uso e che forse l’utilizzo in ambito civile si trasformi in utilizzo in ambito militare alla fine del progetto. Ciò ci ha spinto a cercare nell’archivio dei dossier dell’azienda, presente sul sito del gruppo, e abbiamo scoperto che nel 2018, in concomitanza con l’inizio del finanziamento dell’UE, la tecnologia della compagnia è stata impiegata in ambito militare e non solo civile.
Dall’Europa all’America passando per Gaza
All’inizio del 2020, la compagnia e startup israeliana Xtend ha ottenuto un finanziamento, tramite Horizon 2020, del valore di 50.000 euro, al fine di “condurre degli ampi studi per valutare la fattibilità tecnica, commerciale e finanziaria del nuovo sistema SKYLORD XTENDER, specifico per gli aeromobili a pilotaggio remoto”.
Secondo quanto rivelato in una ricerca condivisa delle organizzazioni StateWatch e Informationstelle Militarisierung, la compagnia fondata nel 2018 vende il sistema per droni SKYLORD all’esercito americano, e l’esercito israeliano utilizza queste tipologie di droni a Gaza. Come prova, la ricerca ha mostrato che il finanziamento di ricerca, portato avanti dall’Unione Europea per la compagnia Xtend, ha fini di carattere militare. Ciò è quello che abbiamo confermato attraverso l’analisi dei contratti della Xtend con il governo americano, e l’azienda ha firmato, in modo diretto o indiretto, tre contratti del valore complessivo di circa 278.000 dollari.
Analizzando la tipologia di contratti, abbiamo scoperto che il contratto “n°1149969” è stato stipulato dall’Agenzia Logistica per la Difesa americana per acquistare il sistema di droni Skylord, mentre l’FBI ha stipulato un contratto per acquistare due sistemi della stessa tipologia.
È stato confermato l’utilizzo, da parte delle forze israeliane, del sistema di drone Skylord durante le operazioni di combattimento, attraverso un video di propaganda diffuso sulla pagina Facebook ufficiale del Dipartimento israeliano per la ricerca e lo sviluppo, che appartiene al ministero della difesa.
La stessa fonte della Commissione Europea aggiunge che la compagnia Xtend ha ottenuto un finanziamento specifico per le startup, e questi fondi non si limitano agli studi di fattibilità e commercializzazione del sistema Skylord, il quale originariamente aveva caratteristiche per un utilizzo in ambito civile, e ha chiarito che i risultati delle ricerche forse possono portare allo sviluppo di tecnologie a duplice uso, e probabilmente vengono utilizzate non solo in ambito civile, ma anche militare dopo la fine del progetto.
Ciò ci ha spinto a cercare nell’archivio presente sul sito della Xtend, dove abbiamo scoperto che l’azienda, al momento del finanziamento, aveva portato avanti lo sviluppo del sistema di droni Skylord, descrivendolo come un sistema di tipo militare, basta guardare la foto posta come sfondo alla descrizione del sistema, la quale raffigura un soldato che utilizza il drone.