Scritture migranti e, in particolare, scritture delle donne è il tema dell’evento promosso dalla rivista Crocevia, con riferimento al suo numero 25 (novembre 2023), nell’ambito del Salone del Libro di Torino, dedicato alla “Vita immaginaria”. Ad essa fa riferimento la questione delle migrazioni culturali in cui forme e generi letterari, ma anche pratiche letterarie, come le scritture delle donne e le scritture delle migrazioni, prendono forma, acquisiscono spessore, dipanano, spesso, interrogativi inquietanti e riflessioni profonde. In primo luogo, ad esempio, la questione delle scritture di immaginario e le problematiche connesse alla ratio della fiaba (il numero 25 di Crocevia ospita una selezione di fiabe dai cinque continenti) configurano una duplice razionalità in quanto, per un verso, le migrazioni portano alle intersezioni e alle contaminazioni tra immaginari culturali diversi che, a loro volta, sono all’origine delle singolari analogie che è possibile individuare tra fiabe spesso provenienti dai più disparati contesti geografici e culturali, ovvero, per altro verso, le fiabe rappresentano “espressioni culturali ancestrali”, che hanno un proprio sostrato nelle tradizioni letterarie orali e quindi esprimono e rappresentano, al tempo stesso, archetipi tematici comuni e forme letterarie analoghe. 

Su questo sfondo, la scrittura delle donne, le migrazioni, in particolare, al femminile, e le rappresentazioni delle soggettività caratterizzate da identità multiple, istituiscono singolari punti di contatto e terreni di condivisione. Il corpo “custodisce e racconta, accompagna e sostiene” (o forse si potrebbe dire che la persona stessa è corpo nella molteplicità e complessità delle sue funzioni, biologiche, cognitive ed emotive) sia l’esperienza letteraria sia la rappresentazione attraverso la scrittura. In tale ambito, le scritture delle donne migranti e delle migrazioni al femminile abitano lo spazio della scrittura “in quanto donna” ed “in quanto migrante”: il contatto tra esperienze letterarie diverse porta a una risultante di concetti e temi ma anche a una pluralità di forme e immagini letterarie. È indubbio che ciascuno/a è depositario/a (almeno) di un’identità migrante e l’identità migrante rappresenta a sua volta una delle nostre molteplicità identità. In questo senso, nelle scritture migranti si afferma il problema del rapporto tra le letterature d’origine e le letterature di destinazione; questo aspetto pone poi anche il problema di quale “auto-appartenenza” si sceglie e, quindi, il tema dell’appropriarsi e del riappropriarsi (e il numero 25 di Crocevia ospita, nella sezione “In transito”, i testi di Marija Tomanović, scrittrice e pittrice montenegrina). Lo “sguardo letterario” è uno sguardo che sollecita una rappresentazione in forma letteraria della pluralità e della complessità, della soggettività e del mondo. 

“A tutt’oggi – scrive Silvana Serafin – non è stata disegnata la mappa di una diacronia dei testi migratori; da qui la difficoltà della letteratura migrante di organizzarsi all’interno di una serie omogenea di forme letterarie, dotate di quelle caratteristiche morfologiche capaci di ordinare l’insieme di opere in un genere letterario definito. Prima degli anni Novanta … non vi era una letteratura “migrante”, aggettivo che, come osserva Alessandra Ferraro, “non accenna all’origine etnica di chi scrive, ma pone l’accento sullo sradicamento che ha vissuto l’individuo e che si riflette nella scrittura” (2008:20). Esistevano solo gli scrittori emigrati che scrivevano nella lingua del paese d’accoglienza: certamente le loro opere non venivano considerate separatamente dalla letteratura nazionale”. D’altra parte – a proposito di “Scritture femminili” – “dopo secoli di silenzio coatto, interrotto solo da voci isolate, il Novecento vede finalmente l’affermazione delle donne non solo come soggetto sociale autonomo, ma anche come soggetto di scrittura e produzione culturale, capace di creazione e rappresentazione originali. Il saggio romanzato della scrittrice inglese Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, divenuto col tempo un testo sacro del femminismo, è la prima originale riflessione sulla specificità femminile nella letteratura. Attraverso un argomentare che rende conto di ogni passaggio mentale al lettore, la Woolf giunge alla conclusione che una donna non potrà mai essere liberamente creativa senza possedere “una stanza tutta per sé”, ossia una rendita fissa che la sottragga ai ricatti morali, politici e ideologici del mondo maschile”. 

Il tema delle migrazioni è un tema universale: si migra, si svolge una migrazione, una evoluzione, una trasformazione, tra i più diversi livelli dell’esperienza umana, si migra tra le età, le persone, tra le esperienze di vita, tra spazi e luoghi, tra tempi e contesti. Questo aspetto allude anche al rapporto tra lo spazio e il tempo e tra la memoria e l’oblio, tra ciò che si abbandona e ciò che si conserva, tra ciò che si lascia e ciò che si mantiene di vicende ed esperienze, personali e pubbliche. Di cosa si fa memoria? Cosa si abbandona all’oblio? Ricordare è una delle manifestazioni cruciali a partire dalle quali attivare il racconto e la scrittura; selezionare tra i ricordi è inevitabile per contrastare il dolore, alimentare una speranza, costruire una narrazione.