Quella che segue è la prefazione al libro a cura di Mariangela Gallo e di Dominga Rando, Parallelo Sud. Itinerari storico-letterari nei Paesi del sole, Armenio Editore, 2023, pp. 202, euro 20.
Si tratta di una raccolta antologica di autori e opere delle periferie del mondo, introdotti dalle autrici, con contestualizzazione storica e geografica. È opera meritoria. Non si ripeterà mai a sufficienza che il mondo non è fatto solo da noi occidentali, da noi europei e da quel mondo a parte costituito dagli Stati Uniti.
Aiuta questo libro a decolonizzare la mente, a fare pulizia mentale. Come abbiamo in varie occasioni ripetuto.
Ripetiamo ancora una volta. La cultura non è solo possedere tante nozioni. Occorrono anche quelle, beninteso. Come, per esempio e in riferimento ad autori e a opere contenute nel presente libro, conoscere la geografia e la storia del Guatemala, del Senegal, della Palestina, dello Sri Lanka (per gli inglesi colonizzatori Ceylon) ecc.
Cultura significa soprattutto tensione, cercare di uscire dal proprio limitato sapere, dal proprio limitato mondo e cercare di creare ponti, nessi, riferimenti più ampi, allargare il proprio orizzonte, avere una visione il più ampia possibile. Avere in definitiva una visione “planetaria”, proprio in considerazione della materia e dei contenuti di questo libro.
Cultura significa relativizzare il proprio mondo, il proprio sistema di vita e cercare altre forme di vita. Nella sfera individuale e nella sfera collettiva, nella società in cui ci si è trovati a vivere. Questo ancor più quando il nostro mondo e la nostra quotidianità si svolgono nel Nord Globale. È “il parallelo Nord”, che nei secoli ha colonizzato, ha sfruttato, ha oppresso le periferie di questo pianeta, “il parallelo Sud”, e i cui effetti continuano ancor oggi ad agire, a condizionare Nord e Sud, centro e periferia del mondo.
II.
Siamo grati alle autrici di questa raccolta di brani letterari. La letteratura rappresenta un potente mezzo per conoscere, per riflettere, per affinare non solo la nostra conoscenza, ma anche e soprattutto per crescere nei valori morali, nell’etica, nel cercare l’umano in ogni realtà, nel formarsi una concezione del mondo. I greci usavano la metafora del “depurarsi interiormente”. È l’occasione per conoscere la vita quotidiana, i sentimenti, le passioni, le gioie e i tanti dolori, la cultura, i costumi, i problemi sociali, storici, politici, filosofici, antropologici, psicologici ecc. di tanta umanità che altrimenti ignoreremmo. Ancor più se si tratta di mondi, di culture e di civiltà che la nostra presunzione occidentale considera lontani, estranei alla nostra mentalità, addirittura “inferiori”.
Così come conoscere altri esseri umani, diversi da noi, ci aiuta a crescere, conoscere altri autori e altri mondi, altre storie, altri costumi, altri modi di concepire e di sentire, in primo luogo retroagisce su di noi. Si riesce a conoscere meglio noi stessi e ad apprezzare e a valorizzare ancor più la nostra letteratura. Quest’ultima definita “canone occidentale”. La grande, bella, ricca letteratura dei classici, da Omero e i greci, attraverso Dante, Shakespeare, Goethe, fino ai grandi della narrativa Balzac, Stendhal, Flaubert, Manzoni, Leopardi, Austen, Dickens, Gogol, Dostoevskij, Tolstoj, Cechov, Thomas Mann, Virginia Woolf, Sciascia, Calvino, Morante e via elencando, solo per citare alcuni nomi.
A questo canone occidentale dobbiamo aggiungere la vasta, bella letteratura indiana, cinese, persiana, araba, giapponese, africana, americana ecc. Per conseguire il necessario “canone planetario”. E gli autori e le opere riportate in questa antologia vanno in questa direzione. Sono le vicende di donne e di uomini che vivono nel Novecento e in generale nella realtà contemporanea.
III.
Le vicende umane narrate sono tante. Tanti i temi e i problemi delle società qui coinvolte. Tante dinamiche sociali e politiche che attraversano questi paesi e questi popoli. Anche di popoli che le alterne vicende storiche e le ingiustizie subite non consentono loro di avere uno stato. Citiamo qui solo il popolo curdo e il popolo palestinese. Nella vicenda narrata da Yashar Kemal, il bambino curdo di 11 anni sperimenta un aspetto del vasto fenomeno del patriarcato, così diffuso, assieme al maschilismo, non solo nel parallelo Sud, ma anche nel nostro mondo cosiddetto civilizzato. Il patriarcato, ma anche i costumi ancestrali, come la vendetta di sangue, la besa, narrata dall’albanese Ismail Kadaré nel racconto con protagonista Gjorg.
La violenza e l’oppressione emergono nette in molti racconti. Il Guatemala di Rigobertà Menchù e dei contadini e delle contadine nativi alla mercé delle nefandezze dei militari. Esecutori per conto dei proprietari terrieri e delle loro oligarchie e per conto del padrone nordamericano che li addestra e li sostiene. La violenza e la tortura e la prigione nei racconti del giordano ‘Abdu Ar-Rahman Munif e della tibetana Ama Adhe. La violenza dei colonizzatori inglesi nella Ceylon narrata dal cileno Pablo Neruda e le vicende di conflitto armato e di sentimenti narrate dall’altro grande cileno Luis Sepulveda.
La violenza della separazione a causa di decisioni politiche, molte di esse prese in Occidente, per cui il palestinese Nabil deve separarsi dalla amata Gabriella, ebrea, nella narrazione di Idrahim Souss.
IV.
Il fenomeno grande dell’emigrazione, sempre più importante nel nostro tempo, a causa dei conflitti, delle ingiustizie e della povertà. Anche per gli effetti dei cambiamenti climatici.
Un fenomeno che cela molta violenza, molta sofferenza umana. Allora i tre giovani palestinesi, narrati da Ghassan Kanafani, morti asfissiati nel camion con cui tentavano di emigrare nel ricco Kuwait e i cui cadaveri vengono scaricati, come vero e proprio scarto umano, ai margini di una discarica di rifiuti.
Il pakistano Hanif Kureishi e il senegalese Saidou Moussa Ba ci offrono altre storie di emigrazione su cui le giovani generazioni, ma anche gli adulti, dovrebbero soffermarsi perché è in gioco la qualità della nostra democrazia e della nostra civiltà.
Il tema dell’emigrazione, immigrazione se vista dal nostro versante, ci riporta al fatto spesso rimosso che l’Italia, dopo la popolosa Cina, nella storia dall’Ottocento a oggi è stato ed è il paese che ha avuto il maggior numero di emigrati nel mondo. Ed è da salutare con approvazione il fatto che le autrici abbiano posto nella loro antologia, a mo’ di chiusura e di monito, i racconti di Leonardo Sciascia e di Vincenzo Consolo.
V.
La cultura planetaria è possibile, ma non è immediata, quasi fosse il risultato di un semplice atto di volontà. Essa va coltivata, va costruita, va alimentata con un lavoro continuo, senza posa. L’educazione e la scuola, per quanto riguarda i giovani, le istituzioni culturali e politiche e la formazione permanente, per quanto riguarda tutti, sono interpellate.
La cultura è impegno e fatica anche, come lo è d’altra parte la democrazia, oltre la superficie delle facili definizioni e delle sbrigative soluzioni, spesso offerte da chi è interessato a non procedere nella direzione di creare ponti, nessi, incontri, umane relazioni. Questo libro che avete in mano, grazie al lavoro delle curatrici, costituisce un passo importante in questo impegno e in questa fatica. Rappresenta un monito e uno stimolo per continuare, per non fermarsi.