Quella di oggi è stata una mattinata molto costruttiva per la comunità lucana che dice NO ai Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). Non ci saremmo mai aspettati un numero così alto di partecipanti.
Circa 80 persone di realtà associative e politiche diverse fra loro si sono ritrovate in Piazza della Prefettura a Potenza per discutere e redigere il documento che verrà depositato nei prossimi giorni all’attenzione del Prefetto Michele Campanaro.
Diversi e molteplici gli interventi volti alla discussione sulle tematiche migratorie e sulle condizioni inumane di vita a cui sono costrette le persone recluse nei CPR.
Dopo oltre due ore di partecipato e attento confronto, è stato approvato all’unanimità e sottoscritto dai presenti il seguente documento rivolto al Prefetto di Potenza:
“Negli ultimi cinque anni sono morte 14 persone nei CPR, 14 persone con una storia alle spalle. C’è chi è scappato dalla fame, chi dalla sete, chi dalla povertà, chi dalla guerra, chi da tutte queste cose messe insieme, una fuga alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri cari.
Tra queste persone c’è anche Ozaro, deceduto in circostanze anomale nel CPR di Palazzo San Gervasio. Il sospetto che queste persone rinchiuse nei CPR vengano torturate, costrette all’assunzione di psicofarmaci, così come le inchieste giornalistiche e la Procura di Potenza stanno facendo emergere, è un sospetto che va contro i principi fondamentali della nostra Costituzione e di quelli sanciti dai trattati europei.
Per tali motivi ci rivolgiamo a Lei con preoccupazione per esprimere la nostra profonda inquietudine riguardo alla situazione umanitaria e ai diritti fondamentali delle persone detenute nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio.
Come cittadini responsabili, riteniamo che la dignità umana e il rispetto dei diritti civili debbano essere al centro di ogni politica e azione istituzionale amministrativa.
Diverse organizzazioni internazionali, nazionali e locali hanno evidenziato le condizioni inadeguate e i trattamenti non conformi agli standard sui diritti umani di questo CPR.
In aggiunta, il mantenimento di tale struttura rappresenta un onere economico notevole per la collettività, che potrebbe essere più saggiamente investito in programmi di integrazione e supporto a favore dei migranti, mirati alla costruzione di una comunità più inclusiva e solidale.
Pertanto Le chiediamo la chiusura immediata e definitiva del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio, invitando la Sua istituzione ad esplorare alternative più umane ed efficaci per la gestione delle questioni legate all’immigrazione, che non solo rispettino i diritti di ogni individuo, ma che promuovano anche un’integrazione sociale costruttiva.
Confidando nel Suo impegno verso la giustizia e il perseguimento della legalità, l’auspicio è che tale richiesta possa guidare una riflessione critica e un cambiamento significativo su questa problematica.
La ringraziamo per l’attenzione e restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o discussione in merito a questa urgente e grave questione.”