Oggi si è tenuta a Budapest la terza udienza del processo a Ilaria Salis, che per la prima volta ha potuto arrivare in aula senza le manette e le catene alle caviglie. Il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED), presente in tribunale, ha inviato il seguente comunicato.
Il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED)
– prende nota della totale assenza di elementi concreti a carico dell’imputata emersi dall’esame dei testimoni e dalla proiezione dei filmati relativi all’aggressione dell’11 febbraio 2023;
– prende del pari nota dell’assenza di elementi suscettibili di ravvisare nelle lesioni arrecate all’aggredito le caratteristiche richieste della norma invocata dall’accusa, e che cioè si sia trattato di lesioni suscettibili di provocare la morte;
– chiede l’immediata applicazione senza riserve delle norme europee e ungheresi relative al giusto processo e alla tutela dei diritti dell’imputato, in particolare per quanto riguarda la traduzione in italiano degli atti processuali, tuttora largamente incompleta;
– al riguardo rileva che è stata respinta la richiesta della difesa di ottenere il rinvio dell’udienza tenendo conto dei tempi necessari per ottenere la traduzione e che tale respingimento e stato adottato con decisione definita inappellabile;
– rileva altresì che oggi il giudice ha ammesso la costituzione palesemente tardiva della parte civile;
– rileva inoltre l’inesplicabile ripetizione del referto medico sull’aggredito, reiterato a tre mesi di distanza dai fatti in un ospedale diverso da quello nel quale era stato attuato il primo referto;
– rileva ancora l’anomalia consistente nel fatto che il giudice del dibattimento sia a conoscenza di tutti gli atti delle indagini preliminari e interroghi i testimoni sulla base del fascicolo della procura;
– chiede di conoscere i criteri coi quali il giudice ha proceduto all’individuazione e selezione del materiale filmato;
– nel prendere atto con soddisfazione della concessione degli arresti domiciliari in Ungheria, esprime la propria preoccupazione che sia stato reso noto dal giudice nel corso dell’udienza l’indirizzo dove l’imputata, più volte minacciata dalle locali organizzazioni neonaziste, sconterà tali arresti domiciliari;
– chiede al governo italiano di intensificare il proprio impegno per riportare a casa Ilaria, anche alla luce della pericolosità della sua permanenza in Ungheria, dell’assenza di concreti elementi di colpevolezza e del molto maggiore attivismo dispiegato in altri casi.