L’attrice australiana Cate Blanchett  – a Cannes per il film fuori concorso Rumours, che con una regia a sei mani racconta tra farsa e horror demenziale gli avvenimenti di un G7 nel quale Cate Blanchett è una cancelliera tedesca e Rolando Ravello un primo ministro italiano – ha sfilato sulla Montée des Marches, la scalinata col tappeto rosso che conduce i divi al Grande Teatro Lumiére, sfoggiando un abito bianco, nero e verde:  i colori della bandiera palestinese. Messaggio chiarissimo.

Ricordiamo che la Blanchett è ambasciatrice dell’Alto Commissariato per le Nazioni Unite; l’8 novembre scorso ha tenuto un discorso al Parlamento Europeo chiedendo  il cessate il fuoco a Gaza. In quella occasione ha dichiarato: “Non mi occupo di politica e nemmeno di analisi politica, ma sono una dei testimoni. Il conflitto ha causato e continua a causare migliaia di vittime innocenti. Non posso chiudere gli occhi”.

Salvo eccezioni, raramente il mondo artistico spalleggia la politica di partito e raramente è ideologico, ma l’ambiente cinematografico e non solo, qui a Cannes come altrove, malgrado la ventata  conservatrice che nel mondo spira, ha mantenuto ferma la concezione dei diritti umani, l’impegno per la pace, l’antirazzismo, il rispetto per la libertà di genere e, prevalentemente, con le opere che realizza,  lavora per una società più ugualitaria.