Il 2 aprile Bassirou Diomaye Faye ha prestato giuramento come presidente del Senegal. In poche settimane, Faye è riuscito a passare dal carcere al palazzo presidenziale, in un processo elettorale che, nonostante un percorso travagliato e il difficile contesto in cui si ritrova il paese, si è concluso con risultati ben definiti.
Le elezioni si sono tenute il 24 marzo e solo due settimane prima, a seguito di un’amnistia concessa dall’ormai ex presidente Macky Sall, sia Faye che Ousmane Sonko (nominato primo ministro, N.d.t.), entrambi appartenenti al partito di opposizione, sono stati liberati dal carcere. La loro campagna elettorale si è concentrata sulla promessa di porre fine alla corruzione e di garantire una migliore gestione delle risorse naturali, che sono la base dell’economia del paese. A giocare un ruolo fondamentale sia nella campagna elettorale che nell’esito del voto, sono stati proprio i giovani, insoddisfatti per la disoccupazione, e per la mancanza di opportunità e di un futuro. Oltre all’opposizione, anche i giovani senegalesi hanno subito alcuni mesi prima la forte repressione contro le grandi manifestazioni che si sono svolte nel paese, legate anche all’arresto di Sonko e Faye e al tentativo dell’ex presidente di cercare una nuova rielezione, nonostante non sia prevista dalla Costituzione.
“È il coronamento di una lunga lotta per la democrazia e per lo stato di diritto”, ha dichiarato Aissata Sagna, un operaio di 39 anni che ha lavorato alla campagna di Faye. “È un giorno di festa per noi, anche se abbiamo perso dei giovani durante le manifestazioni. Questa elezione rafforza senza dubbio la stabilità della democrazia non solo in Senegal, ma anche in Africa occidentale”.
Gli analisti concordano sul fatto che il primo segnale del governo di Faye sarà la formazione del suo governo. Secondo Alioune Tine, fondatore del think tank senegalese Afrikajom Center: “Sarà il primo messaggio concreto indirizzato al popolo senegalese. La portata, la varietà e i contenuti saranno esaminati per vedere se soddisfano la richiesta di una rottura con il passato”.
Traduzione dallo spagnolo di Maria Sartori. Revisione di Thomas Schmid.