Con un reddito familiare mensile medio che si ferma a 766 euro la povertà a Milano non arretra e coinvolge persone di diverse nazionalità, italiani in primis. La mancanza del certificato di residenza, la difficoltà di ottenere il permesso di soggiorno e di migliorare la propria condizione abitativa sono i principali fattori di vulnerabilità. È la fotografia della marginalità nel capoluogo lombardo scattata dal progetto Nessuno Escluso di EMERGENCY, che si occupa di supporto di persone in difficoltà economica e sociale.
Con questo progetto EMERGENCY nel 2023 ha preso in carico a Milano circa 4.000 nuovi utenti, provenienti da 1.000 nuclei familiari, per un totale di 2.050 nuclei dall’inizio del progetto nel 2022.
Nel suo bacino di utenza gli italiani che, nel 2023, si sono rivolti al progetto di EMERGENCY sono stati il 25% e, seppur in calo del 2% rispetto al 2022, rappresentano ancora il gruppo più numeroso; seguono i marocchini (15%), gli egiziani (13%), i peruviani (12%, + 4% rispetto al 2022), i romeni (oltre 5%), gli ucraini (5%, -2% rispetto al 2022), cittadini di Sri Lanka (3%), Filippine, Ecuador e Bangladesh (tutti circa al 2%).
Il 43% delle persone che si rivolgono a Nessuno Escluso pur vivendo abitualmente a Milano non ha la residenza nel capoluogo lombardo. Di queste, più della metà non ha un certificato di residenza in nessuna città italiana, pur essendo italiano o regolare sul territorio. Condizione che compromette la possibilità di usufruire dei servizi del welfare, aggravando le disuguaglianze esistenti.
A Milano, come in tante altre parti del Paese, ampie fasce di popolazione hanno risentito dell’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto dei salari e insieme al caro affitti ha consolidato l’emergenza esclusione e povertà. Nel 2023 l’associazione ha distribuito oltre 14.500 pacchi alimentari e di altri generi di prima necessità. L’intervento di Nessuno Escluso inizia proprio dal sostegno alimentare, per ampliarsi con un percorso più ampio e strutturato. Gli obiettivi del progetto sono infatti offrire un sostegno alle persone vulnerabili, garantire loro un accesso equo e inclusivo ai servizi territoriali di assistenza socio-sanitaria e disegnare percorsi personalizzati per accompagnare i singoli utenti attraverso un programma di sostegno sociale costruito per trovare soluzioni durature alle loro esigenze.
Gli utenti hanno chiesto supporto anche per l’area lavorativa (1.172, 22% circa), nella regolarizzazione dei documenti (1.103, circa 20%), per trovare una casa (864, oltre 16%), per l’accesso a prestazioni sociali quali il dopo scuola o la scuola di italiano (754, circa 14%) e prestazioni sanitarie (728, oltre 13%), e per ottenere sussidi e altri servizi di welfare (644, circa 12%).
“Grazie alla distribuzione dei pacchi e al presidio mobile di Nessuno Escluso, EMERGENCY va dove sono maggiormente evidenti situazioni di vulnerabilità, le difficoltà delle persone a trovare risposte ai propri bisogni abitativi, di lavoro e di accesso alle diverse prestazioni sociali – spiega il coordinatore del progetto Marco Latrecchina – e si impegna per riconnettere questi cittadini ai servizi del territorio, pubblici e del terzo settore, per dotarli di strumenti e possibilità in grado di traghettarli verso l’autonomia.”
“Chi non ha la residenza è invisibile alle istituzioni, e vede aumentare la propria vulnerabilità e ridursi le possibilità di emancipazione” prosegue Marco Latrecchina. “Senza una residenza nel Comune in cui si vive, inizia presto un circolo vizioso: non si ha accesso alle esenzioni, come quella della mensa scolastica, o ai bandi per ottenere agevolazioni, come l’opportunità di accesso ad una casa popolare. Pagare il massimo per la retta significa non mandare i figli a scuola, o contrarre un debito con il Comune e quindi finire in una lista di debitori che preclude l’accesso ad altri sistemi di assistenza.”
La mancata residenza è legata all’assenza di un titolo abitativo come un contratto di affitto, condizione comune a chi paga un affitto in nero, o si trova in una coabitazione temporanea o comunque in una situazione disagiata, un corto circuito da cui è complicato uscire: senza un contratto di affitto non si può avere la residenza, né accedere alle prestazioni del welfare, ma senza sussidi o altri supporti sociali è più difficile riuscire a pagare un affitto regolare e quindi ottenere l’iscrizione anagrafica. E, come emerge dai dati sulle attività 2023 del progetto, risulta difficile anche ottenere una residenza fittizia, per la quale servono oltre 6 mesi di iter.
Lo status amministrativo degli utenti di Nessuno Escluso vede una prevalenza di cittadini non UE con permesso di soggiorno (56%) e italiani; c’è poi una piccola percentuale di cittadini comunitari (6%) di cui meno della metà non regolari. Tra 2022 e 2023 inoltre gli utenti provenienti da Paesi extra europei senza permesso di soggiorno sono passati dal 6 al 10%. Una crescita legata soprattutto al numero di cittadini peruviani arrivati in città a seguito dell’instabilità nel Paese di origine, ma anche alla difficoltà di presentare la richiesta di asilo presso la Questura, visto che al momento servono dai 3 agli 8 mesi per ottenere un appuntamento.
“Sono arrivata in Italia diversi mesi fa, vivo con mio marito e i nostri due figli in una stanza in affitto perché, pur lavorando, non ci possiamo permettere una casa tutta per noi – racconta L. beneficiaria del progetto . “Un’amica mi ha parlato di EMERGENCY, così mi sono rivolta a Nessuno Escluso per chiedere sostegno alimentare e un supporto per la regolarizzazione con cui spero presto di avere accesso alla retta agevolata per la mensa dei bambini e agli altri servizi sociali.”
Nel 2023 i 5.700 colloqui individuali effettuati dagli operatori del progetto con gli utenti hanno portato alla definizione di oltre 5.200 percorsi individuali, il 26% dei quali conclusi con successo. Un risultato in aumento del +2% rispetto al 2022.
I dati evidenziano come il supporto nell’area delle soluzioni abitative sia quello che più difficilmente arriva a soluzioni stabili, mentre i risultati migliori arrivano dall’area lavorativa. Il 31% degli utenti per i quali era stato attivato un percorso di inserimento lavorativo, ossia 221 persone, ha trovato un lavoro con un contratto, un risultato in crescita del 13% rispetto al 2022. Ma questo spesso non è sufficiente a ottenere un miglioramento della propria condizione, specie abitativa.
Inoltre, sono 247 gli utenti che hanno perfezionato la loro situazione amministrativa, 282 i nuclei che hanno ottenuto misure di inclusione o sono riusciti a partecipare a bandi per la casa popolare, 215 coloro i quali con l’accesso al SSN hanno usufruito di prestazioni sanitarie che prima gli erano precluse e 155 le persone che si sono viste finalmente riconoscere delle misure di sussidio.
“C’è un dato che forse racconta più di altri la situazione milanese: la differenza tra soluzioni trovate in ambito lavorativo (31%) e quelle in ambito abitativo (3%)” conclude Marco Latrecchina. “In città, non basta un lavoro regolare e retribuito per migliorare la propria condizione abitativa, dalla quale peraltro passano le possibilità di regolarizzare la residenza, che aprirebbe le porte ad una serie di servizi di welfare che avrebbero sì il potere di aiutare le persone nei propri percorsi di autonomia”.