Israele-Trattative

I familiari degli ostaggi hanno bloccato il traffico su un’importante arteria stradale, che collega Tel Aviv a Gerusalemme, in segno di protesta contro il mancato impegno del governo Netanyahu nella trattativa per il rilascio dei loro cari.

Iran-Israele

Un’altra sceneggiata militaresca si è compiuta. Questa volta per mano di Tel Aviv. Colpito con tre piccoli droni un aeroporto militare ad Isfahan, in Iran. Nella zona si trova una delle strutture nucleari iraniane. Chiusura dello spazio aereo, ma nessun danno. Il governo di Teheran minimizza, e quello israeliano non rivendica. La stampa USA parla di un attacco missilistico compiuto con 3 F-35. Ma sembra un’operazione di propaganda. Le immagini satellitari non evidenziano nessun danno alle strutture. L’Aiea ha confermato che non ci sono stati danni agli impianti nucleari.
Sulla base delle immagini satellitari, si constata che gli aerei militari presenti normalmente nella base erano stati spostati poche ore prima dell’attacco. Un quotidiano saudita avanza l’ipotesi che Israele ha informato preventivamente gli iraniani dell’attacco imminente, tramite altri canali indiretti.

Netanyahu aveva bisogno, per mantenere in piedi la sua maggioranza estremista, di rispondere all’altra sceneggiata degli ayatollah di una settimana fa. Il suo ministro per la sicurezza, Bin Gvir, ha definito l’attacco contro l’Iran: “Una presa in giro”. Teheran ha fatto sapere a Tel Aviv e Washington che non intende rispondere. Il messaggio è stato affidato a Mosca ed è stato comunicato ai destinatari dallo stesso Lavrov, ministro degli esteri russo.

Lo scontro tra Iran e Israele continuerà in quella che è stata definita la “guerra ombra”. Prime due avvisaglie si sono sentite in Iraq e Siria. Esplosioni misteriose sono avvenute poco dopo mezzanotte in basi militari di milizie filo iraniane a Baghdad ed al confino siro-iracheno nei pressi del valico di Abu Kamal. Secondo fonti dell’esercito iracheno, l’esplosione avvenuta nella base di Hashd Shaabi vicino alla capitale è stata causata da un raid aereo.

Questa risposta israeliana, però, rivela il doppio standard di USA, UE e Nato. Dopo l’attacco iraniano hanno tutti parlato del diritto di Israele a rispondere. Dopo questo attacco sul territorio iraniano, non si risparmiano gli inviti ad evitare l’escalation.

Giordania

Grandi manifestazioni in sostegno al popolo palestinese sono state organizzate ieri ad Amman e in diverse altre città giordane. Migliaia di persone si sono radunate dopo la preghiera del venerdì nelle vicinanze dell’ambasciata israeliana, protetta da un cordone di agenti della polizia. Non ci sono stati scontri, ma molti momenti di tensione. Il governo di Amman viene accusato dall’opposizione di sudditanza alla politica degli Stati Uniti, responsabili della situazione politica nella regione e principali finanziatori e armatori di Israele. La critica all’operato del governo di re Abdallah è cresciuta dopo la partecipazione dell’esercito giordano nel contrasto ai droni lanciati dall’Iran verso il territorio israeliano.

Libano

Un altro combattente di Hezbollah colpito a morte in un bombardamento israeliano sul Libano meridionale. Lo scontro tra Hezbollah e l’esercito israeliano si sta aggravando ogni giorno, minacciando il divampare di una guerra guerreggiata. La resistenza islamica libanese ha risposto agli intensi bombardamenti israeliani su tutta la fascia di confine del Libano meridionale, con il lancio di droni kamikaze sulle truppe israeliane e bombardamenti con l’artiglieri sulle colonie in territori libanesi e siriani occupati. La situazione è esplosiva e non bastano le dichiarazioni di Parigi e Washington a contenere il conflitto. Uno degli scenari sul quale lavora Tel Aviv è quello dello scoppio di una nuova guerra civile interna tra Hezbollah e le milizie maronite del partito Forze Libanesi.

Siria

Per il secondo giorno consecutivo, Turchia e Isis attaccano obiettivi nelle zone autonome curde nel nord est della Siria. Droni turchi hanno preso di mira una stazione petrolifera a Qamishli, mentre i jihadisti takfiri hanno compiuto attacchi a Deir Azzour. Due miliziani su una moto di grossa cilindrata hanno mitragliato un posto di blocco delle Forze democratiche siriana.

BDS

Una campagna BDS lampo in Algeria. Il 14 aprile è stato inaugurato, nella capitale Algeri, un ristorante della catena statunitense di cibo di strada KFC (Kentucky Fried Chicken). Ieri l’altro, 17 aprile, il locale ha chiuso i battenti.

A portare a questo risultato rapido è stato un mix di azioni di boicottaggio diretto, con l’impegno degli attivisti a gironzolare davanti al negozio con cartelli alzati che invitano a non sostenere coloro che finanziano il genocidio a Gaza. La forma di lotta semi clandestina si era resa necessaria per il divieto della polizia delle manifestazioni politiche. I cartelli hanno svelato anche la creatività del popolo e della gioventù algerina, che in alcuni casi hanno collegato il boicottaggio alla situazione di Gaza, ma in altri hanno sottolineato i prezzi esosi del pollo fritto all’americana. Altri slogan giocavano sul ritmo: “Kentucky barra barra, Aljazair hurra hurra” (Kentucky fuori fuori, Algeria libera). In molti casi nei cartelli è stato usato il dialetto algerino, piuttosto che l’arabo standard, per migliorare la comunicazione con la gente comune non colta. Insieme a questa battaglia “sul campo” si è svolta un’altra campagna virale sui social, che ha raccolto decine di migliaia di condivisioni sulle principali piattaforme con in particolare un uso intelligente dei video.

Dopo appena 4 giorni il locale è stato chiuso e l’insegna coperta con della plastica nera. “Algeria 1, Kentucky 0”, ha scritto un web-attivista, mentre un altro ha preso a prestito il linguaggio pugilistico: su una foto ritoccata, che mostra il marchio buttato per terra, ha scritto “K.O.”.

Ha fatto eco ai giovani algerini il corteo dei “Fridays For Future” che, a Milano, ieri, ha invaso un locale della KFC, spiegando con il megafono i motivi del boicottaggio e piantando davanti un piccolo olivo, simbolo della resistenza degli agricoltori palestinesi che si battono contro il furto delle loro terre, per mano dei coloni usurpatori, e allo stesso tempo il ramoscello d’olivo è il simbolo della Pace.