La Shaken Baby Syndrome è una forma di trauma cerebrale che può avvenire nei neonati se scossi violentemente e può portare al coma o alla morte in 1 caso su 4. I più colpiti sono i bambini tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante, evento che può portare il genitore o chi si prende cura del bambino a operare manovre consolatorie maldestre, come lo scuotimento. Lo rileva la “Prima indagine sui casi di bambini e bambine vittime di Shaken Baby Syndrome in Italia”, realizzata dalla Fondazione Terre des Hommes con la Rete ospedaliera per la prevenzione del maltrattamento all’infanzia. La Shaken Baby Syndrome, non va dimenticato, può essere conseguenza di un agito doloso o colposo ed è solo in questo secondo caso che la prevenzione può avere senso ed efficacia.

Ma perchè si scuote? La risposta si trova nel pianto inconsolabile del neonato. Esso, infatti, attiva nel caregiver un senso di disorientamento e frustrazione e una insostenibile percezione di inadeguatezza rispetto alla capacità di risoluzione del problema, che alimentano via via un senso di ansia, vergogna, finanche vera e propria rabbia, per l’impossibilità di mettere fine a un evento, di fatto, non più sopportabile. La Shaken Baby Syndrome, per sua stessa natura e caratteristiche, non conosce barriere di tipo sociale, economico o culturale.

Secondo l’indagine di Terre des Hommes, 34 casi su 47 sono neonati con meno di 6 mesi di età all’osservazione; tra essi 14 hanno meno di 3 mesi e 20, un’età compresa tra 3 e 6 mesi. Sono invece episodici i casi giunti con età superiori all’anno di vita. In ogni fascia di età i maschi prevalgono sulle femmine, anche se questa distribuzione tende ad appiattirsi nelle età più avanzate. “Anche se la maggioranza dei lattanti che ha ricevuto una diagnosi di AHT, si legge nel Report, ha avuto una nascita a termine e risulta indenne da altre patologie e disabilità, ugualmente i nati pretermine sono molto più frequenti in questo gruppo di bambini (15; 35% dei casi), rispetto a quanto atteso nella popolazione generale (con fluttuazioni che vanno dal 7 al 10% a seconda dei territori, secondo il Rapporto CeDAP 2021). Ugualmente i bambini già patologici sono più frequenti in questo gruppo di bambini pretermine rispetto a quello dei nati a termine. Questo dato è coerente con quanto descritto in letteratura. Infatti la nascita pretermine e la presenza di patologia costituiscono fattori di rischio per il maltrattamento, per lo scuotimento in particolare come riconosciuti dalla letteratura scientifica.”

I bambini si presentano al Pronto Soccorso con un importante corredo sintomatologico. Sono stati censiti ben 214 sintomi rilevanti già all’ingresso sui 47 minori. La maggior parte dei bambini perciò presentava più sintomi descriventi alterazioni complesse interessanti sia lo stato di coscienza e la funzionalità neurolgica, sia le funzioni cardio-respiratorie e di controllo omeostatico del soma, sia altri descriventi una condizione complessa patologica acuta o subacuta o una condizione descriventi esiti a lungo termine di pregressi episodi di scuotimento. Secondo la letteratura, però, frequentemente lo scuotimento avviene all’interno di un quadro di maltrattamento più ampio in cui possono rientrare: la condizione di scuotimento-impatto (13/47), il neglect e la copresenza di maltrattamenti fisici e/o di chemical abuse.

In 21 nuclei familiari di 42 tra quelli che hanno scosso (in 5 casi non è disponibile l’informazione) i genitori sono entrambi stranieri (16 casi) o misti, in cui o la madre (1 caso) o il padre (4 casi) sono stranieri e l’altro genitore italiano. In questa casistica la frequenza di genitori stranieri è maggiore di quella attesa rispetto al dato in popolazione generale. Ciononostante metà delle coppie genitoriali sono costituite da genitori entrambi italiani. L’indagine conferma che si tratta di nuclei familiari più frequentemente problematici per aspetti di marginalità sociale, violenza, dipendenza, deliquenza, patologia psichica (soprattutto depressione materna) o organica e comunque già noti e spesso presi in carico dalla rete dei Servizi Sociali e noti Autorità Giudiziaria. Solo 14 casi su 47 risultano non conosciuti da questa rete istituzionale.

“In conclusione, si legge nel Report di Terre des Hommes, si deve rimarcare l’urgenza di diffondere una conoscenza del fenomeno, in ogni ambito della società, con i dovuti strumenti e linguaggi a seconda del contesto, perchè solo da un’alleanza tra il territorio e il mondo ospedaliero può attivarsi una risposta qualificata e tempestiva al fenomeno. Lo studio, va detto, consegna però già una prassi positiva: quella dell’invio dei casi da ospedali minori verso strutture di III livello / Hub regionali; ciò è infatti indice di una consapevolezza della gravità che questi casi sempre rappresentano e dell’elevata specializzazione che essi richiedono. Il bisogno che l’Italia si doti di un Centro per la diagnosi del maltrattamento all’infanzia in ogni Regione è una delle priorità di azione su cui la stessa Fondazione e i suoi partner stanno già lavorando.”

Il 7 Aprile, in occasione della Giornata Internazionale della Salute la campagna NON SCUOTERLO! arriva in 33 città di 15 regioni d’Italia grazie alla collaborazione tra Terre des hommes e Simeup (Società Italiana di Medicina di Emergenza Pediatrica) e con il supporto di ANPAS, FIMP e la Rete Ospedaliera contro il Maltrattamento Infantile (nonscuoterlo.it.).

Qui l’indagine: https://nonscuoterlo.terredeshommes.it/pdf/SBS_terredeshommes_dossier.pdf.