Milano, 23 aprile, mentre tutte le energie sono rivolte a un 25 aprile che si prefigura diverso dai soliti, il neonato gruppo BDS Milano (Boicottaggio disinvestimento sanzioni) si fa coraggio e lancia un presidio sotto l’agenzia di assicurazioni AXA, con sede principale a Parigi, che, detto in parole povere, fa grandi affari con lo Stato di Israele.
Se volete saperne di più su BDS e su questa campagna, guardate il loro sito. Qui ci limitiamo alla cronaca: in mattinata vengono consegnate 175mila firme raccolte contro la vergogna di questi accordi economici. Nel pomeriggio viene convocato in pochissimo tempo un presidio sotto il numero 17 di corso Como.
Quando arrivo, il presidio è già cominciato; sono state coraggiosissime (e parlo non a caso al femminile, dato che le donne sono prevalenti nel gruppo), le previsioni dicevano acqua a dirotto, ma dopo i primi minuti il cielo è schiarito. Restano per più di un’ora a gridare “Stop accordi con Israele”, si alternano tra microfono e megafono, inanellano dati, numeri, su quello che comporta fare affari con una nazione che sta massacrando un popolo, fatto di uomini, donne, bambini, bambine, anziani, in carne e ossa.
La sproporzione di forze è mostruosa: una trentina di giovani coraggios@ di fronte a un palazzo enorme tutto di vetro e acciaio, come, a suo tempo, le pietre lanciate dai ragazzini contro i carri armati. Sotto pochi vigili e agenti della Digos, più in là una camionetta, non si sa mai…
Sulla parete del palazzo scorre continuamente una scritta: “Agiamo per il progresso dell’umanità, proteggendo ciò che conta”: una frase che trasuda vergogna. Forse dovrebbero più onestamente scrivere: “Non ce ne frega nulla dell’umanità, proteggiamo i soldi dei nostri clienti e investitori.”
Queste giovani e questi giovani non mollano, martellano come dei picchi. Questa è la loro tecnica: scegliere un obiettivo e dai e dai e dai… fino a che per sfinimento questi giganti non si piegano. Un’arte lillipuziana, ma efficace.
Questa potenza di nome AXA (di cui la maggior parte della gente probabilmente non sa nulla – come me, del resto – ma, a giudicare dal palazzo, è un gigante della finanza) forse comincerà a dire: “Ah ah! Tutta pubblicità…” Fino a che si renderà conto che la sua immagine viene intaccata, che dal suo logo cola il sangue di coloro che muoiono a Gaza. Allora diranno: “Va bene, ci ritiriamo…!”
Aspettiamo con ansia quel giorno e nel frattempo appoggiamo in tutti i modi queste ragazze e questi ragazzi che hanno da poco cominciato questa scalata importantissima.